Gli allevatori di suini hanno già fatto molto per il benessere dei loro animali.
Hanno allargato i box, o ridotto la densità degli animali, hanno messo mangiatoie più ampie per ridurre la competizione verso il cibo, hanno introdotto "giocattoli" (i tecnici parlano di "arricchimento") come passatempo per gli animali. E poi acqua pulita e cibo nelle giuste quantità, ma questo lo si è sempre fatto, che ci fossero o meno norme sul benessere.

Sufficiente? Tutt'altro, la parte difficile deve ancora arrivare.
Gli ispettori sguinzagliati in questi giorni da Bruxelles per verificare l'applicazione delle regole stanno per denunciare nel loro rapporto che resistono alcune pratiche, come l'amputazione della coda o la castrazione chirurgica, che mal si conciliano con il dettato delle norme sul benessere.
Pratiche ancora ammesse grazie a una deroga, che presto scadrà.


La "giornata" della suinicoltura

Che fare allora, per rispettare le norme comunitarie in tema di benessere?
L'argomento è stato al centro di un affollato congresso che si è svolto in questi giorni a Bologna, ospitato da Fico, il parco agroalimentare che sempre più si colloca come snodo per dibattere i temi di attualità dell'agroalimentare.

Organizzato da Expo Consulting e sostenuto dalle aziende fra le più rappresentative del settore zootecnico, la "Giornata della suinicoltura" ha messo attorno a un tavolo veterinari (Silvio Zavattini), allevatori (Enrico Arioli), responsabili della distribuzione organizzata (Piero Giorgi), nutrizionisti (Roberto Bardini), dirigenti dell'amministrazione europea (Alessandro Gianini) e vertici delle associazioni che si battono per i diritti degli animali (Elisa Bianco).
 

Cosa si può fare

Complesso il quadro che ne è emerso, con alcune possibili risposte e alcune criticità di difficile soluzione.

Guidati dall'efficace regia, nella veste di moderatore, di Giancarlo Belluzzi, già dirigente nel servizio pubblico veterinario, si è partiti dalla constatazione che da parte del consumatore aumenta la richiesta e l'attenzione al benessere animale.

E' accaduto per il settore avicolo (oggi le uova più vendute provengono da galline a terra) e accadrà anche per il settore suinicolo. Per migliorare il benessere animale occorrono poi investimenti, che non sempre vengono ripagati da un miglioramento delle prestazioni produttive, mentre è più frequente il caso opposto.

Sforzi che saranno ripagati dal mercato? Interpellata su questo argomento la grande distribuzione non si è espressa.
In ogni caso più benessere e prezzi più alti potranno convivere solo a fronte di una efficace comunicazione verso il consumatore. Non semplice da realizzare.
 

I nodi da sciogliere

C'è poi da affrontare il complicato capitolo delle mutilazioni.
Il taglio della coda, hanno ricordato i professionisti che si sono alternati sul podio della "Giornata della suinicoltura", si pratica per evitare fenomeni di cannibalismo fra gli animali.

Secondo altri la caudotomia si può evitare intervenendo su una molteplicità di fattori, che vanno dalla alimentazione agli spazi di allevamento, sino al ricambio d'aria. Possibile, ma non sempre efficace.

Intanto si moltiplicano le ricerche per ridurre al minimo le sofferenze degli animali. Sono stati presentati risultati incoraggianti praticando la crioanestesia (raffreddamento intenso del punto di incisione della coda). I suinetti sembrano apprezzare...

Poche al momento le soluzioni prospettate per evitare la castrazione. Indispensabile tuttavia per evitare inaccettabili odori delle carni che poi si trasferirebbero agli insaccati. Allo studio formule per anestetizzare gli animali e per ridurre le conseguenze post-operatorie. Ma siamo agli inizi.
 
Le cinque libertà da rispettare per il benessere degli animali
 

Il tema gabbie

Poi le gabbie, da sempre metro di paragone nell'opinione pubblica per distinguere (in modo improprio) gli allevamenti "buoni" da quelli "cattivi".

In suinicoltura le gabbie non ci sono, con l'eccezione tuttavia delle scrofe. In gabbia passano una parte della loro vita in attesa del parto e durante l'allattamento. Non perché gli allevatori siano animati da inspiegabile crudeltà, ma perché così facendo si evita che la scrofa, nel muoversi, finisca con lo schiacciare (e uccidere) i suinetti.

Ma c'è chi propone di sostituirle con ampi box opportunamente strutturati per favorire l'allattamento ed evitare almeno in parte che i suinetti finiscano sotto il corpo della madre.
Nell'area dove prima stavano cinque animali se ne possono però ospitare solo due.
Impossibile immaginare che un aumento dei prezzi possa ripagare l'allevatore della mancata produzione.
 

Paglia, croce e delizia

Analoghe considerazioni si possono fare sulle lettiere.
Per favorire il normale comportamento degli animali, istintivamente portati a grufolare, si dovrebbero coprire i pavimenti con un abbondante strato di paglia.

Al momento è il materiale indicato come "preferibile" da chi si occupa di benessere animale. Ma dopo un paio di giorni, come hanno dimostrato le immagini presentate alla "giornata suinicola", tutto si trasforma in una ingestibile poltiglia.

Soluzione? Cambiare completamente la lettiera ogni due giorni. Secondo gli allevatori impraticabile oltre che costoso.
 

I controlli

Se benessere è indispensabile, come giusto, la difficoltà sta nel trovare un punto di equilibrio fra mercato e tecniche applicabili.

C'è infine la partita dei controlli e delle responsabilità.
Ogni allevamento, è stato ricordato, è un caso a parte e come tale va valutato da chi ha le competenze per farlo.

Ha poco senso entrare in un allevamento per misurare i centimetri quadrati a disposizione di un animale se poi non si è in grado di apprezzare il reale stato degli animali. Un compito dunque da affidare a professionisti che hanno competenze in merito, come nel caso dei veterinari.
 

Un "ufficio" per il benessere

Le questioni ancora aperte nel dibattito sul benessere dei suini sono ancora molte e presto nella Ue sarà istituito un Centro di riferimento per il benessere animale, al quale sarà affidato il compito di completare il lavoro fatto sin qui.

Ancora non si è deciso quale sarà il paese membro che ospiterà questa nuova istituzione.
Una candidatura italiana, si è detto alla "giornata suinicola", sarebbe auspicabile.

Ma affinché ciò avvenga è necessario un impegno politico. Cosa ancor più difficile che garantire benessere ai suini.