I dati elaborati dall'Osservatorio latte e carne di Cremona dimostrano quanto difficile sia il mestiere dell'allevatore. Ma testimoniano anche il livello di competitività che il settore zootecnico nazionale ha raggiunto, riuscendo a mantenere i volumi produttivi del passato, nonostante il numero delle stalle italiane sia in costante contrazione”.

Il presidente di Aia Nino Andena, commenta così le analisi sul comparto lattiero-caseario e della carne bovina, di prossima pubblicazione, anticipate alla stampa a margine dell'assemblea ordinaria dell'Associazione italiana allevatori che si è tenuta in questi giorni a Roma.

 

Il latte “tiene”

Aver perso nella campagna 2009/2010 oltre 800 stalle da latte - continua Andena - non è mai una buona notizia, perché ogni azienda che chiude rappresenta una ferita per la società. Vent'anni fa erano 181mila gli allevamenti da latte, oggi sono scesi a quota 40.199, ma la produzione commercializzata, con le sue 10.876.000 tonnellate, è sostanzialmente uguale a quella che registravamo sul finire degli anni '80. Segno tangibile dei positivi effetti che le attività di selezione, miglioramento genetico ed assistenza tecnica assicurate dagli esperti Aia su tutto il territorio nazionale hanno avuto sulla produttività delle bovine italiane, riducendone l'impatto ambientale e mantenendo elevati gli standard qualitativi del latte, pur non potendo annullare gli aspetti negativi derivanti dall'aumento dei corsi delle materie prime per l'alimentazione animale e dei costi energetici”.

 

La carne frena

Anche sul fronte della carne bovina la situazione non è migliore e l'analisi dell'Osservatorio di Cremona descrive le difficoltà strutturali del settore. Il Rapporto parla chiaro: nel 2009 la produzione nazionale di carne bovina diminuisce del 2,3% raggiungendo il minimo dell’ultimo decennio con 1.435 mila tonnellate e mantenendo un tasso medio annuo di variazione negativo rispetto sia al 2000 (1,5%) che a dieci anni fa (1,2%). Ma è l’analisi delle produzioni lorde vendibili ai prezzi base che mette in risalto la drammaticità attraversata dal comparto bovino con il valore della produzione che scende di oltre il 5%, a causa della contemporanea contrazione dei prezzi.

Se poi aggiungiamo anche l'effetto negativo dato dalla scarsa tonicità dei consumi – spiega Andena - appare chiaro che gli allevamenti da carne potranno trovare nuovi spazi solo se saremo in grado di valorizzare aspetti importanti come la tracciabilità, il legame con il territorio e la tutela del benessere animale”.

 

Italialleva cresce

Uno scenario che vede l'Aia impegnata in prima persona con il progetto Italialleva, per garantire al consumatore l'origine italiana al 100% del latte e della carne che escono dalle stalle controllate dall'associazione. Un percorso iniziato nel 2006 che ormai conta su oltre 340 concessionari del marchio (300 per i prodotti lattiero caseari e 40 per la carne), coinvolgendo 4.790 allevamenti.

Detta in altri termini – commenta Andena - il latte bovino firmato Italialleva rappresenta il 20% della produzione totale di latte degli iscritti ai controlli funzionali e il 16% della produzione nazionale di latte bovino”.

Oggi sono 1.393 le referenze di prodotti lattiero-caseari (latte vaccino, bufalino, ovicaprino, formaggi freschi, stagionati, semistagionati, aromatizzati) e 542 quelle a base carne (bovina, bufalina, avicola, cunicola, di agnello, salumi).

Numeri di cui siamo orgogliosi, perché in questi 4 anni abbiamo incontrato compagni di viaggio del calibro di Metro Italia Cash and Carry, con cui si sta già ragionando per realizzare una serie di panieri di prodotti Italialleva su base regionale per intercettare una nuova gamma di clientela. Ma vorrei anche ricordare – dice il presidente Aia - un altro big della Gdo nazionale come Conad, entrato in Italialleva, nella condivisione dei nostri stessi valori etici. E lasciatemi concludere ricordando il caso aziendale della cuneese Inalpi, tra le ultime realtà produttive che in ordine di tempo hanno aderito ad Italialleva. Da quando produce e promuove le fettine ed i formaggini a base di latte Italialleva ha più che raddoppiato le vendite di queste referenze e sta già programmando un ampliamento della linea produttiva. Segno tangibile della risposta positiva del consumatore alle garanzie offerte dagli allevatori italiani. Ed è questa, credetemi, la soddisfazione maggiore”.