I formaggi italiani sono presenti alla 33esima edizione di Anuga, la principale fiera mondiale dedicata al food & beverage, che si terrà a Colonia fino al 14 ottobre. Tra mozzarelle, ricotte, crescenze, formaggi duri e semistagionati, provoloni e caciotte - sottolinea Assolatte - l'Italia consolida la sua immagine di patria di grandi formaggi e rafforzerà la rete distributiva delle sue eccellenze caseari in tutti i continenti. Ma, a dispetto della notorietà mondiale dei formaggi italiani e dell'apprezzamento da parte dei consumatori stranieri, siamo solo al quarto posto nella classifica europea degli esportatori nei Paesi terzi. Dalle elaborazioni condotte da Assolatte, risulta che nei primi 7 mesi del 2015 l'Italia ha venduto nei mercati extra-comunitari 49.100 tonnellate di formaggi, in crescita del 2,5% rispetto all'anno precedente. Ma siamo distanti dalle 76.800 tonnellate di export dell'Olanda (-1,6% su base annua), il principale esportatore di formaggi dell'intera Ue, e fanno meglio di noi anche la Francia (61.800 tonnellate, +2,4%) e la Germania (53.700, -0,9%).
 
"L'industria casearia italiana avrebbe grandi opportunità di mercato nei Paesi terzi - afferma Giuseppe Ambrosi, presidente di Assolatte - ma è penalizzata rispetto agli altri grandi competitor, che sono avvantaggiati dai minori costi di produzione e da un miglior sistema-Paese. Questi fattori li rendono più efficienti e competitivi sui mercati internazionali, e in particolare nei Paesi terzi".
 
A fare incetta di formaggi made in Europe sono soprattutto (nell'ordine) Giappone, Stati Uniti, Russia, Messico, Cina e Algeria, che rappresentano i principali acquirenti extra-Ue di prodotti caseari comunitari. Tutti questi mercati - ad eccezione della Russia - registrano trend di crescita: tra gennaio e luglio dell'anno in corso, l'export Ue di formaggi verso il Giappone ha segnato +11%, negli Usa +26%, in Messico +30%, in Cina +5% e in Algeria +23%. Sui mercati terzi i produttori europei devono affrontare agguerriti competitor, a partire dagli Stati Uniti, che da soli esportano in questi Paesi una quantità di formaggi pari al 50% di quella commercializzata dall'intera Unione europea. Altri concorrenti molto dinamici sono la Nuova Zelanda, l'Australia, la Bielorussia e l'Argentina.

Risultati eccellenti quelli delle imprese italiane, si legge in una nota di Assolatte, che potrebbero essere ancor migliori se fossero messe in condizione di essere più competitive e se si trovasse una soluzione definitiva all'annoso problema delle imitazioni e dell'italian sounding. I nostri formaggi fanno scuola nel mondo ed è per questo che vengono imitati e taroccati. Ma è inutile strillare o piangersi addosso, occorre invece concentrarsi sugli unici strumenti realmente validi per combattere questo fenomeno: gli accordi internazionali di libero scambio. Per questo - conclude Assolatte - bisogna insistere e portar a casa risultati, come quelli ottenuti con la Corea e il Canada, continuando un percorso virtuoso che darà slancio al nostro export.