Ad appena vent’anni Andrea Barbetta di Sant’Elena, in provincia di Padova, ha scelto di diventare imprenditore agricolo unendo le due aziende agricole dei nonni. A 22 anni ha coronato gli studi con la laurea in scienze e tecniche agrarie, alternando lo studio al lavoro. Ora che di anni ne ha 23,  è chiamato a rappresentare i giovani agricoltori di Coldiretti Veneto, oltre mille coetanei che condividono la stessa passione per la terra.
E’ lui il nuovo presidente di Giovani Impresa, l’organo di rappresentanza dell’associazione che raggruppa tutti gli associati “under 30”.  Prende il posto di Alberto Mantovanelli, tabacchicoltore veronese, vice delegato nazionale in carica da due mandati  e che lascia per sopraggiunti limiti d’età (32 anni).

"Il profilo di Andrea rispecchia esattamente questa nuova generazione che ha scelto la campagna come mestiere e scommessa di vita" nota Coldiretti. Sono gli alfieri dell’agricoltura 2.0, che affianca alla coltivazione le iniziative a servizio della società civile e delle istituzioni: accordi con le amministrazione pubbliche per il mantenimento del verde, vendita diretta al consumatore, fattorie didattiche e sociali. Si tratta di imprenditori a tutto tondo che sanno usare con disinvoltura i nuovi media, sono impegnati e attenti alle necessità del territorio in cui vivono. C’è chi prosegue l’attività di famiglia sperimentando nuove strade e chi si innamora dei campi senza una storia rurale alle spalle.

Le nuove forze della campagna veneta sono concentrate particolarmente nella provincia di Verona che rappresenta un terzo della gioventù dei campi. A seguire 'fanno numero' i neo contadini di Treviso, Padova e Rovigo. Più della metà di loro, già a 25 anni, è titolare d'azienda e il 20% è donna. Sono diplomati o laureati non necessariamente in scienze agrarie o forestali. Insieme agli altri mille della nuova generazione che ha scommesso in agricoltura, dal 2008 grazie al Programma di sviluppo rurale, hanno prodotto investimenti pari a 360 milioni di euro dei quali 180 di tasca propria, contribuendo a portare l’agroalimentare ad un valore della produzione lorda vendibile oltre la soglia dei 5 miliardi.