La crisi nel settore dei cereali resta acuta. Confagricoltura è tornata a evidenziare come la persistente mancanza di remuneratività dei prezzi del frumento duro e tenero e del mais, con ribassi di oltre il 50% in 10 mesi, stia avendo conseguenze gravissime sui bilanci delle aziende cerealicole. Il riflesso immediato è un calo delle produzioni del 2009 rispetto allo scorso anno, che si stima ormai a -30% per il grano duro e -10% per il tenero, mentre per il mais la riduzione potrebbe variare da -5 a -10% a seconda dell’evoluzione dei prezzi nei prossimi due mesi.
Anche in una recente audizione in Commissione Agricoltura del Senato Confagricoltura ha sottolineato la gravità della situazione del comparto e come quest’anno i cereali nazionali non si vendano "perché non vi è interesse da parte dei compratori ad approvvigionarsi sul mercato interno - sostiene l'Organizzazione - in quanto il frumento e il mais sono offerti in abbondanza, e a prezzo inferiore, nel resto d’Europa e nel mondo".
 
In assenza di segnali positivi dal mercato nel corso del 2009, la perdita di ettari coltivati a cereali (quest’anno 500.000 in meno del 2008) potrebbe diventare strutturale ed aggravarsi nel 2010. Per l’Organizzazione degli imprenditori agricoli è necessario impostare nuove relazioni tra operatori della filiera cerealicola nel segno di una tangibile valorizzazione dei servizi connessi alla logistica, al trasporto e alla qualità dei prodotti. Inoltre non è più rinviabile un intervento coordinato tra Governo e Camere di Commercio per uniformare i criteri di rilevazione dei prezzi nelle varie Borse Merci, oggi troppo spesso esposte a manovre speculative da parte dei compratori.
Al Governo e al Parlamento, Confagricoltura chiede di farsi concretamente carico della gravissima situazione della cerealicoltura italiana, attraverso urgenti misure di regolazione del mercato da attuare a livello sia comunitario che nazionale.
 
Dal canto suo, sempre in tema di cereali, Coldiretti denuncia che le speculazioni sulla fame hanno bruciato nel mondo quasi 200 miliardi di dollari in grano con le quotazioni che sono crollate da 12,5 dollari per bushel (0,46 dollari al chilo) dello scorso anno ad appena 5 dollari per bushel (0,18 dollari al chilo) mentre i prezzi dei prodotti alimentari derivati come pane e pasta hanno continuato ad aumentare. E’ quanto ha affermato il presidente Sergio Marini, in occasione del primo vertice mondiale degli agricoltori dei Paesi appartenenti al G8 “G8 Farmers Meeting” per affrontare i problemi della fame, dei prezzi, della salute, dell’ambiente e delle energie alternative nel tempo della crisi.

Nei paesi ricchi e in quelli poveri i prezzi dei prodotti alimentari derivati sono aumentati nonostante il fatto che - ha sottolineato la Coldiretti - i prezzi del grano siano più che dimezzati rispetto allo scorso anno quando le quotazioni al Chicago Board of Trade (Cbot), punto di riferimento per il commercio delle materie prime agricole, avevano fatto registrare il record storico. Il crollo delle quotazioni insieme agli effetti climatici hanno fatto ridurre le semine di cereali con un nuovo allarme fame tra le popolazioni piu’ povere per il 2009, secondo una analisi della Coldiretti sui dati dell'ultimo rapporto Fao Crop prospects and food situation (Prospettive dei raccolti e situazione alimentare).

L'andamento delle quotazioni dei prodotti agricoli - ha sostenuto la Coldiretti - è stato fortemente condizionato dai movimenti di capitale che si spostano con facilità dai mercati finanziari in difficoltà a quelli delle materie prime come grano, mais e soia. Manovre finanziarie sul cibo che hanno aperto le porte alle grandi speculazioni internazionali che stanno “giocando” senza regole sui prezzi delle materie prime agricole dove hanno provocato una grande volatilità impedendo la programmazione e la sicurezza degli approvvigionamenti in molti Paesi.
"Per combattere la guerra alle speculazioni sui prodotti essenziali per l'alimentazione, in difesa delle imprese e consumatori, serve - ha affermato Marini - un accordo tra i Paesi del G8 per una gestione piu’ attenta delle scorte alimentari che possa fronteggiare le situazioni di carenza di prodotto negli scambi internazionali:.depositi da riempire quando il prodotto è abbondante ed i prezzi sono bassi per tenerli pronti invece in caso di carestie".
“Ritengo che questa crisi, forse lunga e dai connotati inediti, potrebbe avere per il nostro mondo e per le nostre imprese anche un carattere salutare - ha concluso Marini - può rappresentare un'occasione unica, e forse irripetibile, per ridare un nuovo ordine delle cose dove verità e concretezza riacquisiscano il primato su falsità e finzione”.