La batteriosi dell’actinidia sta destando grande apprensione tra i frutticoltori piemontesi. Arriva dalla provincia di Latina, dove ha provocato morie estese per centinaia di ettari. Causa tipici cancri sul tronco e sui tralci, con la produzione di un essudato di colore dal bianco opaco al rosso scuro; sulle foglie determina la comparsa di maculature angolari di colore marrone circondate da un alone giallo e sia i fiori sia i boccioli manifestano imbrunimenti di color nocciola andando incontro a cascola. La malattia si diffonde con estrema facilità.

Il settore Fitosanitario della Regione Piemonte ha predisposto una scheda tecnica sulla malattia, per facilitare il riconoscimento dei sintomi e fornire indicazioni su prevenzione e cure alle piante colpite. Giovedì 1 luglio alle 20,30 il CReSO invita nuovamente tutti gli actinidicoltori ad un incontro tecnico presso il Centro ricerche di Manta. 

Il dott. Graziano Vittone del CReSO e la dott.ssa Chiara Morone del Settore fitosanitario faranno il punto sull’evoluzione della malattia. I primi casi si sono manifestati lo scorso mese di maggio. I tecnici di base hanno perlustrato il territorio per individuare tutti i casi e monitorare l’evoluzione della malattia. Sono stati finora accertati più di 50 casi, confermati dai riscontri di laboratorio effettuati sia presso il settore fitosanitario che presso il Centro di competenza Agroinnova dell’Università di Torino.

Ne è emerso un quadro preoccupante: la maggior parte dei casi sono ascrivibili a focolai di infezione rappresentati da impianti realizzati nel 2008 e 2009 con piante infette prodotte a Latina. Le misure preventive proposte nella scheda assumono un’importanza capitale. Le modalità di introduzione sul territorio consentono ancora – in questi primi mesi – di sperare di eradicare o contenere sensibilmente la malattia, sopprimendo i focolai rappresentati dai giovani impianti infetti. Sarà importante in questi casi la collaborazione dei vivaisti che hanno distribuito il materiale infetto.

Il Piemonte, con una superficie di 4632 ha, è la seconda regione italiana produttrice di kiwi. La produzione dell’ultimo triennio si è attestata intorno a 84 mila t, ma la capacità complessiva di stoccaggio ammonta a 150 mila t. Ciò consente di attrarre sul territorio piemontese produzioni di altre regioni italiane ed europee, concentrando una massa di prodotto ben superiore alla produzione locale e generando un fatturato di oltre 200 milioni di euro.