L’Italia comunica alla Ue che non vuole coltivare Ogm e sulla stampa generalista la notizia si riverbera in un lampo. Peccato che lo spazio dedicato a chi esulta sia enorme, quello lasciato ai ricercatori e ai tecnici – che agli Ogm sono favorevoli – sia alquanto risicato. Talvolta assente.

La disinformazione si fa anche così, mettendo in risalto (e in chiaro) i commenti di Slow Food, Coldiretti, Greepeace, e mettendo nelle sezioni a pagamento quelli di persone come Elena Cattaneo, ricercatrice e senatrice a vita. Oppure lasciando 3-righe-3 ai commenti di ricercatori come Roberto Defez, biotecnologo del Cnr di Napoli. Il popolino deve infatti continuare ad ascoltare solo le solite campane demagogiche, facendo in modo che la voce della Scienza sia ridotta a un flebile sussurro.

Su AgroNotizie si cerca di dare invece spazio soprattutto a quest’ultima, intervistando proprio Roberto Defez, il quale non lesina le critiche a una decisione reputata scellerata.
 
Caro Defez, come avrebbe detto mio nonno, ce lo siamo presi in tasca…
Com'era largamente previsto, il Governo italiano ha adottato la clausola che consente ai singoli Stati europei di vietare tutte le coltivazioni di tutti gli Ogm. Alfonso Pecoraro Scanio e Gianni Alemanno ora possono dire di avere un degno erede in Martina”.

In effetti, l’avversione ministeriale agli Ogm è quanto di più trasversale vi sia nella politica italiana. Oltre ai succitati ministri, hanno sempre speso parole negative anche Luca Zaia e Nunzia De Girolamo. Forse, ma forse, l’unico che non si è mostrato particolarmente allineato con la voce del “tipico è bello” è stato Giancarlo Galan. Ma la musica non è certo cambiata per questo…

Già. Ma la vera notizia non è la comunicazione italiana alla Ue: come dice uno degli aforismi che aprono il libro ‘Ki ti paga’(1), quando il dito indica la Luna, la persona saggia non guarda né il dito né il satellite, ma cosa stia facendo l’altra mano nel frattempo”.

E l’altra mano in questo caso di chi sarebbe?
L’altra mano è del ministro Martina, il quale ha trasferito a Bruxelles il suo bisogno di vantarsi presso l’elettore italiano di aver costruito un diga invalicabile contro la sola coltivazione di mais Ogm del tipo Bt in Italia. Peccato che al tempo stesso il lavoro sporco e impopolare lo debba continuare a fare l’Unione Europea”.

Un lavoro sporco in che senso?
Il lavoro sporco consiste nel continuare a permettere il libero ingresso di oltre trenta milioni di tonnellate di soia quasi tutta Ogm in Europa ogni anno. Senza questa soia non ci sarebbe zootecnia in Europa. Alla soia si aggiunge anche parte del mais che ora è Ogm, ma siccome oltre lo 0,9% di Ogm in una confezione rendono tutto completamente Ogm, l’effetto finale è che quasi tutti i mangimi sono Ogm sia per soia che per mais ed in parte anche per i semi di cotone. Così Bruxelles, agli occhi del popolo, è cattiva e venduta alle multinazionali, mentre noi Italiani siamo immacolati come delle mammole”.
 
Qualcosa mi dice che però così non è…
La realtà è che i governi nazionali hanno spartito la torta con le aziende sementiere: a queste va il 90% del business, ossia la mangimistica, a noi i prodotti tipici, di nicchia, e un po’ di finzione scenica. A pagare questo inganno i due vasi di coccio di questa partita: gli imprenditori agricoli, cui viene sottratta la libertà d’impresa e la possibilità di competere sui mercati, e gli scienziati cui viene chiesto di non pensare [e magari anche di non parlare, nda]. Ma senza innovazione di prodotto questo Paese non riuscirà a risollevarsi e creare occupazione. Staccare la ricerca dall’agricoltura è un delitto che pagheranno per decenni le future generazioni, un debito che stiamo già da anni caricando sulle loro spalle. Per chi avesse dubbi ritengo esemplare il paragone tra i due testi pubblicati sabato in prima pagina su Repubblica a firma del guru Carlin Petrini di Slow Food e della scienziata Elena Cattaneo" (Leggi l’articolo) .
 
Ci accomiatiamo da Roberto Defez, ripensando alla frustrazione che un ricercatore deve patire di fronte alla vittoria di vere e proprie mistificazioni dei fatti, operate da una politica e da un associazionismo para-cultural-ambientalista che hanno tutto l’interesse a lasciare l’Italia nell’arretratezza tecnologica in cui versa.

Le risposte scientifiche ai mantra fumosi su biodiversità, tipicità, qualità, sono state già condivise e verranno riproposte in uno specifico articolo attualmente in preparazione.
Nel frattempo, in altre sedi, si è già commentato il gesto italiano con l’unica forma espressiva che esso merita, ovvero quello delle favole. Perché tanto, pare proprio che gli Italiani sappiano ormai ascoltare solo queste.
 
(1) “Ki ti paga?” è un libro scritto sui falsi miti e le menzogne imperanti su agrofarmaci, biologico e Ogm.