21 febbraio 2007: nel cuore della viticoltura trevigiana si è sviluppata una giornata di approfondimento di tematiche di vitale importanza per la viticoltura italiana di qualità.
Organizzata da Syngenta Crop Protection, la sessione di studio si è articolata attraverso interventi che hanno sviscerato le molteplici problematiche legate alle tecniche di potatura, alla salubrità e longevità della vite ed alle più moderne strategie di gestione dell’impianto e della sua difesa.

I lavori sono stati aperti da Alberto Pezza, Chain Business Manager di Syngenta, il quale ha fornito una panoramica sui propositi e sui valori societari, i quali permettono a Syngenta di portare sempre nuovi prodotti sul mercato: ben 6 saranno infatti le novità assolute nei prossimi 5 anni, tra cui 3 fungicidi, 2 insetticidi e un erbicida. Il fatturato globale di Syngenta nel 2006 si è attestato sugli 8 milioni di dollari, di cui circa il 10% viene reinvestito in ricerca, vero punto di forza che permette alla società di mantenersi all’avanguardia tecnologica nel settore della difesa delle colture.

Michele Borgo, dell’Istituto Sperimentale per la Viticoltura di Conegliano, ha quindi assunto il ruolo del moderatore dell’incontro, dando il via ai numerosi e qualificati interventi.

Attilio Scienza, docente di viticoltura dell’Università degli Studi di Milano, ha così condiviso con la platea le esperienze raccolte in materia di relazioni tra sistema conduttore della vite ed equilibrio vegeto-produttivo: l’età media dei nostri vigneti si è dimezzata rispetto al passato, perché? In parte, questo accorciamento del ciclo vitale della coltura è imputabile alle cattive potature ed uno scarso rispetto della fisiologia stessa della vite. Specialmente gli stress idrici patiti nei primi anni di vita della coltura, come pure le gelate e le colonizzazioni dei patogeni del legno, generano nelle piante le cosiddette ‘tillosi’, escrescenze cellulari che occludono progressivamente il lume delle trachee. Col passare del tempo, le tillosi compromettono il potenziale di trasporto dell’acqua nel sistema vascolare della vite, rendendola sempre meno resistente alla siccità e, ovviamente, rendola anche meno produttiva. Le potature e la corretta gestione della vegetazione consentono invece di prolungare la vita dell’impianto e di preservarne un livello di salubrità che si ripercuote positivamente anche sulle produzioni. Ad oggi, purtroppo, Attilio Scienza lamenta l’assoluta mancanza di un insegnamento specifico sulle tecniche di potatura: nelle università e negli istituti agrari si parla molto dei sistemi di allevamento, ma di come e di quando utilizzare una cesoia nessuno ne parla più. E i danni si vedono.

Marco Simonit, preparatore d’uve, ha ribadito anch’egli l’importanza, per la longevità della coltura, della corretta gestione delle potature, della scelta razionale della migliore forma di allevamento, come pure delle strategie più idonee per l’ottimale gestione del vigneto. Specialmente la potatura invernale appare strategica: l’utilizzo di cesoie pneumatiche, per esempio, danneggia l’efficienza dei flussi linfatici molto di più di quella effettuata con cesoie di tipo manuale. Fondamentale è che rimanga una significativa quantità di legno ‘vecchio’, che consenta in futuro una maggior integrità e sanità della pianta. Questo approccio conservativo conferisce anche una maggiore resistenza della pianta all’invasione di patogeni del legno: monitorando le viti più vecchie d’Europa, si conferma infatti come esse siano allevate prevalentemente ad ‘alberello’. Ciò appare una conferma di come le tecniche di potatura tipiche di questa forma di allevamento, effettuate sempre e solo sul legno di 2 anni, consentano di far raggiungere alla vite età ragguardevoli. “Mai su legno di più di 2 anni” quindi, sembra essere l’obiettivo del viticoltore moderno: i tagli cosiddetti ‘di ritorno’ appaiono pertanto un’abitudine da stigmatizzare e scoraggiare.

Michele Borgo ha comunque sottolineato come, per quanto siano condivisibili le argomentazioni tecnico-scientifiche dei precedenti relatori, restino purtroppo aperte le discussioni circa l’opportunità di sfruttare le indubbie economie derivanti dall’uso di macchine per la potatura meccanica, come pure si debba spesso patire l’obbligo di dover ricorrere a manodopera a basso costo caratterizzata però da scarsa preparazione professionale.

Terminata la sessione relativa alle tecniche agronomiche di gestione dell’impianto, Luca Serrati, Technical Manager di Syngenta, ha quindi aperto la sessione più tipicamente fitoiatrica della giornata, rivisitando le caratteristiche chimico-fisiche di metalaxyl-M. Per fronteggiare i continui mutamenti comportamentali della peronospora, che muta e si adatta in modo continuo, è necessario adottare strategie integrate di gestione sia del vigneto ma anche della difesa e della nutrizione. Inoltre, anche i mutamenti climatici hanno influito sull’andamento della malattia e sui limiti per l’agricoltore di dover spesso ‘inseguire’ infezioni che si sviluppino in condizione di piovosità prolungata, evento che rende impossibili trattamenti di tipo preventivo. Tre sono i tipi di armi utilizzabili: prodotti di contatto, citotropici e sistemici. Da prove eseguite in condizioni controllate, un prodotto sistemico come metalaxyl-M mostra rispetto agli altri principi attivi un più rapido assorbimento nei tessuti, come pure un’ancor più rapida diffusione nelle foglie. Anche la diffusione acropeta verso l’apice del tralcio mostra essere significativa, a patto di raggiungere col trattamento tutte le parti della pianta, compresi gli internodi. Ovviamente, il dilavamento lascia del tutto indifferente metalaxyl-M a partire da 2 ore dall’applicazione, essendo già assorbito nei tessuti. L’azione translaminare è eccellente, e questo consente un ottimo controllo della malattia sulle foglie. Circa gli aspetti curativi, sempre in prove eseguite in ambiente controllato, metalaxyl-M riesce a contenere parzialmente la malattia fino a 4 giorni dall’infezione. Ciò non deve ovviamente indurre ad utilizzare il prodotto in campo aperto in condizioni così estreme.
Quindi, cosa accade in pieno campo utilizzando miscele a più vie? In test condotti in collaborazione con numerosi Enti Ufficiali, Ridomil Gold (metalaxyl-M + mancozeb) ha mostrato livelli di protezione delle foglie paragonabile ai migliori standard di riferimento attualmente riconosciuti come leaders di questo segmento. Anche la protezione su grappolo si è mostrata eccellente persino in condizioni di pressione della malattia molto elevata.
In caso di trattamento di soccorso, l’indicazione agronomica è pertanto quella di utilizzare una miscela capace sia di stoppare le eventuali infezioni in corso che di proteggere le parti verdi ancora non infettate.

Scendendo sempre più negli aspetti legati alle caratteristiche del prodotto, Luca Veronesi, Crop Manager vite di Syngenta, ha presentato quindi Ridomil Gold nelle sue caratteristiche innovative della formulazione Pepite®: a base di Metalaxil-M, Ridomil Gold è un antiperonosporico commercializzato da Syngenta in differenti miscele nelle quali lo storico sistemico è stato miscelato con altri consolidati prodotti di contatto quali Mancozeb, Folpet e Rame.
La sua efficacia è da tempo apprezzata per il controllo di numerosi patogeni appartenenti alle famiglie delle Peronosporaceae e Pythiaceae: Phytophthora, Plasmopara, Pythium, Bremia, Peronospora, Pseudoperonospora e Sclerophthora.
Rispetto ai tradizionali granuli idrodisperdibili, il processo produttivo alla base della formulazione Pepite® utilizza temperature molto più basse. Inoltre, il granulo si forma lentamente, accrescendosi per strati successivi (stratificazione ‘a cipolla’), garantendo così una grande resistenza allo sfregamento (pochissima polvere) e un’ottima porosità superficiale che migliora la solubilità rispetto ad altri granulari ‘standard’. In acqua, infatti, il granulo di Ridomil Gold Pepite® letteralmente ‘esplode’, liberando celermente nel mezzo il prodotto perfettamente solubilizzato.
Nei magazzini aziendali, le caratteristiche del prodotto garantiscono una maggiore conservabilità anche in condizioni di freddo o umidità, pur essendo sempre da preferirsi condizioni di stoccaggio adeguate. Per l’agricoltore Ridomil Gold Pepite® è facile da dosare e manipolare, come pure il contenitore resta completamente vuoto e pulito (niente risciacqui e facile smaltimento).
Al termine della giornata, numerose sono state le domande e le richieste di approfondimento circa gli interventi legati alle tecniche di potatura, toccando anche temi quali quello della corretta scelta dei portainnesti.
Per ulteriori informazioni: Syngenta Crop Protection - Via Gallarate, 139 - 20151 Milano (MI) - Tel: 02 334441 - Fax: 02 3088380