Promozione e sviluppo della qualità del settore agricolo e agroalimentare, tutela degli interessi nazionali in ambito comunitario e internazionale, nuova governance del territorio rurale e montano, razionalizzazione della spesa.
Sono questi i quattro assi strategici per il rilancio dell'agricoltura italiana che il ministro, Nunzia De Girolamo, ha presentato ieri alle Commissioni riunite Agricoltura di Camera e Senato.
Quattro linee programmatiche, e relative azioni, che la titolare del Mipaaf intende "promuovere e realizzare" nel corso del suo mandato, pue "in uno scenario di recessione e in una situazione di crisi in cui si accentuano fenomeni di speculazione finanziaria e di riduzione della domanda" ma con "l'indispensabile il coinvolgimento immediato, attivo e dinamico di tutte le Regioni e delle organizzazioni di categoria".

Si parte da un assunto: il sistema agroalimentare è una parte fondamentale dell'economia del Paese, nel quale l'agricoltura e la pesca rappresentano l'anello primario per un valore complessivo di quasi 267 miliardi di euro, quasi il 17% del Pil nazionale. 

"E' noto che nel 2012 - ha sottolineato il ministro - l'attività economica è progressivamente calata e il Pil, in termini reali, ha mostrato una sensibile contrazione (-2,4%). Le previsioni indicano il perpetuarsi di un andamento negativo per tutto il 2013 (-1,3%), mentre primi segni di  sono attesi a partire dal 2014 (+0,7%)".
Unico spiraglio positivo è dato dall'export, (+5,4% per le esportazioni agroalimentari) stimolato dalla domanda extra-Ue.
Non va meglio sul fronte delle imprese - per le quali si registra una riduzione di oltre 13 mila unità nel primo trimestre 2013 - e su quello occupazionale, con una diminuzione nello stesso periodo di circa 32 mila occupati su un totale di 781.000.

Promozione e competitività
In cima alla lista dei "to do" del ministro c'è la questione dell'accesso al credito. Il sistema creditizio destinato al settore agricolo negli ultimi 5 anni ha subito unaforte  contrazione: i 2,1 miliardi di credito agrario erogati in Italia nel 2012 si attestano sul livello più basso del periodo. Gli strumenti ci sono, ma non hanno prodotto i risultati attesi: il Fondo di garanzia è risultato poco appetibile e il Fondo credito, introdotto nel 2012, non è ancora decollato.
Di qui la proposta di istituire lo Sportello per i finanziamenti degli investimenti a favore del miglioramento della filiera agro-alimentare, e l'attuazione concreta attuazione delle disposizioni contenute nell'articolo 66 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n.1, in tema di dismissioni dei terreni demaniali, per favorire l'accesso alla terra da parte dei giovani.

Pac e interessi nazionali
"Fatte salve le decisioni che dovranno essere assunte a livello comunitario sul Quadro finanziario pluriennale, nel periodo 2014 - 2020, attraverso la Pac, al nostro Paese saranno destinati circa 52 miliardi di euro, corrispondenti a 7,4 miliardi di euro all'anno", ha detto De Girolamo. Di cui: 3,8 provenienti dai pagamenti diretti; 0,6 dalle Organizzazioni comuni di mercato di vino e ortofrutta; 3 dallo sviluppo rurale (compreso il cofinanziamento nazionale).
Per quanto riguarda i pagamenti diretti, una volta programmati, saranno erogati con regolarità e con meccanismi semi-automatici, quelli del settore ortofrutticolo saranno veicolati attraverso le Op, mentre quelli dell'Ocm vino e quelli dello Sviluppo rurale confluiranno in Programmi, la cui responsabilità è affidata unicamente alle Regioni. 
Lo Sviluppo rurale dovrebbe poter contare su una dotazione pari a circa 10,45 miliardi di euro, messi a disposizione dall'Unione europea attraverso il Feasr (Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale), praticamente 1,5 miliardi di euro in più rispetto all'attuale programmazione.
A questa dotazione si affiancherà il cofinanziamento nazionale, oggi mediamente pari a quello comunitario. Al finanziamento del programma dovrà concorrere anche l'Organizzazione comune di mercato del vino, con una quota variabile tra 30 e 40 milioni di euro annui, oltre allo Stato, con il cofinanziamento nazionale.
In questo modo si dovrebbe predisporre un programma con una dotazione complessiva nei 7 anni pari a circa 2 miliardi di euro.

Difesa del suolo
Il ministro intende raccogliere l'eredità del suo predecessore, Mario Catania, a favore della difesa del suolo agricolo e del recupero di aree e fabbricati rurali, impedendo il cambio di destinazione d'uso per i terreni che hanno ricevuto finanziamenti nazionali o comunitari e fissando criteri per invertire la tendenza alla cementificazione. 
"Rilevanza strategica" avranno il "riuso" e la "rigenerazione edilizia" del suolo edificato.

Tagli alla spesa e soppressione degli enti
"Ho intenzione di proseguire negli interventi di razionalizzazione delle spese e delle funzioni di competenza", ha sottolineato il ministro.
I principali interventi sugli enti collegati o controllati riguardano la soppressione dell'Agenzia per lo sviluppo del settore ippico (Assi) e dell'Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (Inran) nonché il riordino dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea)