Il rischio che gli esattori tornino a bussare alle porte della stalle da latte è tutt'altro che scongiurato. Si pensava che la partita fosse sospesa dopo la decisione del Gip di Roma, Giulia Proto, di rinviare al giudizio della magistratura l'operato di Agea per la possibilità che errori dei calcoli potessero celare ipotesi di reato. Su questo argomento Agronotizie ha già avuto modo di soffermarsi nei giorni scorsi. Al centro della vicenda, lo ricordiamo, c'è l'inchiesta dei Carabinieri del Mipaaf voluta dall'allora ministro per l'Agricoltura Luca Zaia, che avrebbe messo in evidenza “conteggi” non corretti nel calcolo della produzione di latte. Con il risultato che le multe pagate (o in attesa di essere pagate) potrebbero non essere esatte.

Il rimprovero
Ora però arriva la Corte dei Conti che con un suo documento “tira le orecchie” all'operato sin qui svolto sulla vicenda quote latte. L'importo delle multe che l'Italia ha già anticipato a Bruxelles e messe a carico della fiscalità generale, dice la Corte dei Conti basandosi sui documenti di Agea, assomma a 2,357 miliardi di euro, importo che in gran parte (2,260 miliardi) doveva essere recuperato dagli allevatori. Le cifre effettivamente recuperate, questo il “rimprovero”, sono al contrario assai modeste e soprattutto fra il 2012 e il 2013 il “meccanismo” si è ingessato e le procedure coattive sono rimaste sostanzialmente ferme dopo l'approvazione della legge 33/2009 (quella che fra l'altro riapriva i termini per aderire alla rateizzazione delle multe). Nel frattempo l'incarico dei recuperi forzosi è passato da Equitalia ad Agea, che però versa in uno stato di difficoltà (ancora oggi è guidata da un Commissario straordinario, figura che ha visto numerosi avvicendamenti).

Il debito
Fra multe pagate o rateizzate, importi annullati, prelievi non più esigibili, oggi nelle “tasche” degli allevatori ci sono, stando alle indicazioni della Corte dei Conti, 1,693 miliardi di euro. La Corte dei Conti ricorda poi che il debito degli allevatori è stato detratto dalla Commissione europea dagli anticipi assegnati all'Italia in attuazione della Pac. Così Agea, per far fronte ai pagamenti agli agricoltori che ne avevano diritto, ha dovuto attingere alla Tesoreria statale. Inutile ricordare che questi due miliardi o poco meno farebbero quanto mai comodo alla legge di Stabilità, con tutta la giostra che gira attorno a tasse vecchie e nuove. Recuperare però questi soldi, dopo la decisione del Gip di Roma, sembrava cosa assai ardua. Tanto che anche in Parlamento si è alzata più di una voce per chiedere la sospensione delle multe sino a quando le vicenda non fosse chiarita. E con i tempi della nostra Giustizia l'attesa potrebbe anche essere lunga.

L'indagine e i dubbi
La Corte dei Conti non si limita tuttavia a denunciare il ritardo nella riscossione delle multe, ma si spinge oltre. Pur senza esprimere commenti e giudizi, riporta ampi stralci delle contestazioni che le Amministrazioni pubbliche hanno opposto all'operato dei Carabinieri del ministero delle Politiche agricole. Per il Mipaaf, ricorda la Corte dei Conti, nessun elemento contenuto nella relazione dei Carabinieri può supportare l'ipotesi di una errata quantificazione della produzione nazionale di latte. E si parla anzi di errori metodologici contenuti nell'indagine. Per Agea la questione delle vacche ultra ottantenni è rappresentata come una “verità incompleta” e la stessa relazione di approfondimento ha favorito l'interruzione dei pagamenti. Anche per il Commissario straordinario per le quote latte il documento dei Carabinieri non apporta nessun nuovo elemento che possa mettere in discussione le procedure attuate. Adesso l'ultima parola (ma c'è da dubitare che possa davvero essere l'ultima...) la diranno gli inquirenti romani chiamati a valutare l'operato di Agea.

Esattori al via?
Vedremo quali saranno le conseguenze delle dichiarazioni contenute nel documento della Corte dei Conti, che a proposito delle multe non riscosse parla di un debito a carico dello Stato mantenuto sommerso. E sorge il problema del reperimento delle risorse per ricondurre in bilancio queste anticipazioni di tesoreria “a meno che non vengano intraprese forti e decise iniziative di recupero presso i produttori eccedentari”, afferma testualmente la Corte dei Conti. Un invito, nemmeno troppo celato, a rimettere in moto gli esattori. Forse è giusto, forse no. Ma altre stalle chiuderanno. Erano 110mila quando si è iniziato a pagare le multe, nel 1996. Nel 2009 ne erano rimaste 43611, quante risultavano ad Agea come titolari di quota. Oggi non arrivano a 40mila.