E' dagli anni novanta che sui mercati europei si trovano in vendita dei tartufi proveniente dall'Asia. Tra questi compare spesso il tuber indicum, un parente prossimo del tartufo nero nostrano (t. melanosporum), con il quale divide molti caratteri morfologici e genetici, senza tuttavia possederne alcuna particolare qualita' organolettica, non sa di nulla e non profuma. A lanciare l'allarme sono i ricercatori dell'Istituto per la protezione delle piante (Ipp) del Consiglio nazionale delle ricerche di Torino che, durante un controllo in una tartufaia artificiale nelle vicinanze di Torino, dove una decina di anni fa erano state messe a dimora delle piantine vendute come micorrizate con t. melanosporum, hanno individuato Dna di t. indicum nel suolo e sulle radici. E' la prima volta che questa specie originaria dalla Cina viene identificata in un ecosistema europeo e dimostra come questa specie sia stata utilizzata, intenzionalmente o accidentalmente, per inoculare delle piantine da mettere a dimora in suoli italiani.
'Ci auguriamo che la ricerca del Cnr serva a mettere in moto una macchina di controlli capillari sul territorio per evitare che venga messo in difficolta' uno dei nostri fiori all'occhiello in campo agroalimentare e si blocchi sul nascere una pericolosissima invasione'
. Lo ha detto Fabio Rainieri (Lega) commentando i risultati dei controlli dei ricercatori del Cnr in una tartufaia artificiale nelle vicinanze di Torino.