L’Unione europea, attraverso il Comitato fitosanitario permanente, ha attivato misure di emergenza per frenare la diffusione del batterio killer dei kiwi, lo Pseudomonas syringae pv. Actinidiae (Psa), che sta attaccando le piante e mettendo in pericolo la produzione di questo frutto.
Tra le misure c’è anche l’assistenza finanziaria di Bruxelles ai Paesi membri impegnati nella lotta contro il fenomeno.

Misure contro la diffusione del batterio

La decisione è arrivata lunedì 29 ottobre da parte del Comitato europeo per la sicurezza alimentare e animale (Gruppo composto dagli esperti nazionali dei Ventisette in materia), che ha appoggiato le proposte della Commissione europea, preoccupata dall’impatto di questo batterio, non originario dell’Europa, sulle coltivazioni di kiwi nell’Unione.
L’obiettivo è evitare quanto più possibile lo sviluppo di nuovi casi, imponendo che piante e pollini vengano importati da Paesi non solo dove il batterio non si è manifestato, ma che rispettino anche rigorose regole in materia di protezione contro le malattie delle piante.
Gli Stati membri potranno mettere a punto una mappa delle aree dove si è manifestata (o meno) la malattia, ponendo la denominazione “area protetta” alle zone dove il batterio non è presente. Potranno inoltre realizzare studi per valutare la diffusione e le conseguenze della malattia.
Le campagne volte a combattere il fenomeno potranno essere finanziate in parte con fondi comunitari.

Italia, maggior produttore, tra i Paesi più colpiti

L’Italia è tra i Paesi maggiormente danneggiati dal fenomeno, essendo il maggiore produttore non solo a livello europeo, ma anche mondiale (416mila le tonnellate prodotte nel 2010). Gli altri grandi produttori europei di kiwi (tutti nei primi 10 posti nella graduatoria mondiale) sono Grecia (116mila tonnellate), Francia (70mila) e Spagna (23mila): tra questi, solo su territorio ellenico non è stato registrato, ad oggi, nessun caso.

Per il commercio non cambia nulla

Le misure non si applicheranno al commercio, poiché il batterio in questione è dannoso per il frutto, ma non per l’uomo: la sua pericolosità consiste nel decimare la produzione, mentre non ci sono rischi per la salute. Inoltre, il Psa non si propaga da frutto a frutto, per cui la commercializzazione non aumenta la diffusione della malattia.
I provvedimenti saranno applicabili immediatamente, con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale che avverrà nel corso del mese di novembre.