Il punto della situazione
Nelle ultime ore l’aria piuttosto fresca si è addossata all’arco alpino portando temporali localmente intensi sul Trentino, Veneto, Friuli Venezia Giulia e comparto dolomitico in genere. La netta flessione termica, oltre a portare contrasti molto elevati, ha anche favorito il ritorno di vere e proprie bufere di neve sui versanti settentrionali alpini, imbiancando letteralmente gran parte dei passi oltre i 2000 metri. Si segnalano alcuni centimetri al passo Eira, nei pressi del piccolo abitato di Trepalle, posto a 2.208 metri di quota, al passo della Forcola, che collega Tirano a Livigno, che si trova a 2.315 metri di quota, ed al passo del Foscagno, quello che collega Bormio a Livigno, a 2.291 metri. I fiocchi hanno raggiunto anche il centro abitato di Livigno, a 1.816 metri, dove hanno imbiancato solo i tetti a causa delle temperature di poco sopra lo zero.
Solo un primo assaggio perché il vero fronte freddo sta per introdursi sui mari di ponente e porterà il rapido abbassamento delle temperature lungo tutta la Penisola. La ventilazione si presenta assai sostenuta in molte Regioni e l’attività convettiva ha raggiunto massicciamente il Nord Italia, associandosi spesso a precipitazioni violente, grandinate e forti colpi di vento.
L'arco nuvoloso che ieri interessava la Spagna, esteso fino sull’Europa orientale, ha quindi raggiunto anche il Mediterraneo centrale indicando l'avvio dell'ondulazione ciclonica.
Analisi
Forte peggioramento alle porte: la perturbazione ha ormai valicato la barriera orografica delle Alpi e va velocemente a distendersi sul Mediterraneo. L'ingresso è stato - come già ricordato - netto e veloce, così come proseguirà con decisione il riversamento dell'aria fresca nel bacino italico.
Gli enormi contrasti, con tanto calore nei bassi strati e l’aria molto fredda in quota, non farà altro che innescare un corposo peggioramento del quadro meteorologico.
Nell’appuntamento della settimana scorsa nutrivamo ancora qualche perplessità circa l’entità e la distribuzione dei fenomeni, ma le ultime emissioni modellistiche propongono interessanti novità sotto questo aspetto.
Le precipitazioni più rilevanti andranno a focalizzarsi maggiormente sui settori adriatici, aree ove naturalmente non sono esclusi veri e propri nubifragi. Si stimano accumuli precipitativi nell’ordine dei 100 millimetri, naturalmente distribuiti in maniera piuttosto irregolare.
Le vere novità paventate poco fa riguardano però un possibile coinvolgimento anche delle Regioni tirreniche, ipotesi fino a ieri poco accreditata.
Sottolineiamo che, nonostante l’intensità del break, l’estate non andrà di certo in crisi. La stagione si riprenderà difatti in gran stile, già nel fine settimana ma con una componente più gradevole atlantica. I modelli ci allertano però sul possibile, molto probabile, ritorno dell’anticiclone africano sull’ultima decade del mese, ripresentandosi addirittura ancor più cattivo e coriaceo.
Evoluzione
Il periodo fino al 17 luglio sarà quindi contraddistinto dell'irruzione fresca nord-atlantica.
I temporali che hanno già interessato le Regioni settentrionali, nel corso dei prossimi giorni, raggiungeranno anche il Centro ed il Sud. Come ricordato, la chiave del peggioramento sarà la flessione delle temperature, che potrà arrivare localmente anche oltre i 10°C. Il vortice nord-atlantico si trasformerà in goccia fredda mediterranea, interessando per diversi giorni le Regioni centro-meridionali adriatiche. La pausa atlantica continuerà per tutta la seconda decade di luglio, con ampi spazi sereni intervallati da veloci e vivaci temporali.
Dopo il 20 luglio appare molto probabile il ritorno dell’alito rovente nord-africano, soprattutto sulle Regioni centro-meridionali. Dall’analisi dei modelli s’intravede difatti la costituzione di un corridoio oltre alpe ove scorreranno fresche correnti nord-atlantiche, mentre il Mediterraneo centrale dovrà far i conti ancora una volta con un nuovo promontorio subtropicale continentale.
L’alta pressione delle Azzorre rimarrà localizzata sugli estremi settori occidentali, con perno sull’Europa centrale; qualche infiltrazione instabile continuerà comunque ad interessare le Alpi e le alte pianure limitrofe, ai margini dei vari sistemi in gioco.