La Conferenza permanente per i rapporti tra Stato, Regioni e Provincie Autonome di Trento e Bolzano ha approvato il nuovo Piano di sviluppo per il settore Castanicolo 2010/2013: un piano di rilancio per far fronte all’emergenza del cinipide galligeno.

Il Piano è frutto dell’accordo tra il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali e i rappresentanti della filiera nazionale del castagno da frutto e da legno.

"L’obiettivo generale del documento – spiega Ivo Poli presidente dell’Associazione nazionale Città del Castagno - è lo sviluppo competitivo, sostenibile, integrato e multifunzionale del settore castanicolo italiano, attraverso la valorizzazione dei prodotti ottenuti dalla coltivazione della Castanea sativa. Gli obiettivi specifici di questo importante documento, frutto di una comune concertazione, mirano a migliorare la competitività della filiera castanicola italiana in Europa e nel mondo, riconoscere il ruolo di sostenibilità economica, sociale e ambientale della castanicoltura nelle aree rurali e promuovere un approccio integrato e partecipato alla filiera per dare un’adeguata comunicazione. Arrivati a questo punto vedremo come il Ministero sarà in grado di fornire alla Regione i fondi previsti per attuare al meglio quanto è stato deciso".

I numeri del settore
L'Italia è tra i principali produttori ed esportatori mondiali di castagne. In particolare è il primo esportatore mondiale per valore degli scambi e il secondo per quantità scambiate (dopo la Cina). Inoltre il castagno assume un ruolo preminente tra le formazioni forestatli italiane grazie alla consistente presenza sul territorio nazionale.
Nei 10,5 milioni di ettari occupati da boschi, la frazione investita a castagno rappresenta il 7,53% per un totale di circa 780 mila ettari. In questo modo il settore castanicolo è importante non solo per la produzione della castagna, ma anche per la funzione non produttiva: uno dei fattori di successo del turismo montano e del turismo legato alla natura e alla tutela del territorio.

"Il castagno - continua Poli - sta ottenendo negli ultimi anni grandi risultati nonostante le problematiche che si stanno palesando. Si tratta di un patrimonio forestale la cui ubicazione si concentra in diverse Regioni italiane. Le estensioni del Piemonte, Toscana e Liguria coprono il 50% del valore complessivo ed includendo Calabria, Lombardia, Campania, Emilia-Romagna e Lazio arriviamo al 90%. Le stazioni su cui insistono i castagneti sono classificabili di alta-collina e medio montagna. La costituzione di un tavolo specfico di filiera nasce dall'esigenza di affontare i bloblemi del settore castanicolo italiano resi evidenti sul mercato interno dalle emergenze fitosanitarie e sui mercati esteri dalle difficoltà rispetto alla concorrenza asiatica, con enormi ripercussioni economiche sui produrttori, sugli operatori della filiera e sul territorio.
In questo momento di crisi il turismo alternativo può rappresentare una valida risorsa e il forte legame tra castagno e identità territoriale ne rappresentano un pilastro".

"Il grande lavoro fatto dalla Conferenza permanente tra Stato e Regioni – commenta Romano Veroli presidente del Nuovo circondario imolese e presidente onorario dell'Associazione Città del castagno - ha permesso di attivare un piano di sviluppo per la castanicoltura italiana che darà sicuramente un nuovo slancio e un crescente valore a questo importante settore agricolo ed economico.

Ora le Regioni avranno a disposizione fondi che dovranno essere sfruttati al meglio grazie a piani di intervento locali. In quest’ottica abbiamo già richiesto all’assessorato all’agricoltura della Regione Emilia-Romagna di incontrarci per capire come la Regione vuole muoversi e come intende procedere in merito. Sicuramente crediamo che tra i vari temi che dovranno essere affrontati debbano esserci l’incremento della lotta contro il cinipide e l’aumento delle attività di promozione e commercializzazione delle castagne".

Tale documento, ottenuto dal tavolo di filiera, contiene la descrizione e l’analisi dei punti di forza e di debolezza, le opportunità del settore castanicolo italiano, la strategia, gli obiettivi e le azioni chiave da intraprendere. Ma anche i riferimenti tecnici di attuazione della Lotta biologica al cinipide orientale del castagno con Torymus sinensis; un elaborato dei gruppi di lavoro (che presenta in maniera completa ed esaustiva il lavoro svolto dai singoli gruppi); un elaborato delle Regioni sulla castanicoltura territoriale, che fornisce i dati conoscitivi sulla situazione nonché le problematiche di alcune aree castanicole italiane.

Circa 250 gli esperti coinvolti: le organizzazioni professionali e dei produttori riconosciute e le relative Unioni nazionali, i rappresentanti delle Regioni ove sono localizzati i distretti produttivi più importanti, le strutture di ricerca del Cra, le Università, gli operatori del commercio e della trasformazione industriale, i Consorzi di qualità certificata e le associazioni, tra cui l’Associazione nazionale Città del castagno.