Sono moltissime le piante infestanti che riescono ad adattarsi all'ambiente urbano, non solo nei parchi e nelle aiuole, ma anche sui marciapiedi, sugli asfalti stradali, ai bordi degli edifici, e in prossimità degli scoli di drenaggio. Studi recenti hanno censito in Italia 1.600 specie diverse, accomunate dalla capacità di crescere in ambienti poco ospitali. In centro ed in periferia le associazioni vegetali possono ostacolare la viabilità, la pulizia delle strade e la fruibilità dei cartelli stradali, occludere griglie e tombini e impedire la regimazione delle acque. Inoltre alcune infestanti cittadine sono capaci di scatenare fenomeni allergici. Combatterle non è facile, la legislazione che regola i trattamenti fitosanitari in area urbana è molto severa, per garantire la salute dei cittadini e il rispetto dell'ambiente. 

L'impiego di mezzi fisici basati sull'uso di elevate temperature può costituire un'alternativa interessante. Se ne è parlato a San Piero a Grado (Pisa) lo scorso 9 febbraio, in una giornata di studio dal titolo 'Contrasto con mezzi non-chimici alle piante infestanti in ambito urbano' (on line gli atti), organizzata dal Centro Interdipartimentale di Ricerche Agro-ambientali 'Enrico Avanzi' dell'Università di Pisa e dall'Arsia, in collaborazione con l'Associazione Direttori e Tecnici Pubblici Giardini.

L'argomento è stato oggetto di sette interessanti relazioni, tenute da docenti della Facoltà di Agraria e della Scuola Superiore Sant'Anna e da funzionari pubblici. Il convegno ha visto la partecipazione di oltre 80 tecnici, ricercatori, funzionari della pubblica amministrazione, rappresentanti del mondo imprenditoriale e studenti, interessati a diverso titolo alla gestione del verde pubblico.

 

Macchine per il pirodiserbo

La maggior parte degli interventi è stata dedicata al controllo fisico delle infestanti, in particolare alle macchine per il pirodiserbo progettate dalla Sezione Meccanica Agraria e Meccanizzazione Agricola del Dipartimento di Agronomia e Gestione dell'Agroecosistema di Pisa. Il pirodiserbo non è una novità assoluta: i primi sistemi furono messi a punto in America nell'800, per contrastare il giacinto d'acqua, che al tempo sembrava insensibile a tutti i trattamenti. Solo il calore riuscì a indebolire il rizoma, permettendo il controllo di questa specie vigorosa.

Il sistema è fondamentalmente basato sull'utilizzo di particolari bruciatori alimentati a GPL. Durante il trattamento le aree investite dalla fiamma libera, prodotta dai bruciatori stessi, raggiungono temperature elevatissime, dai 1000 ai 2000 °C, per un tempo variabile da 0,1 a 0,7 secondi. In queste condizioni i tessuti vegetali subiscono un vero e proprio 'shock termico', consistente in una istantanea lessatura, anche se i risultati appaiono evidenti e 'visibili' qualche tempo dopo (in media 5-10 giorni). I consumi di GPL e l'impiego di manodopera sono proporzionali alla copertura e soprattutto alla biomassa delle specie spontanee presenti.

Il gruppo di lavoro coordinato dal professor Peruzzi ha messo a punto macchine operatrici di diverse dimensioni e capacità di lavoro: dalle attrezzature spalleggiate alle macchine semoventi (con operatore al seguito o a bordo) e portate, comunque adattate ai nostri ambienti. Il sistema ha una struttura modulare ad ampia flessibilità, ad esempio è possibile applicarlo anche ad un piccolo motocarro, tipo 'Ape - Piaggio'. Al metodo è stato assegnato il premio Toscana ecoefficiente 2007-2008, per la capacità di coniugare sviluppo, innovazione e rispetto dell'ambiente. La sperimentazione, iniziata nel 2004, è stata portata avanti su differenti tipologie di pavimentazione e substrati in zone urbane e periurbane di Pisa e Livorno. Il pirodiserbo è stato confrontato con le tradizionali strategie di lotta: diserbo chimico, asportazione manuale e sfalcio.

 

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Un momento della presentazione delle macchine operatrici per il pirodiserbo a San Piero a Grado (Pisa)

Pirodiserbo - Pisa
 

Pirodiserbo, un'ottima alternativa...

Peruzzi ha ricordato i problemi legati al diserbo chimico. Nella pratica comune vengono impiegate dosi di formulato molto maggiori di quelle riportate in etichetta. Spesso i prodotti vengono distribuiti con attrezzature non adeguate che comportano effetto deriva; inoltre, su superfici dure la degradazione dei principi attivi è molto lenta. Il principio attivo più usato è il 'glyphosate', inefficace sulle piante nei primi stadi di sviluppo ed, ormai, su oltre 30 specie tolleranti o resistenti. 

Christian Fiasconi ha ricordato come l'uso del descespugliatore comporti sempre la necessità di raccogliere e di 'smaltire' la massa sfalciata e come il sistema risulti poco efficiente quando impiegato su piante di piccola dimensione e su specie a comportamento prostrato. L'impiego di questa tecnica è inoltre connesso a frequenti ed importanti episodi di danneggiamento alle superfici dure trattate (particolarmente gravi nel caso di pavimenti antichi e storici).

 

Attrezzature per il pirodiserbo: dove trovarle in Italia? Quali investimenti?

Secondo Mirco Branchetti, del Comune di Livorno, è ancora difficile reperire sul mercato attrezzature per il pirodiserbo. Inoltre, al momento non esistono ditte in grado di fornire un servizio 'chiavi in mano', e questa circostanza rende difficile per le municipalità una definizione rigorosa dei costi. Per ciascuna tecnica oltre ai risultati qualitativi dell'intervento sono stati valutati costi, consumi e impiego di manodopera. Nel caso del pirodiserbo i consumi sono elevati nelle prime fasi di utilizzo, mentre, grazie all'effetto di contenimento della flora potenziale, già a partire dal secondo anno di impiego di questa strategia appare possibile ridurre sensibilmente gli impieghi di manodopera e di GPL e quindi i costi di esercizio. Per questo si parla di 'effetto autocatalitico' conseguente ad una applicazione prolungata dei trattamenti termici. Grazie al bassissimo impatto ambientale, gli interventi possono essere eseguiti in qualsiasi momento. Altro vantaggio di non poco conto consiste nella possibilità di operare senza conseguenze negative, sia in prossimità degli alberi, sia direttamente su tutti i 'manufatti' normalmente presenti in area urbana (panchine, lampioni, cartelli, etc.).

 

Ed in Europa?

I ricercatori coinvolti in queste esperienze hanno ricordato che in tutta l'Europa del nord il diserbo delle aree urbane è prevalentemente affidato a sistemi non-chimici. Al riguardo, nelle zone periferiche si impiegano macchine equipaggiate con spazzole rotanti su asse orizzontale o verticale, dotate di setole realizzate in vetroresina o in metallo caratterizzate da un effetto particolarmente abrasivo. Sulle piste ciclabili vengono utilizzati sistemi ad aria calda ad acqua calda ed a vapore.

Relativamente a queste ultime applicazioni, il Daga ha progettato e realizzato una macchina semovente in grado di distribuire vapore per il controllo delle infestanti presenti sugli argini che verrà testata prossimamente nel Comune di San Giuliano Terme e, probabilmente, nel consorzio di bonifica del Padule di Bientina, che a questo proposito ha già manifestato un forte interesse.

 

A chiusura della giornata di studio sono state presentate alcune delle macchine operatrici progettate dal gruppo di studio pisano. Grazie all'accordo con una azienda meccanica nazionale, esse potrebbero essere in commercio già in autunno.

 

A cura di Rosalba Risaliti, Centro Interdipartimentale di ricerche agro-ambientali "Enrico Avanzi",
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