Presentata a Roma, presso la sala Cavour del Mipaaf, l'undicesima edizione del Rapporto Ismea-Qualivita sulle produzioni agroalimentari italiane Dop, Igp e Stg, realizzato con la collaborazione di Aicig e Accredia.
All'evento hanno partecipato Arturo Semerari, presidente Ismea; Cesare Mazzetti, presidente Fondazione Qualivita; Alberto Mattiacci, Università di Roma "La Sapienza"; Fabio del Bravo, dirigente Ismea; Filippo Trifiletti, direttore generale Accredia; Giuseppe Vadalà, dirigente Sicurezza agroalimentare Cfs; Stefano Vaccari, capo Dipartimento Icqrf; Maurizio Delli Santi, comandante Carabinieri Politiche agricole e alimentari; Mauro Rosati, direttore Fondazione Qualivita.
Le conclusioni sono state tratte da Giuseppe Liberatore, presidente Aicig; Luca Sani, presidente Commissione Agricoltura della Camera e Paolo De Castro, presidente Comagri.

Vera e propria fotografia dello scenario dei consumi alimentari nazionali di prodotti certificati, il rapporto 2013 si propone come un utile strumento di analisi del contesto macroeconomico attuale in relazione ai volumi produttivi, ai valori economici, ai canali di vendita e all'export dei vari comparti. Non manca una puntuale segnalazione delle novità legislative italiane ed europee del settore e un quadro delle normative sulle nuove registrazioni e sull'approvazione di modifiche ai disciplinari di produzione.

Il podio della classifica Qualivita di quest'anno, che misura le performance economiche dei 261 prodotti italiani a denominazione di origine, vede al primo posto - a pari merito - il Grana Padano Dop e il Parmigiano Reggiano Dop, seguiti al terzo posto dal Prosciutto di Parma Dop.
New entry della top 15 l'Asiago Dop, che soppianta il Toscano Igp.

Notevoli e sostanzialmente tutti positivi i numeri del rapporto: dei 1.209 prodotti certificati a livello globale, solo 15 sono riferibili a prodotti di Paesi non europei, a dimostrazione che la via della certificazione e della qualità è sostanzialmente riferibile a un modello sostanzialmente comunitario che inizia solo ora a prendere piede. In Europa l'Italia, con i suoi 261 marchi certificati e 80321 operatori guida il trend.
Il settore registra una produzione di 1,3 milioni di tonnellate per un fatturato di sette miliardi di euro, che si traducono i un fatturato totale al consumo di 12,6 miliardi.
Il Grana Padano, con i suoi 1.790 milioni di euro, si consacra primo prodotto DO al mondo per fatturato alla produzione.
Importanti anche i numeri dei controlli, con un totale di 58.074 visite ispettive e 79.193 controlli analitici.

"I controlli sono fondamentali per la nostra credibilità all'estero - ha dichiarato Filippo Trifiletti -. Il nostro modello, che funge da riferimento in tutta Europa, si sta dimostrando vincente". Il sistema di controllo, come sottolineato anche da Mazzetti e Mattiacci, è estremamente strutturato e in grado di garantire la qualità sotto ogni punto vista. Per la sua efficienza rappresenta il primo elemento di garanzia del made in Italy sui mercati esteri e dovrebbe essere interpretato dai diversi stakeholder non più come voce di costo, ma come un investimento a cui si deve aggiungere al più presto una maggiore incisività nella comunicazione e un maggiore sostegno da parte delle istituzioni.

“La politica si sta muovendo con decisione verso la tutela e la promozione del made in Italy – ha dichiarato l’on. Luca Sani nel suo intervento –. Nella nuova legge di stabilità è ricomparsa, dopo anni di latitanza, la parola agricoltura declinata non solo per quanto riguarda la questione dell’Imu, ma anche in una prospettiva di attività diverse su cui c’è accordo generale e che stiamo valutando nell’ottica delle coperture finanziarie. In un quadro più generale - ha concluso Sani - si punta a svolgere il proprio ruolo autonomo nei confini della Pac, e ad avviare un lavoro che porti a un corpus normativo funzionale e omogeneo, che impegni il governo anche in ruoli – come quello dello sviluppo rurale  -  sinora negletti”.

“Quello appena trascorso
– ha detto l’on. De Castroa Bruxelles è stato un anno particolarmente pieno, culminato con il varo del Pacchetto qualità e con l’introduzione della difesa ex officio. Il problema non è all’interno dei confini europei, ma all’esterno. Ci sono situazioni in cui i negoziati commerciali si possono sbloccare solo se l’Europa è in grado di mettere in campo tutto il suo peso politico ed economico”.

Un’Europa che, secondo De Castro, sta vedendo il proprio baricentro spostarsi verso il Mediterraneo e dove, dopo il Pacchetto qualità, è in arrivo il ‘Pacchetto promozione’, che si preannuncia molto interessante per l’Italia ma che, a fronte di oltre 300 miliardi di euro di esportazioni, viene finanziato con soli 60 milioni.