Sono stati Giuseppe Antonio Lo Prete, preside dell'Ipa Gemelli Caresi di Taurianova e Roberto Bellantonio, vice sindaco di Taurianova, a dare l’avvio ai lavori del Quarto workshop sull’actinidia in Calabria che si è svolto lo scorso 27 settembre.

Due le sessioni: nella prima sono stati presi in esame gli aspetti legati al mercato e alla fertilizzazione e nella seconda, le tecniche di protezione e difesa, con particolare focus sul cancro batterico.

 

Prima sessione

Elisa Macchi, responsabile sezione Statistica e Osservatorio di Mercato del Cso ha presentato una relazione su 'Andamento di mercato della campagna 2010/2011 e nuovi paesi concorrenti'.
Con una produzione che nel 2010 è stata di 410.000 tonnellate di prodotto commercializzabile, l'Italia ė il principale paese produttore di kiwi nel mondo; le regioni con maggiore produzione sono Lazio, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto e Calabria.
Di fatto, il 2010 ha registrato una contrazione della produzione italiana di circa il 15% rispetto al 2009, con una contestuale minore importazione dalla Germania e un agguerrita concorrenza della Grecia.
I prezzi sono risultati in flessione a causa della maggiore concorrenza per cui anche per il kiwi siamo giunti al termine della fase di espansione, con difficoltà al mantenimento del prezzo (e del reddito per gli agricoltori). Secondo Elisa Macchi in futuro non è presumibile un aumento del consumo unitario per famiglia mentre è auspicabile l’aumento dell'indice di penetrazione nelle famiglie (ora e del 70% per cui il 30% dei possibili consumatori non conosce o non acquista il kiwi).
Quattro le aree di miglioramento delineate: ridurre i costi di produzione, aprire nuovi mercati, promuovere il consumo di frutta nelle famiglie in diversi paesi ed evitare la raccolta anticipata a tutela della qualità del prodotto nazionale.

Giuseppe Montanaro dell'Università della Basilicata ha presentato il volume 'Esigenze nutrizionali e tecniche di concimazione per l'actinidia'.
Realizzato da Giuseppe Montanaro con Bartomeo Dichio e Cristos Xiloyannis, il volume si presenta come un vero e proprio supporto sostenibile dell'actinidia, per il miglioramento della qualità e la riduzione dell'impatto ambientale.

 


 

La prima sessione è terminata con la relazione di Cristos Xiloyannis dell'Università della Basilicata che ha tracciato le linee per la 'Gestione sostenibile del frutteto'.
Dalla relazione è emerso come l’elevata pezzatura non sia sinonimo di qualità mentre lo sarebbe il residuo secco dei frutti.

Inoltre, perché la coltivazione sia economicamente sostenibile. è necessario produrre almeno 400-450 quintali all'ettaro d frutti di buona qualità riducendo i costi di produzione.
In quest’ottica, secondo Xiloyannis, vanno drasticamente ridotti i quantitativi di azoto, fosforo e potassio somministrati e vanno opportunamente calcolati gli asporti (di per se esigui) e gli apporti che avvengono naturalmente attraverso l'acqua d’irrigazione.
Ad esempio, con una irrigazione di 10.000 mc di acqua per stagione irrigua, in condizioni medie della Calabria la stessa acqua di irrigazione apporta 220 kg di azoto nitrico, 625 kg di calcio, 80 Kg di magnesio, 24 chilogrammi di potassio, 167 kg di sodio e 220 kg di cloro… tutti ben oltre alle asigenze reali della pianta.
Un piano di fertirrigazione per l'actinidia dovrebbe prevedere un apporto costante settimanale di pochissime unità di azoto, di fosforo nel primo periodo e potassio solo dalla fase di accrescimento dei frutti.
Dalla relazione è emerso come il calcio venga accumulato solo nelle 8-9 settimane dopo l'allegazione: infatti dopo il frutto non traspira più e quindi non è in grado di accumularlo. In quel caso concimazioni fogliari a base di calcio dopo questa fase non si sortiscono più alcun effetto.
Per quanto riguarda la gestione agronomica, è merso come la circolazione di aria e luce all'interno del frutteto favorisce i vari processi di accumulo di calcio e magnesio, mentre non vanno disturbate in nessun modo le radici in primavera, evitando lavorazioni di qualsiasi tipo.

 

Seconda sessione

La seconda sessione, sulla difesa della coltura, ha visto la partecipazione di Lidia Viterale, dell'Arssa di Gioia Tauro (Rc), su 'Quadro generale della Piana di Gioia Tauro', Marco Scortichini, del Cra, Centro di ricerca per la frutticoltura di Roma, su 'Cancro batterico, sintomi e ciclo della PSA' e Carmen Barbalace, del Servizio fitosanitario della Regione Calabria,  su 'Batteriosi in Calabria, attività del servizio'.

Dalle relazioni è emerso l’impegno dei produttori di mezzi tecnici ad individuare soluzioni per contenere il PSA, nonostante - al momento - non siano disponibili sul mercato sostanze realmente efficaci.

Da sosttolineare, l’aspettativa dei produttori nei confronti dei risultati che può offrire la genetica, per individuare varietà di kiwi resistenti/tolleranti il PSA.

 

A cura di Ivano Valmori