È il bilancio dell'attività dei Nuclei antifrodi carabinieri (Nac) del Comando Carabinieri Politiche agricole per il 2013.
Sul fronte delle frodi alimentari, i controlli sulla filiera sono stati orientati a contrastare i fenomeni della contraffazione dei prodotti agroalimentari, le nuove forme di illegalità che riguardano i falsi marchi Dop/Igp/Stg e biologico e le violazioni alle norme su etichettatura, tracciabilità e sul made in italy.
L'attività svolta ha evidenziato un aumento dei sequestri di etichette/packaging illegali che nel 2013 è stata pari a 3.367.846 unità (634.000 nel 2012 + 431%) e dei sequestri di prodotti agroalimentari irregolari: 9,7 mila tonnellate (7,1 mila nel 2012, + 34%).
Per quanto riguarda le frodi Ue, il 70% dei finanziamenti passati al setaccio è risultato frutto di attività illecita legata a false fatturazioni di operazioni inesistenti, fittizie intestazione di terreni e di "titoli". È di oltre 28,3 milioni (+ 249% rispetto agli 8.105.753 Eu del 2012) il valore di finanziamenti illeciti ai danni dell'Ue e di altre sovvenzioni e contributi previdenziali accertati. Sono inoltre stati sottoposti a sequestro oltre 6,7 milioni (+ 161% rispetto ai 2.583.891Eu del 2012) di beni immobili, conti correnti e altri valori finanziari, sottratti al circuito illegale.
Filiera agroalimentare, contraffazione e sequestri
Nel complesso i sequestri operati per contraffazione di prodotti agroalimentari ammontano a 9.586,1 ton. nel 2013 (+ 34% rispetto alle 7.142,4 ton. del 2012), e a 3.367.846 etichette/packaging illegali(+431% rispetto alle 634.193 del 2012).
Nel corso del 2013 sono stati operati i sequestri di:
- 9.308 tonnellate di vino non conforme ai disciplinari di produzione, non tracciato e, in alcuni casi, risultato adulterato con varie sostanze non consentite, acqua ed etanolo; in particolare nel periodo natalizio sono stati ritirati dal mercato 37.000 ettolitri di vino sfuso e 150.000 bottiglie di vino spumante adulterato che stava per essere immesso in circolazione proprio durante le festività peraltro insieme ad un circuito illegale di falso “champagne”;
- 137 tonnellate di produzioni conserviere e 7 tonnellate di prodotti ortofrutticoli per violazioni alle norme su etichettatura, tracciabilità e indebita evocazione di marchi dop/igp e biologico;
- 14 tonnellate di olio extravergine d'oliva contraffatto e prodotto in violazione delle norme su etichettatura e tracciabilità;
- 1.050 ettolitri di falso aceto biologico non conforme ai disciplinari di produzione;
- 12 tonnellate di latte vaccino e bufalino privo di tracciabilità ed altre 64 tonnellate di prodotti lattiero-caseari
irregolari; alle analisi di laboratorio alcuni campioni sono risultati positivi anche alla “furosina”, elemento indicatore della introduzione di latte in polvere o comunque non conforme ai disciplinari dei prodotti di qualità;
- 7 tonnellate di paste alimentari lavorate ed altri preparati alimentari con indebite evocazioni di marchi Dop/Igp.
Il falso "made in Italy"
Tra gli illeciti più rilevanti:
- la commercializzazione di salumi calabresi a marchio Dop, in realtà risultati prodotti con carni olandesi;
- un circuito di vendita nei duty free aeroportuali di prosciutti con denominazioni nazionali ed evocazioni del tricolore, in realtà prodotti con carni provenienti dalla germania;
- la commercializzazione come “prodotto locale di eccellenza” di falso tonno di mattanza nazionale in olio extravergine, in realtà risultato importato da malta e conservato in olio raffinato;
- alcuni circuiti di vendita di carni e prodotti ortofrutticoli etichettati di origine italiana, in realtà provenienti dalla francia.
La contraffazione all'estero
Sul circuito del falso made in italy all’estero, i Nuclei antifrodi carabinieri hanno segnalato alla rete di cooperazione internazionale di polizia 70 tipologie di prodotti contraffatti e falsamente evocanti marchi nazionali di qualità tra cui i vini, formaggi Dop, falso aceto balsamico Igp ed altri prodotti contraffatti venduti anche sul web.
Un risultato importante nel 2013 è stato ottenuto in gran bretagna ove è stato imposto il definitivo blocco della commercializzazione dei “wine-kit”, prodotti liofilizzati ottenuti con estratto di mosto posti in vendita in improbabili “kit di autoproduzione” etichettati con noti marchi di vini nazionali. un nuovo circuito di contraffazione del made in italy è stato individuato invece in Nuova Zelanda, Australia e Canada riguardante i c.d. “cheese kit”, confezioni contenenti anche in questo caso kit di autoproduzione che pretendono di replicare prodotti caseari tipici italiani, come la mozzarella, l’Asiago, la ricotta, commercializzati anche sul web con accattivanti confezioni richiamanti l’italianità e l’originalità dei prodotti (ricorrente è il richiamo al tricolore e alla denominazione “italian cheese”).