La tendenza al deficit è una costante per la bilancia commerciale cerealicola italiana, e per il momento, in misura maggiore rispetto al 2021. Secondo infatti i dati di Anacer, nel primo bimestre 2022 i movimenti valutari dell'import-export hanno registrato un esborso in valuta per l'import di 1.358 milioni di euro, in crescita rispetto ai 984,6 milioni di euro dello stesso periodo 2021. Sempre dal punto di vista del valore cresce anche l'export, ma in misura meno sostenuta rispetto all'import. Nel periodo gennaio-febbraio gli introiti delle vendite all'estero sono stati di 895,3 milioni contro i 623,5 del 2021. Conti alla mano, peggiora il saldo valutario netto, pari nel primo bimestre a -462,6 milioni di euro, contro i -361,1 milioni di euro nel 2021.

 

A livello quantitativo, l'import cresce nelle quantità (+342.700 tonnellate, +11%), tirato in particolare dai cereali in granella (+231mila tonnellate), di cui +175.500 tonnellate di grano tenero (+27%), +146.800 tonnellate di mais (+16%) e +63mila tonnellate di orzo (+92%). In calo il grano duro (-151mila tonnellate, -44%). Le farine proteiche vegetali crescono di 25mila tonnellate (+7,1%) dovuto alla farina di girasole (+32mila tonnellate), con una crescita dei semi e dei frutti oleosi (+40mila tonnellate) per i maggiori arrivi di semi di soia, così come sono in aumento gli arrivi di riso (+7.800 tonnellate).

 

Sul fronte delle esportazioni, nel primo bimestre 2022, in confronto allo stesso periodo 2022, le quantità di cereali e derivati esportati sono cresciute di 196mila tonnellate (+28,2%). L'aumento è dovuto in particolare alle vendite di cereali in granella (+153mila tonnellate, in particolare grano duro), oltre a farina di grano tenero (+42%) e prodotti trasformati (+19%). Non decolla l'export di pasta alimentare, sostanzialmente stabile sui livelli del 2021.