Si tratta di una condanna a morte per decine di allevamenti quella che hanno firmato Confagricoltura e Cia sottoscrivendo l’accordo a 41,5 centesimi al litro sul medio periodo". Questo il commento del presidente di Coldiretti Piacenza Luigi Bisi sull'accordo del prezzo.

In un momento in cui le condizioni di mercato sono assolutamente favorevoli - riprende il presidente dell’Associazione piacentina latte, Fabio Minardi -, presente in diverse occasioni delle convocazioni del tavolo del latte, era necessario dare un segnale forte alla filiera e invece, continuiamo a non renderci conto che così facendo finiremo per non avere più prodotti di eccellenza. Le aziende agricole sono in una fase davvero critica, la situazione metereologica, prima il maltempo prolungato e ora la siccità, ha portato alle stelle i costi di produzione. Evidentemente è troppo difficile comprendere che se vogliamo continuare ad avere prodotti di qualità e conseguente indotto collegato, è necessario riconoscere il giusto reddito al primo anello della filiera”.

Il presidente Bisi ribadisce il sostegno e la condivisione della posizione di Coldiretti Lombardia "che non si è piegata alle richieste di Galbani, non si poteva accettare un prezzo del genere. Il prezzo minimo doveva essere 43 centesimi al litro che è comunque al di sotto dei 46 centesimi raggiunti dal latte spot. Si tratta di una differenza di oltre 4 centesimi al litro rispetto ai 42 centesimi offerti dall’industria per il periodo compreso fra agosto 2013 e gennaio 2014, senza alcuna considerazione per i mesi di maggio, giugno e luglio di quest’anno”.

Con questa mossa, - proseguono i due presidenti piacentini Bisi e Minardi -, la nostra industria lattiero casearia ha dimostrato di non avere nessuna intenzione di valorizzare i prodotti di qualità del nostro Paese … meglio far arrivare latte in polvere, cagliate da fuori o prodotti vestiti di italianità ma che di tricolore non hanno nemmeno la confezione. Così non si va da nessuna parte, ma si ha solo intenzione di far morire l’agricoltura italiana importando prodotto da altre parti del mondo; del resto la conquista dei nostri marchi e delle nostre aziende da parte degli stranieri va esattamente in questa direzione. Usano i nomi italiani, i simboli del Bel Paese, ma utilizzano prodotti, materie prime provenienti da fuori… questo si chiama inganno per il consumatore”.
“Come Organizzazione, -
conclude Bisi - , dobbiamo rispettare il mandato di rappresentanza che ci hanno dato le nostre aziende, per questo proseguiremo con tutte le azioni possibile a difesa della nostra agricoltura”.