A che punto è il biologico? Per chiarirmi le idee ho fatto quattro chiacchiere con il vecchio amico Paolo Carnemolla, segretario generale di FederBio e senza ombra di dubbio da decenni una delle colonne del biologico italiano. Dopo l'approvazione della legge 23, operativa dal 7 aprile di quest'anno si è finalmente avuta una definizione del ruolo del biologico in Italia.

 

Un ruolo oggi molto importante, che vedrà ulteriori evoluzioni anche per effetto delle strategie comunitarie Green Deal e Farm to Fork che disegnano per l'agricoltura biologica un ruolo decisivo: la produzione biologica dovrà arrivare al 25% del totale entro il 2030. Le strategie hanno condizionato ovviamente la nuovo Pac che vedrà dotazioni aggiuntive importanti fra il 2023 e il 2027.

 

Per il periodo 2024-2027 il Piano Strategico Nazionale ha spostato allora dal primo al secondo pilastro importanti risorse per la conversione e il mantenimento della coltivazione con metodi biologici.

 

Ora il problema è il mercato, vista anche la crisi: il biologico ha avuto negli ultimi tempi una battuta di arresto dopo due decenni di incessante aumento. Quale effetto avrà il futuro aumento dell'offerta? Vi sarà la domanda per sostenere il mercato? Paolo mi spiega che, anche per affrontare il mercato, le risorse ci sono.

A cominciare da Horizon, il Programma Quadro dell'Unione Europea per la Ricerca e l'Innovazione che sarà destinato per il 30% al biologico. E poi non poche risorse per la promozione e per i progetti di filiera.

Oggi secondo Carnemolla è necessario aumentare la trasparenza del mercato, garantire un metodo, definire regole all'interno della filiera e promuovere.

Per questo (e per meglio accedere ai fondi europei) sarebbe oggi necessario per il settore un organismo interprofessionale. Come noto le organizzazioni interprofessionali (Oi) raccolgono intere sezioni o anche tutta una filiera - dagli agricoltori, ai trasformatori e distributori fino ai dettaglianti. Le Oi hanno la finalità di riunire i soggetti attivi nell'intera catena produttiva facilitando il dialogo, promuovendo le buone pratiche e la trasparenza del mercato.

 

Adesso è chiaro: per il biologico bisogna organizzarsi