"L'accordo con Factorit è una vera e propria rivoluzione dal punto di vista della gestione cooperativistica. La cooperativa abitualmente paga il socio sempre a consuntivo, quindi una volta venduto il prodotto. I soci quindi aspettano quasi un anno per il saldo. Con questo accordo tutto è cambiato". Così Gianluca Macchi, direttore della Cooperativa della Valtellina Melavì, valuta il finanziamento erogato da Factorit del raccolto di mele 2022.

 

Conviene, a questo punto, partire dal principio: Factorit, Società del Gruppo Banca Popolare di Sondrio specializzata nel factoring, ha siglato un accordo con Melavì consentendo alle aziende agricole della cooperativa di incassare il pagamento per le mele conferite, già a inizio 2023. La rivoluzione di cui parla il direttore Macchi è proprio questa: grazie all'accordo raggiunto, le aziende agricole conferenti e socie della cooperativa sono in grado di affrontare la nuova stagione con in cassa quanto serve per fare fronte alle spese. Non è cosa da poco se si considerano anche i rincari dell'ultimo anno per quanto riguarda gli input. "La cooperativa ragiona così con spirito cooperativistico fino al conferimento, poi adotta uno spirito imprenditoriale di orientamento al mercato. Questa è la più grossa rivoluzione che c'è", ha aggiunto, entusiasta, Macchi.

 

Melavì è fra le più grandi realtà che producono mele in Italia, vanta una produzione di 20mila tonnellate di mele l'anno e ha circa trecento soci. Produce con tracciabilità totale, in regime integrato o biologico, a seconda delle aziende. Oltre al fresco produce succhi di frutta, confetture, mele essiccate a filiera cortissima. Sono tutte caratteristiche che Factorit ha valutato, prima di concedere il credito. Factorit, parte del Gruppo Banca Popolare di Sondrio, è fra i protagonisti del mercato del factoring e ha oltre 2mila clienti.

 

Abbiamo approfondito i termini dell'accordo, anche per capire se potrebbe diventare una tendenza che potrebbe coinvolgere altre realtà cooperative attive in altri settori di produzione.

 

"Normalmente - ci ha raccontato Gianluca Macchi - Melavì liquida un terzo di ciò che pensa possa essere la liquidazione finale dell'agricoltore a inizio anno, un terzo a maggio e l'ultima tranche a consuntivo, in autunno. A quel punto si fanno i conti e se è stato liquidato di più di quanto si doveva può anche succedere che si sia costretti a chiedere indietro qualcosa al socio. L'agricoltore potrebbe addirittura trovarsi a non coprire le spese di produzione sostenute. Con questo accordo, da fine conferimento del prodotto, passano circa due mesi e il socio incassa quanto gli è dovuto per le mele. Da quel momento è la cooperativa che assume il rischio d'impresa e che si impegna per valorizzare al meglio il prodotto, anche con azioni di promozione, anche perché, Factorit finanzia il raccolto ma ci sono interessi da pagare, da parte della cooperativa". L'iniziativa di accordo con Melavì, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, è partita da Factorit, a fronte del primo passo Melavì ha presentato un business plan.

 

"Eravamo già presenti nel settore lattiero caseario e per quanto riguarda il pomodoro. L'approccio innovativo - ci ha raccontato Fabio Bollini, direttore generale di Factorit - lo avevamo già sperimentato nel mondo del vino. Abbiamo deciso di non concentrarci sull'esigibilità dei crediti ma sul magazzino, sul valore del prodotto. Non è un segreto che le filiere agroalimentari, nei momenti difficili, siano quelle più resilienti. Solitamente l'operazione di factoring si porta avanti con chi vanta un credito nei confronti di qualcun altro, il socio verso la cooperativa per esempio, e si anticipa questo credito sapendo di poterlo riscuotere, un giorno. Nel lattiero caseario per esempio, se consideriamo Grana Padano o Parmigiano Reggiano, più il prodotto invecchia più acquista valore e non c'è la possibilità che non venga venduto. Nel caso di cooperative frutticole come Melavì ci siamo rivolti alla cooperativa e non al creditore. Dove ci sono processi produttivi certificati, se si è portata innovazione e qualità anche nella trasformazione del prodotto, il valore si mantiene nel tempo. Si tratta, in fondo, di anticipare per meno di un anno, a fronte ovviamente di un tasso di interesse".

 

Come detto, Melavì ha presentato un business plan, per poter replicare il modello magari con altre cooperative è importante capire cosa valuti Factorit. "Un prodotto di qualità - ha detto ancora Bollini - è legato a un ciclo produttivo di qualità. Le cooperative scontano il problema della patrimonializzazione, si finanziano con il debito verso i conferenti e il principale asset è il magazzino. Queste realtà, da un punto di vista creditizio, portano a bordo una certa fragilità, questa è superata attraverso il ruolo che la cooperativa ha all'interno della filiera. Nel nuovo modello non andiamo a parlare con i conferenti che vantano il credito, ma con il responsabile finanziario della cooperativa. Il costo del finanziamento è commisurato ai parametri di riferimento dei tassi d'interesse e l'onerosità dipende dalla durata del finanziamento. Poi starà alla capacità della cooperativa trasferire quel costo nell'ambito del prezzo alla controparte". Il vantaggio per l'agricoltore è che a indebitarsi non è lui per poter vedere ripagato in tempo utile il suo credito, ma la cooperativa.

 

Melavì e Factorit sono un primo caso che coinvolge una cooperativa frutticola, ma il modello è replicabile. "C'è già stato molto interesse all'annuncio. Sono soprattutto le cooperative del mondo del vino quelle interessante, ma non ci precludiamo nulla", ha confermato Fabio Bollini. Potrebbero quindi entrare in gioco anche le grandi cooperative ortofrutticole. "Lavoriamo già sui loro crediti ma a livello di cooperative di secondo livello. L'obiettivo è invece arrivare al piccolo agricoltore per dare un beneficio finanziario nella filiera, a monte, a prescindere da quello che sono le dimensioni".