Crif Ratings e Wine Monitor Nomisma costituiscono un Osservatorio permanente dedicato all’analisi dei tassi di default delle imprese vinicole italiane. I default oggetti di analisi saranno quelli pubblici e quelli Basilea “past-due-90”, con un aggiornamento semestrale. I tassi sono calcolati come numero di default rilevati nei 12 mesi antecedenti all’ultimo trimestre dell’anno considerato rispetto alla popolazione esistente all’inizio del periodo.

Il default pubblico riguarda le imprese che versano in uno stato avanzato di crisi ovvero quelle che si trovano ad esempio in situazioni di concordato preventivo, liquidazione coatta amministrativa, bancarotta fraudolenta, fallimento o stato di insolvenza. Il Basilea “past-due-90” è relativo invece alla segnalazione di incagli e sofferenze bancarie delle imprese (crediti scaduti o sconfinanti da più di 90 giorni).

L’Osservatorio, già partito con i primi dati, ha rilevato come i tassi di default nel settore vinicolo italiano risultino ampiamente al di sotto della media registrata per l’intero Food & Beverage. Ciò è evidente sia con riferimento a incagli e sofferenze bancarie che per le procedure concorsuali o pregiudizievoli. Nel 2015 i tassi di default Basilea e pubblico del settore vino si attestano rispettivamente al 3,9% e 0,5%, inferiori a quelli del comparto complessivo del Food & Beverage, ovvero il 4,4% e lo 0,9%. Crif Ratings osserva poi come per le imprese dell'agroalimentare, e vitivinicole in particolare, il mercato obbligazionario domestico (i minibond) potrebbe costituire un importante canale di finanziamento.

Ad oggi restano numericamente poche le Pmi del settore agroalimentare che hanno intrapreso la strada dei minibond - spiega Paolo Bono, associate di Crif Ratings - in realtà il settore avrebbe un enorme potenziale di emissione, soprattutto con riferimento alle tante produzioni merceologiche oggetto di maturazione, invecchiamento e stagionatura (vino, formaggi, salumi, tanto per citarne alcuni)".

Queste attività richiedono una rilevante immobilizzazione di capitale circolante (elevato valore delle rimanenze di magazzino); allo stesso tempo i ricavi e i gli incassi si concretizzano con mesi o anni di ritardo rispetto al momento in cui si sostengono i costi. In queste condizioni, per un’impresa risulta determinante accedere a forme di finanziamento a medio e lungo termine.

Dal momento che sul fronte bancario le criticità non mancano, il mercato obbligazionario potrebbe essere una valida alternativa. A maggior ragione se la presenza di magazzini pregiati può ridurre i tassi di interesse dell’emissione. Nel gennaio 2016 un caseificio modenese ha emesso un minibond concedendo come garanzia le proprie forme di Parmigiano Reggiano. Un’esperienza replicabile anche al mondo del vino dove le aziende potrebbero ridurre il costo del debito garantendo il minibond con le proprie bottiglie.