L'accordo raggiunto alla conferenza dell'Onu sui cambiamenti climatici, tenutasi a Bali dal 3 al 14 dicembre scorsi, circa l'avvio di negoziati formali su un regime climatico per il periodo successivo al 2012 e su una 'tabella di marcia' che precisa le tappe di tali negoziati è stata accolta in modo favorevole dalle parti coinvolte.

La conferenza ha infatti stabilito la fine del 2009 come scadenza per il completamento dei negoziati in modo da permettere ai governi di ratificare e attuare il futuro accordo climatico entro la fine del 2012, termine della prima fase d'impegno in base al protocollo di Kyoto. La decisione riconosce esplicitamente i risultati della recente valutazione scientifica effettuata dal Comitato intergovernativo dell'Onu sui cambiamenti climatici (Ipcc - Intergovernmental panel on climate change) e riconosce che saranno necessari incisive riduzioni nelle emissioni globali di gas a effetto serra per impedire che il riscaldamento planetario raggiunga livelli di pericolo. La conferenza ha inoltre raggiunto decisioni importanti su diverse altre questioni, compresi l'avvio dei progetti dimostrativi per ridurre la deforestazione, il perfezionamento delle disposizioni volte ad istituire un fondo per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad adattarsi agli impatti dei cambiamenti climatici, e un incremento dei finanziamenti per il trasferimento di tecnologia negli stessi.

Il parere di chi era a Bali

Il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso ha accolto favorevolmente quest'accordo: 'Abbiamo lavorato duramente per ottenere questo risultato. E' un passo avanti molto importante. L'Europa è determinata a contribuire in tutti i modi possibili per realizzare dei progressi anche in futuro. Faccio appello a tutti i nostri partner affinché prendano sul serio questi impegni ed agiscano rapidamente. Infatti, esiste un solo pianeta. Insieme, i Paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo possono farcela'.

'La conferenza di Bali rappresenta un autentico passo avanti nella lotta contro il cambiamento climatico - ha detto Francisco Nunes Correia, ministro portoghese dell'ambiente e presidente di turno del Consiglio dell'Ue - 'è stata aperta la strada affinché la comunità internazionale possa avviare i negoziati volti a raggiungere un accordo globale sul clima entro fine 2009. La leadership europea è stata determinante al fine di ottenere questo risultato positivo e di assicurare che siano prese in considerazione in questo processo le recenti raccomandazioni scientifiche formulate dall'Ipcc'.

Stavros Dimas, Commissario europeo per l'ambiente, ha aggiunto: 'Sono stati negoziati difficili, ma siamo riusciti a trovare un accordo su una tabella di marcia per i negoziati che risponde alle esigenze principali dell'Unione europea. Abbiamo convenuto di iniziare negoziati che non verteranno soltanto sugli impegni per i paesi industrializzati, compresi gli Stati Uniti, ma che discuteranno anche le azioni dei paesi in via di sviluppo. Ci siamo altresì accordati per lavorare su una visione comune. Ora deve cominciare il lavoro più difficile. È fondamentale che l'accordo che sarà negoziato nei prossimi due anni sia sufficientemente ambizioso da impedire che il riscaldamento planetario raggiunga livelli pericolosi.

La 'tabella di marcia' stabilita a Bali

La conferenza ha convenuto di avviare negoziati formali fra le 192 parti contraenti della Convenzione quadro dell'Onu sui cambiamenti climatici (Unfccc - United Nations Framework Convention on Climate Change) sul corso di azione da adottare fino e oltre il 2012. Questi negoziati formali sostituiscono un processo di dialogo informale che ha avuto luogo negli ultimi due anni. Coinvolgeranno anche gli Stati Uniti, che hanno aderito all'Unfccc ma non al protocollo di Kyoto.
La decisione di avviare i negoziati fissa una 'tabella di marcia' che comprende gli elementi chiave del futuro accordo: una più incisiva azione sui cambiamenti climatici limitando o riducendo le emissioni; l'adattamento ai cambiamenti climatici; interventi sullo sviluppo e sul trasferimento di tecnologia; incremento delle risorse e degli investimenti volti a sostenere la riduzione e l'adattamento ai cambiamenti climatici. Sono previste quattro tornate di negoziati nel 2008, con inizio a marzo o aprile.

La decisione riconosce esplicitamente i risultati della recente quarta relazione di valutazione dell'Ipcc (AR4), sottolinea l'urgenza di affrontare i cambiamenti climatici espressa nella relazione e riconosce che sono necessarie riduzioni ingenti nelle emissioni globali per raggiungere l'obiettivo della convenzione di impedire livelli pericolosi di cambiamenti climatici. Su richiesta dell'Ue, inoltre, la decisione richiama una sezione della relazione che dimostra che da parte dei Paesi industrializzati sono necessarie riduzioni di emissioni dell'ordine di 25-40% al di sotto dei livelli del 1990 entro il 2020 per limitare il riscaldamento planetario a due gradi al di sopra dei livelli preindustriali.

Un'azione più incisiva per attenuare i cambiamenti climatici sarà l'elemento chiave dei negoziati. La tabella di marcia prevede gli impegni o le azioni dei Paesi industrializzati, che potrebbero comprendere obiettivi quantificabili per limitare e ridurre le emissioni. Anche i Paesi in via di sviluppo dovranno prendere provvedimenti, ma nel loro caso non è stato stabilito alcun obiettivo quantificato di emissioni.

Foto Courtesy IISD
Foto Courtesy IISD

In parallelo con i negoziati nell'ambito della convenzione sui cambiamenti climatici, le 176 parti aderenti al protocollo di Kyoto continueranno i negoziati già in corso sugli obiettivi post-2012 delle emissioni per i paesi industrializzati stabiliti nel protocollo. Per questa 'corsia' dei negoziati la conferenza di Bali ha convenuto un programma intensivo di lavoro per il 2008 al fine di accelerare i progressi.

Un riesame del protocollo in occasione della prossima conferenza sul clima dell'Onu, nel mese di dicembre 2008, contribuirà ad informare questi negoziati sui futuri impegni presi dai paesi industrializzati. L'Ue guarda a tale riesame come ad un'opportunità importante per rinforzare l'efficacia del protocollo per il periodo post-2012.
I negoziati condotti in entrambe le 'corsie', la Convenzione e il protocollo, saranno ultimati prima della conferenza dell'Onu sui cambiamenti climatici che si terrà a fine 2009 a Copenaghen. L'Ue e molte altre parti hanno insistito su questo termine simultaneo per assicurare un risultato coerente.

Obiettivo: Paesi in via di sviluppo

Durante la conferenza sono state perfezionate le disposizioni attuative per il fondo di adattamento del protocollo di Kyoto per i Paesi in via di sviluppo, molti dei quali sono particolarmente esposti all'impatto dei cambiamenti climatici; l'accordo consente al fondo di diventare operativo e cominciare a finanziare i programmi e i progetti d'adattamento per essi previsti. Il fondo sarà alimentato soprattutto attraverso un'imposizione sul valore dei crediti d'emissione generati dai progetti di energia pulita intrapresi nell'ambito del meccanismo di sviluppo pulito e lo strumento di applicazione congiunta del protocollo.
Inoltre, è stato raggiunto un accordo che apre la via all'elaborazione di un programma strategico per incrementare gli investimenti nel trasferimento di tecnologie non inquinanti ai Paesi in via di sviluppo. Il trasferimento tecnologico è un elemento centrale di un accordo post-2012. Il programma strategico previsto nell'ambito del Fondo mondiale per l'ambiente aiuterà queste zone sia ad adattarsi ai cambiamenti climatici che a limitare le proprie emissioni di gas a effetto serra.

Riduzione delle emissioni da deforestazione

Una misura importante è stata presa verso la riduzione delle emissioni dalla deforestazione (all'origine del 20% circa delle emissioni globali di CO2) con un accordo per instaurare un quadro per le attività di dimostrazione. Ciò consentirà di mettere alla prova i diversi approcci alla riduzione del disboscamento e del degrado forestale nei prossimi due anni in vista di un esame di tali questioni in un accordo post-2012. Le attività di dimostrazione saranno sostenute dal Fondo di partenariato per le emissioni di anidride carbonica derivanti dalla deforestazione (Forest Carbon Partnership Facility) della Banca mondiale, anch'esso avviato a Bali.