Ricordate lo scandalo delle lasagne alla carne di cavallo? Bene, ci risiamo e questa volta senza nemmeno scomodare il prestigioso piatto della gastronomia italiana. Un consistente traffico di carne di cavallo fatta passare per carne di manzo è stata scoperta in questi giorni dopo lunghe indagini condotte dalle autorità sanitarie di mezza Europa. Grazie al coordinamento di Eurojust, organizzazione comunitaria che dal 2002 consente di ottimizzare il lavoro di indagine fra i paesi europei, e dopo due anni di lavoro è stata fermata una rete dedita al commercio illegale di carni equine. Sette le nazioni coinvolte, a iniziare dalla Francia le cui autorità stimano che fra il 2010 e il 2013 siano stati quasi cinquemila i cavalli le cui carni si sono “trasformate” in carne di manzo. Il tutto grazie alla falsificazione della documentazione sanitaria ufficiale. Ma questa volta non si tratta solo di una frode commerciale, come accadde due anni fa, con le lasagne. Allora il motivo era legato al prezzo della carne di cavallo, assai più conveniente rispetto a quella di bovino grazie all'eccesso di produzione in alcuni paesi dell'Est Europa. Oggi alla frode commerciale si aggiunge il ben più grave rischio per l'utilizzo di carni che non dovevano entrare nella catena alimentare perché trattate con farmaci non ammessi per gli animali da carne, ma solo in quelli destinati alle attività sportive.

Etichette, un aiuto contro le frodi
Le indagini, iniziate in Belgio nel 2012, si sono poi trasferite in Francia e da qui in Irlanda, Germania, Irlanda, Lussemburgo e Paesi Bassi. Analoghe attività investigative si svolgono ora nel Regno Unito e si attendono a breve i risultati. Nel frattempo Eurojust ha reso noti i dati sin qui raccolti che hanno portato a 26 arresti e al sequestro di 800 “passaporti” equini oltre a farmaci, microchip e contanti per 37mila euro. La vicenda, i cui sviluppi potrebbero allargarsi, oltre a confermare la validità delle operazioni di vigilanza e controllo delle autorità sanitarie europee e dell'efficace coordinamento fra gli stati membri, ripropone il tema della etichetta trasparente, quella che indica la provenienza delle carni anche nei prodotti trasformati. Un tema che stenta però a trovare risposta dalla Commissione europea. Mentre si fa strada, pur con difficoltà, l'indicazione in etichetta della provenienza delle carni, restano forti gli ostacoli per i prodotti trasformati o conservati. Così salumi e insaccati, come pure tutte le preparazioni a base di carne possono mantenere il loro anonimato. Non che le etichette possano di per sé mettere alla porta frodi e comportamenti illeciti. Ma sarebbero di un buon aiuto.