Si è appena chiuso Macfrut 2009. Grazie alla nuova collocazione temporale, ha permesso di fare un bilancio dell'andamento ortofrutticolo dell'annata appena trascorsa.

Nella giornata del 6 ottobre 2009 si è tenuto il primo "Summit europeo dell'ortofrutta", realizzato da CSO (Centro Servizi Ortofrutticoli) e Macfrut con il contributo della Regione Emilia Romagna. 

Secondo i dati dal CSO di Ferrara (dati dossier ortofrutta 2009), l'Italia ha prodotto quantitativi molto alti di frutta, a causa sia della strutturazione organizzativa e delle superfici investite, sia dell'anomalo comportamento climatico dell'ultima stagione. La collocazione sul mercato di vari prodotti è stata spesso difficile. Molteplici le cause: qualità mediamente non soddisfacente, crisi economica, aumento dei prezzi e dei costi di produzione, situazione difficile dell'organizzazione della filiera. In conclusione, l'annata 2008/2009 si pone come una delle più difficili degli ultimi anni.


'Secondo i dati elaborati da CSO di Ferrara e dalla FAO, la produzione mondiale di frutta - spiega Luciano Trentino, direttore del CSO - è in crescita, come dimostrato dal +17% in volume ottenuto dal 2000 al 2008. La produzione europea è invece in lieve calo passando da poco più di 70 milioni di tonnellate nel 2000 agli attuali 60 milioni di tonnellate. In questo contesto l'Italia rappresenta il 30% del totale di frutta prodotto nell'Europa a 27, seguita dalla Spagna con il 25%, dalla Francia con il 16% e dalla Grecia con il 6%. All'interno di questa situazione produttiva e di mercato la campagna estiva ha registrato problemi legati ad una difficile gestione commerciale dei prodotti ad alta deperibilità ed un difficile andamento climatico che ha portato all'accavallarsi delle produzioni e a uno scarso livello qualitativo.'

'Per le produzioni estive italiane - spiega Elisa Macchi del CSO - si è verificata una diminuzione dell'export di prodotti come fragole, pesche e nettarine a causa di una minore richiesta di prodotto da parte di mercati storicamente importatori dei nostri prodotti, come la Germania ed i paesi dell'Est Europa. Per quanto riguarda i consumi dobbiamo far notare come siano in calo, anche se in minore percentuale rispetto alle previsioni precedenti.'

'Per le produzioni autunnali ed invernali - continua Elisa Macchi - grazie a strategie di aggregazione produttiva, di differenziazione del prodotto e di marketing si è attuata una difesa del mercato, come evidenziato ad esempio dal caso del kiwi. L'Italia infatti è ancora leader a livello mondiale per questa coltura, mostrando anche ulteriori potenzialità . Bisogna tuttavia controllare e gestire queste potenzialità, tenendo fermo l'obiettivo di ampliare il calendario di maturazione ed allargare la gamma produttiva. Anche per le mele le prospettive sono buone, nonostante gli ultimi dati mostrino un calo dei consumi. E' però evidente come la forte differenziazione varietale ed accurate politiche di marketing e di mercato possano portare un nuovo rilancio.'

'Questo Summit ha fatto emergere le difficoltà e le preoccupazioni del comparto ortofrutticolo - afferma Paolo Bruni, presidente di CSO - che richiedono misure concrete sulle quali occorre trovare una urgente e larga convergenza di tutta la filiera, delle istituzioni comunitarie e delle amministrazioni nazionali e regionali.'

Un clima difficile per la campagna 2008/2009

'L'andamento climatico dell'ultima campagna ortofrutticola - spiega Giampiero Reggidori dell'ufficio produzioni agricole Apo Conerpo - è stato anomalo e caratterizzato da un inverno lungo, freddo e con abbondante presenza di neve. In primavera si sono avute piogge frequenti e vari ritorni di freddo. Dalla metà di giugno l'alta pressione ha portato temperature elevate e piogge intermittenti e di breve durata che hanno reso necessario il ricorso a massicce irrigazioni.'

'Le abbondati piogge in post-fioritura ed in fioritura - continua Reggidori - abbinate ad un brusco abbassamento delle temperature hanno provocato qualche riduzione dell'entità dell'allegagione per pesche, nettarine ed albicocco. Inoltre, le frequenti piogge primaverili alternate ad aumenti di temperatura hanno creato l'ambiente favorevole alla presenza di monilia e botrite, oltre ad abbassare la qualità e la conservabilità dei frutti. Questo clima ha quindi portato ad uno scombussolamento delle fasi fenologiche con conseguenze negative sulla maturazione dei frutti, sulla qualità, sulla pezzatura e sulla produttività.'

 

Costi elevati per produrre e bassa retribuzione

Altro elemento di forte criticità è legato agli elevati costi di produzione ed alla bassa retribuzione ottenuta dall'agricoltore. Infatti lo scenario attuale è caratterizzato da un aumento degli ettari investiti, aumento dei costi di coltivazione, intasamento del mercato e successivamente ulteriore richiesta di riduzione del prezzo remunerativo alla produzione da parte della distribuzione. Si può quindi dire che l'annata agraria 2009 è stata simile a quella del 2004 e del 2005. Se le annate 2006, 2007 e 2008 sono andate meglio è grazie alle difficili condizioni climatiche di alcuni importanti paesi frutticoli che hanno permesso di riequilibrare l'eccesso di offerta oramai standardizzato.

 

E' necessario un cambio di rotta

Questa situazione di sofferenza del comparto porta ad un'importante riflessione logica: la necessità di cambiare la rotta intervenendo sulla diversificazione dell'indirizzo produttivo, inserendo altre specie o tipologie di frutto al posto di quelle più tradizionali e storiche e di creare una maggiore aggregazione della filiera e dell'offerta. Nel primo caso risulterebbe utile ridurre la coltivazione di alcune specie inflazionate, come ad esempio le pesche, per investire su altre come l'actinidia. Inoltre, è auspicabile investire su nuove tipologie di pesche e nettarine che siano maggiormente appetibili dal mercato e dai consumatori.

Nel secondo caso, invece, per affrontare il mercato occorre creare aggregazione dell'offerta, in termini di risultati economici sia immediati sia in prospettiva. I prezzi medi nelle GDO o DO sono aumentati, incrementando la forbice tra prezzo al dettaglio e prezzo corrisposto ai produttori agricoli. In alcuni casi il prezzo dato all'agricoltore risulta al di sotto dei costi reali sostenuti (vedi l'esempio del pesco).

In conclusione, non è pensabile oggi fare frutticoltura senza un approccio di filiera per quanto riguarda conoscenze, informazione ed azioni operative. L'agricoltore non può quindi più permettersi di produrre senza sapere il collocamento finale del prodotto, e deve passare dal ruolo di solo produttore a quello di vero imprenditore agricolo e professionista, svolgendo un ruolo di rilievo per l'andamento del mercato intero. Questo vuol dire che non ci sarà spazio per tutti, specialmente per quelli che lavorano in maniera improvvisata.