In base agli ultimi dati diffusi dal Cso - Centro servizi ortofrutticoli di Ferrara, la fragola in Italia nel 2012 rafforza il suo valore grazie ad un incremento della superficie coltivata del 4% rispetto all'anno precedente.

Oltre l’80% della superficie è investita in coltura protetta e il rimanente 18% in pieno campo.
In particolare, si evidenzia un rafforzamento della coltivazione in tutte le aree del Sud Italia (Campania +5% rispetto allo scorso anno, Basilicata +17%, Sicilia +2%, stabile in Calabria). Nel Nord Italia si conferma l’importanza della fragolicoltura veneta, in crescita la provincia di Trento, stabili la provincia di Bolzano e l'Emilia-Romagna.


Oltre a questi dati, legati all'aspetto produttivo, è da segnalare come sia in atto un incremento dei consumi in Europa, legato alla facilità di consumo,  alle caratteristiche organolettiche e al giusto mix di sapore, fragranza, profumo e aspetto.

 

Abbiamo fatto il punto, prendendo in esame prospettive e problematiche, con alcuni protagonisti del settore.


 

Marco Ferrari, tecnico dei Vivai Salvi 

Tecnologie, vivaismo e nuove varietà. Come la fragolicoltura mondiale guarda al futuro? 

"La fragola sembra andare sempre di più verso la qualità, elemento imprescindibile per il consumatore. Per qualità intendiamo un frutto gustoso, dolce, aromatico, di bell'aspetto e consistente. Tuttavia, è necessario ricordare che serve un opportuno equilibrio tra qualità e quantità, per dare il giusto reddito al produttore che deve fare un grande investimento economico e lavorativo".

Alcuni studi hanno approfondito le conoscenze su nuove tecniche colturali e agronomiche utili ad accrescere produzione, qualità e sostenibilità. A che punto siamo?

"La sostenibilità è molto importante, senza questa elemento l'azienda agricola non può andare avanti. E' importante perseguirla sia dal punto di vista economico che ambientale. In quest'ottica si stanno affermando sempre di più varietà rustiche, attente al giusto equilibrio tra qualità e quantità, grazie anche ad un basso impatto ambientale che esse permettono".

La fragola è caratterizzata da un elevato fabbisogno idrico. In che modo l'innovazione varietale e le tecniche agronomiche possono contribuire ad un risparmio di acqua nella coltivazione della fragola?

"Ad esempio puntando sulla rusticità delle piante e dell'apparato radicale si può ridurre i consumi di acqua e di elementi nutritivi. Sempre di più le tecniche di irrigazione e di coltivazione si affinano per una più efficiente gestione delle risorse".

Quali sono attualmente le principali varietà coltivate? Quali quelle più interessanti per il futuro?

"Sicuramente la varietà Clery* e le sue discendenti (Joly* e Dely* in primis) sono tra le cultivar unifere adatte ad ambienti settentrionali più coltivate in Italia.
Tra le unifere adatte ad ambienti meridionali ricordiamo Rania*, Kamila* e Nabila*. Mentre tra le rifiorenti adatte ad ambienti di montagna, che permettono di spalmare la produzione su un periodo di tempo più lungo, suggeriamo Capri*, Murano*, Linosa* e Ischia*". 

 


Enrico Marchetti, tecnico di Geoplant Vivai

 

 

Tecnologie, vivaismo e nuove varietà. Come la fragolicoltura mondiale guarda al futuro? 

"Uno dei principali problemi che si dovranno superare nei prossimi anni (se non già dal 2013), almeno in Italia, è trovare una valida alternativa al bromuro di metile (o prodotti simili) usato nella sterilizzazione del terreno.
Nemmeno le ditte specializzate hanno saputo darci soluzioni alternative, e l’uso di piante biocide o la solarizzazione non sono tecniche ad oggi utilizzabili, soprattutto nei vivai.
Questo potrebbe far aumentare i costi di produzione italiani, già superiori a quelli dei colleghi europei: maggiore manodopera per la pulizia del terreno dalle infestanti, minori rese produttive ad ettaro, piante meno sane.
Fino ad oggi siamo stati concorrenziali grazie alla migliore meccanizzazione, all'idonea tecnica produttiva, migliore organizzazione nella selezione ed elevata qualità delle piante. Tutto questo però potrebbe non essere più sufficiente".

Alcuni studi hanno approfondito le conoscenze su nuove tecniche colturali e agronomiche utili ad accrescere produzione, qualità e sostenibilità. A che punto siamo?

"Le nuove tecniche colturali interessano soprattutto il fuori suolo, campo che conosco poco. Se però guardiamo alla tecnica di coltivazione standard in suolo, escludendo miglioramenti nei materiali (ad esempio film plastici), non ci sono ad ora prospettive rivoluzionarie.
Ogni anno si parla di nuove tecniche, ad esempio erbe biocidi, nuovi prodotti per la disinfezione dei terreni, meccanizzazione dei trapianti e della pulizia primaverile, per poi finire nel dimenticatoio per molteplici motivi: costi elevati, difficoltà di esecuzione, materiali difficili da reperire.
Faccio notare che in molti paesi europei, Germania compresa, si coltivano fragoleti senza fare pacciamatura o baulatura, che sono in Italia e Spagna alla base della realizzazione dell'impianto fragolicolo. 
Sicuramente i miglioramenti ottenuti negli ultimi anni, sono dovuti principalmente all’introduzione di nuove varietà.
Infatti ogni vivaio, direttamente o associato ad altri, fa ricerca, mentre un tempo era prerogativa di enti pubblici.
Questo aspetto è positivo in quanto ogni anno arrivano sul mercato varietà nuove: è anche vero che non sempre queste novità si dimostrano all'altezza delle aspettative".

La fragola è caratterizzata da un elevato fabbisogno idrico. In che modo l'innovazione varietale e le tecniche agronomiche possono contribuire ad un risparmio di acqua nella coltivazione della fragola? 

"A mio parere una volta si usava più acqua di quello che le piante richiedevono. Senza tenere conto del reale fabbisogno della pianta. Stessa cosa per le concimazioni e l'uso dei prodotti fitosanitari. Al di là di nuove varietà, che per quanto mi riguarda hanno inciso in modo limitato sull’utilizzo idrico, quello che ha pesato principalmente per un cambio di rotta è l’esigenza di risparmiare ogni centesimo possibile.
Per questo motivo oggi si utilizzano impianti più appropriati ( t-tape anziché il classico manicone o le irrigazioni a pioggia) e si cerca di conoscere meglio le esigenze della pianta. Le conseguenze di un uso più attento dell'acqua ha portato ad un risparmio energetico, economico e ad una maggiore sostenibilità".

Quali sono attualmente le principali varietà coltivate? Quali quelle più interessanti per il futuro?

"Guardando al territorio italiano, bisogna suddividerlo in ambiente meridionale (con varietà tipo Candonga®Sabrosa*, Camarosa*, Florida Fortuna®*, Naiad®Civl35*, Ventana* e Sabrina*) e ambiente settentrionale (con Alba NF421*, Clery*, Roxana NF205*, Asia NF421*, Antea®* per fare i nomi delle varietà più diffuse).
Al Sud, negli ultimi anni, sono arrivate varietà (Candonga®Sabrosa* in primis) che hanno modificato notevolmente il panorama fragolicolo, aumentando notevolmente la qualità dei frutti.
L’utilizzo della pianta fresca o cima radicata è però l'elemento che ha permesso il cambiamento radicale della tecnica colturale al sud. In questo modo si può distribuire la produzione in un periodo più lungo: 
60-90 giorni anziché i tradizionali 20-25 giorni. Al nord purtroppo tutto questo non è possibile e siamo ancora fermi a varietà che superano il decennio di vita.
Le motivazioni di questa staticità sono legate a 
diversi motivi: ambientali e varietali in testa. Una possibilità verso l'innovazione negli ambienti del Nord è legata alo sviluppo di varietà rifiorenti o parzialmente rifiorenti.
Uno dei primi esempi lo si può vedere nel veronese, dove hanno sdoppiato la tradizionale produzione primaverile in produzione autunno/ primaverile nello stesso ciclo produttivo. L’obbiettivo finale rimane quello di ottenere varietà in grado di avere un periodo di raccolta più lungo e più distribuito, ad oggi possibile solo usando 2 o 3 varietà".

 

 

Carmela Suriano, direttore di Planitalia 


Tecnologie, vivaismo e nuove varietà. Come la fragolicoltura mondiale guarda al futuro? 

"La fragola è una coltura altamente specializzata che richiede grandi investimenti e innovazione.
L’introduzione della pianta fresca, nelle regioni meridionali del nostro Paese, e di varietà come Candonga®Sabrosa* e Sabrina* hanno contribuito a migliorare l’offerta di fragola e ad allungare il periodo di produzione. I produttori di fragole italiani utilizzano per la realizzazione dei propri impianti piante fresche che non subiscono alcun processo di congelamento. Vengono prodotte in particolari areali nel nord della Spagna e nell’Est europeo, caratterizzati da specifiche condizioni pedoclimatiche, che consentono di ottenere piante mature già ai primi di ottobre. 
Le piante fresche, unitamente all’impiego di nuove tecniche colturali, entrano in produzione dopo circa 90 giorni dalla messa a dimora garantendo frutti di eccezionale qualità; scalarità nella produzione e un periodo di produzione di circa sei mesi, a partire da gennaio. Altro  elemento di fondamentale importanza per la fragolicoltura è la scelta varietale.
Planasa, società spagnola di ricerca e sperimentazione, ha introdotto negli ultimi anni cultivar dalle eccellenti caratteristiche organolettiche e dalla ottima shelf-life. Candonga®Sabrosa* e Sabrina* rispondono alle esigenze dei produttori perché di facile coltivazione e soddisfano la domanda dei consumatori per i frutti di eccezionale bellezza, di colore rosso brillante con una polpa succosa zuccherina ed aromatica".

Alcuni studi hanno approfondito le conoscenze su nuove tecniche colturali e agronomiche utili ad accrescere produzione, qualità e sostenibilità. A che punto siamo?

"La scelta dei produttori italiani è orientata verso l’adozione di tecniche colturali a basso impatto ambientale, che privilegiano la qualità piuttosto che la quantità. La sfida con i paesi concorrenti, in primo luogo quelli del Maghreb e la Spagna, si vince solo se innalziamo sempre più lo standard qualitativo della nostra offerta". 

La fragola è caratterizzata da un elevato fabbisogno idrico. In che modo l'innovazione varietale e le tecniche agronomiche possono contribuire ad un risparmio di acqua nella coltivazione della fragola? 

"La ricerca è orientata all’ottenimento di varietà precoci e rustiche, resistenti agli agenti patogeni, agli stress abiotici (quali poca luce) e agli stress idrici. 
Per una buona gestione della coltura bisogna razionalizzare gli interventi idrici e nutrizionali in modo da soddisfare il fabbisogno della pianta e nutrirla, bilanciando così il rapporto degli elementi quali azoto, fosforo, potassio e microelenti in funzione delle fasi fenologiche della pianta. Tutto questo è possibile con l’utilizzo di nuovi sistemi tecnologici di irrigazione e fertirrigazione, chiamati banchi per fertiirrgazione e irrigazione mobili o fissi, gestisti con centraline computerizzate che permettono di dosare le concimazioni con soluzioni nutritive, e i volumi di acqua da distribuire, a seconda delle fasi fenologiche della pianta, dell’evapotraspirazione e dal tipo di terreno". 

Quali sono attualmente le principali varietà coltivate? Quali quelle più interessanti per il futuro?

"Le varietà utilizzate dai nostri produttori sono principalmente Candonga®Sabrosa*, Sabrina* e Camarosa* per il sud Italia e Darselect* e Dream* per il nord Italia. Per soddisfare le esigenze di mercato nei prossimi anni sarà necessario puntare su varietà rustiche con frutti di buon sapore e consistenza".