Il vino in Toscana è sempre di più bio. E non è una moda.
Negli ultimi tre anni la superficie vitata a biologico è aumentata del 38%, passando da 9.243 ettari agli attuali 12.772 ettari, pari all'8,7% della superficie biologica complessiva. Sono questi i dati comunicati da Cia Toscana e Anabio nel corso di un convegno tenutosi a Montepulciano a fine ottobre.

Una crescita che interessa anche le grandi denominazioni senesi famose nel mondo. Ormai il 20% delle produzioni di Brunello di Montalcino sono biologiche, e il Vino Nobile di Montepulciano è già arrivato al 18%.

"Il biologico non è sicuramente una moda per quanto ci riguarda – ha sottolineato il presidente Cia Toscana Luca Brunelli dal momento che con circa duemila aziende agricole certificate, rappresentiamo oltre il 40% delle aziende biologiche in Toscana e molte di queste sono vitivinicole, un dato di grande responsabilità per noi. Nell'attuale Piano di sviluppo rurale sono destinati a questo settore oltre 120 milioni di euro. Come Cia condividiamo la scelta di far crescere il biologico; crediamo nelle indicazioni che insieme alla regione abbiamo costruito, con il tentativo di raddoppiare questa pratica agronomica. Il bio ha un ruolo importante ormai, e la Cia è e sarà sempre presente e propositiva".

Per il presidente Cia Siena Luca Marcucci  "Il biologico è una realtà ormai presente e consolidata nella nostra provincia, qui è prima di tutto la professionalità degli agricoltori a fare la differenza e la qualità. Montepulciano è uno dei comuni che fin dall'inizio ha creduto nel biologico, e la grande qualità delle aziende vitivinicole lo dimostrano ogni giorno".

E Siena si rivela la provincia leader. Gli ultimi dati del Servizio fitosanitario della Regione Toscana, del settembre 2016, ricordano che sono 1.837 i viticoltori biologici in Toscana, il 37% degli operatori biologici regionali e tra le province con maggiore estensione di superfici a vigneto biologico c'è Siena con oltre 5000 ettari, seguita da Firenze con 3500 ettari e da Grosseto con 2000 ettari.

Se poi si analizzano le vendite - ha sottolineato Alessandra Alberti, tecnico di Cia Toscana - nel 2015 hanno raggiunto complessivamente 205 milioni di euro. Il giro d'affari è realizzato per un terzo sul mercato interno in tutti i canali di vendita, dalla grande distribuzione ai negozi bio, passando per enoteche e vendita diretta, mentre il resto va nei mercati esteri".

Che il biologico in Toscana non sia più una moda lo ha ribadito Piero Tartagni, coordinatore regionale di Anabio toscana, che afferma: "Il biologico ormai è un settore della nostra agricoltura sempre più strutturato, basti pensare che la superficie media vitata di un'azienda bio in Toscana è superiore di circa quattro volte rispetto alla superficie vitivinicola media".

Dall'incontro è emersa forte la consapevolezza che il biologico, a partire dall'agricoltura e dal cibo, ma anche in tutte le sue altre declinazioni produttive, possa diventare un potente traino per tirare fuori risorse molto importanti per il Paese, alimentando lavoro e indotto.

Tra le criticità del comparto, segnalate dal presidente nazionale della Cia Dino Scanavino e dal presidente di Anabio Federico Marchini c'è la necessità di riorganizzare la rappresentanza politico-professionale del mondo produttivo, oggi troppo frammentata e dispersa in un numero eccessivo di sigle territoriali. Questo per sostenere al meglio il comparto biologico, assieme a ministero e regioni, affinché esca definitivamente dal ruolo di nicchia e diventi il nuovo paradigma produttivo, diventando il modello di produzione di riferimento.