La vacca nel periparto deve affrontare una serie di sfide metaboliche, in particolare derivanti dalla maggiore richiesta fisiologica di calcio e dall'inevitabile bilancio energetico negativo, data la partenza della lattazione. Inoltre nell'immediato post parto deve far fronte ad uno stato di disidratazione determinato dall'ingente perdita di liquidi ed elettroliti.

E' di importanza fondamentale il management della transizione. La gestione del periparto deve mirare a:
  • prevenire la disidratazione da parto;
  • supportare i meccanismi fisiologici di regolazione della calcemia, al fine di mantenere il calcio ematico il più vicino possibile ai valori di normalità;
  • assicurare che l'assunzione di sostanza secca (Dmi) aumenti il più possibile già dal primo giorno del parto, così da ridurre l'impatto del bilancio energetico negativo;
  • ridurre l'incidenza delle malattie metaboliche. E' da tenere sempre in considerazione che il bilancio energetico negativo, anche quando non determina chetosi, mina lo stato sanitario della vacca rendendola più debole e quindi predisposta ad incappare in problematiche sanitarie tipiche del post parto.
     
Nel pre e post parto la vacca, oltre a perdere appetito, cala anche l'assunzione di acqua. Solo il parto determina una perdita di 50 litri di fluidi corporei. Ciò rende l'animale debole e deprime ulteriormente l'assunzione di sostanza secca. Si crea in sostanza un circolo vizioso.

E' necessario un approccio globale (sull'animale e sull'ambiente) se si vogliono prevenire in modo efficace gli effetti della disidratazione post parto.
Si consiglia di:
  • agire su tutti i fattori di rischio che possono causare distocia (come la scelta del seme di toro);
  • verificare la Body condition score durante l'ultimo periodo di lattazione e dell'asciutta per arrivare ad avere animali al parto con una Bcs di 3,5 (livello ottimale);
  • allestire una sala parto che tenga conto del benessere animale (assicurare un ambiente separato per le vacche che devono partorire significa avere una migliore gestione degli stimoli ambientali).
     
Il calcio è un macroelemento fondamentale per il metabolismo animale. Esso è coinvolto in numerosi processi fisiologici, dalla contrazione muscolare al funzionamento del sistema immunitario. Le ossa sono i magazzini di stoccaggio del calcio. Al parto la vacca ne dovrà mobilitare grandi quantità perché il calcio verrà escreto nel colostro e nel latte.
La vacca può aumentare il livello di calcio ematico (calcemia) in tre modi:
  • aumentando l'assorbimento intestinale del calcio apportato dagli alimenti;
  • mobilizzando il calcio dalle ossa;
  • riducendo l'escrezione di calcio nell'urina.
     
Una vacca nell'ultima fase della gravidanza, quando si trova in asciutta, necessita di trenta grammi di calcio al giorno. Questi trenta grammi coprono sia le necessità fisiologiche della vacca, che la richiesta di calcio del feto in accrescimento. Al parto qualcosa deve cambiare rapidamente. Solo il colostro conterrà 2–2,3 grammi di calcio per litro. Se ipotizziamo che una vacca alle prime due mungiture produca 10-15 litri di latte, perderà in poche ore 20-30 grammi di calcio.

In poche ore la necessità di avere a disposizione delle grandi quantità calcio, prima per la produzione del colostro e poi del latte, diventerà una priorità fisiologica per l'animale.

Il metabolismo della vacca, per far fronte a questa richiesta, riduce da subito l'escrezione di calcio per via urinaria. Per poter invece aumentare l'assorbimento intestinale del calcio alimentare e mobilizzare il calcio osseo servono in genere 48 ore, ma agli animali con più lattazioni sulle spalle possono servire 72 ore. Questo tempo è necessario affinché si verifichi un cambiamento ormonale che inneschi questi meccanismi di assorbimento e mobilizzazione del calcio a livello intestinale ed osseo.
 
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Quando qualcosa si inceppa in questo meccanismo si può incorrere nella milk fever clinica. La milk fever deve essere diagnosticata dal veterinario aziendale.

Studi stimano che per ogni caso clinico di milk fever nella mandria ci siano almeno altri quattro casi di milk fever subclinica, ossia animali che non mostrano segni fisici di sofferenza, ma che risultano fisiologicamente debilitati e quindi più esposti al rischio di incorrere in altre problematiche sanitarie tipiche del post parto.

Si consiglia di applicare una serie di strategie ambientali ed alimentari che possano supportare i processi fisiologici di regolazione della calcemia:
  • in asciutta mantenere la Dcad (Dietary cation anion difference) bassa o mantenere basso l'assorbimento di calcio alimentare a livello intestinale;
  • assicurarsi che la dieta in asciutta contenga una sufficiente quantità di magnesio;
  • verificare la Body condition score durante l'ultimo periodo di lattazione e dell'asciutta per arrivare ad avere animali al parto con una Bcs di 3,5 (livello ottimale);
  • allestire una sala parto;
  • fornire del calcio extra al parto.
     
L'adattamento ormonale, per far fronte alla nuova richiesta di calcio, richiede almeno due giorni. Per supportare la fisiologia e mantenere il calcio ematico nel valore il più possibile vicino alla normalità si può fornire del calcio extra al momento del parto. Si può ricorrere alla somministrazione intravenosa oppure si può fornire del calcio per via orale.

La somministrazione intravenosa di calcio è estremamente efficace in animali in cui è stata diagnosticata la milk fever. In animali che non manifestano invece sintomi clinici e diagnosticati di milk fever, in cui si fa ricorso alla somministrazione intravenosa a livello preventivo, si osserva nell'immediato un aumento deciso della calcemia, seguito a 10-12 ore di distanza da un calo altrettanto deciso della stessa, calo che la riporta a valori più bassi di quelli pre-infusione (Grafico 1).

Grafico andamento della calcemia dopo somministrazione orale o intravenosa di calcio a fine preventivo

In animali che non manifestano segni clinici di milk fever e a cui non è stata diagnosticata, si consiglia una somministrazione orale di calcio. La somministrazione orale risulta essere meno stressogena per l'animale.

Il Bilancio energetico negativo (Ben) è una condizione parafisiologica inevitabile che caratterizza la partenza della lattazione. Il Ben è un gap energetico, dovuto al fatto che la richiesta energetica per produrre colostro e latte è superiore alla sola energia che l'animale è in grado di introdurre con la dieta, in un momento in cui oltretutto l'appetito è depresso. Per compensare a questa situazione la vacca fa ricorso alle proprie riserve corporee, mobilizzando il grasso dal tessuto adiposo. Il grasso prima di poter essere utilizzato come fonte d'energia per i diversi processi metabolici, deve subire una lavorazione (processo di ossidazione) nel fegato. Il fegato ha però una capacità limitata di metabolizzare i grassi in glucosio, la quota in eccesso verrà trasformata in corpi chetonici o accumulata nel fegato in forma di trigliceridi.

Il rischio maggiore derivante da un bilancio energetico negativo particolarmente marcato è l'insorgenza della chetosi clinica. Un animale cui viene diagnosticata la chetosi rappresenta la punta dell'iceberg di un problema molto più radicalizzato nella mandria. La chetosi subclinica rappresenta infatti il maggior problema per una stalla di vacche da latte, in quanto rappresenta una fonte di perdita economica difficilmente quantificabile.

E' fondamentale per ridurre gli effetti del Ben aumentare l'assunzione di sostanza secca il prima possibile.

Per massimizzare l'assunzione di sostanza secca nel post parto e ridurre gli effetti del Ben si consiglia una dieta che presenti queste caratteristiche:
  • elevata densità energetica;
  • livelli sufficienti di fibra efficace;
  • fonte di energia glucogenica;
  • altamente appetibile.

Nel quadro di un piano alimentare così concepito, è consigliabile l'impiego di Farm-O-San Reviva.

Farm-O-San Reviva è una soluzione isotonica che, somministrata alla bovina nell'immediato post-parto, apporta energia prontamente disponibile, calcio, elettroliti, sostanze tampone, vitamine e minerali.

Oltre a essere particolarmente appetibile in virtù del suo aroma e del suo sapore, molto gradito alle vacche, Farm-O-San Reviva nutre e reidrata, stimola il consumo alimentare e supporta la calcemia.
Recenti studi hanno infatti dimostrato che le bovine trattate con Farm-O-San Reviva consumano mediamente due chili di sostanza secca in più nella prima settimana post-parto rispetto ai controlli e mantengono mediamente un livello di calcemia superiore.
 
Stefano Busnari - product manager animal health, Nutreco Italy Spa
 
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