Durante la 'tre giorni pugliese', è stato presentato un modello innovativo di coltivazione e di raccolta meccanica in oliveti superintensivi che permette di abbattere sensibilmente i tempi di raccolta ed i costi di produzione.
Il modello, che andrebbe a integrare le tradizionali metodologie di coltura olivicola pugliese, è stato oggetto di tre giornate dimostrative organizzate dalla Facoltà di Agraria dell'Università degli Studi di Bari in collaborazione con Kverneland Group Italia - Gregoire e la Cia di Puglia.
Nel corso dell'appuntamento svoltosi presso la Cooperativa "Progresso Agricolo" di Fasano, sono intervenuti il sindaco di Fasano Lello Di Bari, che ha portato il saluto dell'Amministrazione comunale, Donato Petruzzi, vicepresidente vicario Cia Puglia, il professor Angelo Godini, direttore del Dipartimento di Scienze delle Produzioni Vegetali della Facoltà di Agraria, il professor Francesco Bellomo del Dipartimento di Progettazione e Gestione dei Sistemi Agro-Zootecnici e Forestali, ed Eleonora Benassi, amministratore delegato della Kverneland Group Italia.
I relatori si sono confrontati sulle difficoltà che sta affrontando il comparto olivicolo in Italia, anche alla luce dei mutati scenari che attendono l'agricoltura europea e quindi italiana.
In particolare, è emersa la necessità di individuare soluzioni ottimali per essere competitivi sul mercato dato che a partire dal 2010 sarà consolidata l'area del "libero scambio" che aprirà le porte dei mercati europei ai prodotti ortofrutticoli e olivicoli provenienti dai paesi della sponda meridionale del Mediterraneo. Altra scadenza decisiva per il comparto agricolo e olivicolo è il 2013, anno in cui l'Unione Europea avvierà forti tagli, se non l'eliminazione totale, dei sussidi economici a sostegno dell'agricoltura e dell'olivicoltura dei paesi europei.
"E' necessario da oggi in poi pensare a coniugare la tradizionale olivicoltura alle innovazioni che si stanno sperimentando -ha evidenziato in apertura dei lavori il vicepresidente regionale vicario della Cia Donato Petruzzi- anche perché gli olivicoltori hanno bisogno di andare avanti e l'unico modo è quello di innovarsi e meccanizzarsi".
Alla luce di questi cambiamenti la Facoltà di Agraria dell'Università degli Studi di Bari ha presentato i risultati di una sperimentazione, avviata nel 2001 e coordinata dai professori Angelo Godini e Franco Bellomo, che mira proprio a verificare la possibilità di applicazione in Puglia del modello di olivicoltura superintensiva, in grado di rivoluzionare la filiera di processo della coltivazione dell'olivo, abbattendo i costi di raccolta portandoli ad appena 0,20-0,30 euro per litro di olio prodotto.
L'efficienza di questo sistema infatti dipende in gran parte dalla disponibilità di cultivar adeguate che abbiano portamento compatto, accrescimento contenuto e rapida entrata in produzione. Ad oggi queste caratteristiche vengono riconosciute a due varietà spagnole ('Arbequina' e 'Arbosana') e ad una varietà greca ('Koroneiki'). Obiettivo della sperimentazione è quello di adattare questo sistema colturale alle condizioni ambientali e alle cultivar italiane e pugliesi, tra le quali 'Cipressino', 'Coratina', 'Frantoio', 'Leccino', 'Ogliarola', 'Peranzana'.
Al termine del seminario si è svolta una fase di carattere dimostrativo in cui è stata testata su un campo sperimentale dell'Azienda agricola Maria Cenci "Masseria Ciccolucci" di Pozzo Faceto, guidata da Vito Cantore, la macchina raccoglitrice "Gregoire G167" realizzata da Kverneland Group Italia per oliveti superintensivi.
"Il modello di olivicoltura superintensiva -ha spiegato il prof. Angelo Godini, responsabile della sperimentazione- è già diffuso in Spagna, America, Sud Africa e Australia su circa 50.000 ettari. Lo studio ci sta fornendo una serie di risultati molto interessanti; ad esempio abbiamo già sperimentato alcune cultivar italiane che si presterebbero bene a questo modello, come 'Urano'. Il nostro studio sta proseguendo per testare in totale oltre venti specialità al fine di individuare quelle più promettenti. Riteniamo sempre più urgente la necessità di affiancare ai tradizionali modelli colturali olivicoli quello superintensivo per salvaguardare la competitività di uno dei settori più importanti dell'economia pugliese".