C’è un pezzo d’Italia che nella prossima estate avrà ampia disponibilità di acqua per uso irriguo, e che in molti casi inizierà ad irrigare ancor prima, ad aprile e maggio ad esempio, ed in altri utilizza le acque dei Consorzi di bonifica tutto l’anno. E questo pezzo d’Italia non si trova in qualche sperduto e fortunato angolo di terra sottesa alle Alpi, bensì corre lungo gli Appennini nel Mezzogiorno del paese. Ed è la stessa Italia che a cavallo tra 2017 e 2018 aveva sofferto maggiormente per la sete della terra, mettendo a rischio soprattutto l’ortofrutta, le colture specializzate e bisognose di molta acqua.
Tutto bene dunque? Non è proprio così, anzi: la relativa abbondanza d’acqua mette in luce tutte le criticità del sistema irriguo di queste regioni, che non dipendono dallo scioglimento dei ghiacciai e dall’innevamento delle montagne, bensì soprattutto dalla capacità dei bacini sotterranei a carattere carsico e superficiali, costruiti per lo più dall’uomo, di serbare il prezioso liquido, drenandolo direttamente durante le lunghe e abbondanti precipitazioni, cadute sin dalla scorsa estate.

Il viaggio di AgroNotizie tra le risorse idriche del Mezzogiorno utilizzabili a fini irrigui inizia nella regione che aveva sofferto più a lungo la grande siccità del 2017-2018: la Sicilia. Qui l’inverno ha fatto il pieno, e al tempo stesso, in alcune zone, si rischia di perdere tanta acqua: perché non c’è dove conservarla, mentre in altre continua a scarseggiare.

Al 1° febbraio 2019, nei 25 bacini della Sicilia, secondo il Bollettino diffuso dalla Regione Siciliana, sono stati registrati 601,37 milioni di metri cubi d’acqua, il 135% in più rispetto ad un anno fa, quando c’erano appena 177,8 milioni di metri cubi d'acqua. Resta il fatto che  a fronte di una capacità d'invaso da 830,1 milioni di metri cubi, ancora oggi e dopo un inverno piovoso, la Sicilia ha un deficit - rispetto al potenziale - di 228,73 milioni di metri cubi, e resta uno spreco liberare l’acqua nei fiumi, da dove può tornare a mare senza aver irrigato.
Per questo motivo, e visto che alcuni bacini restano comunque in una situazione ancora più deficitaria, nonostante nel solo mese di gennaio i volumi invasati siano aumenti in tutta la Sicilia del 17%, la Cia Sicilia Orientale ha chiesto al prefetto di Catania di convocare un tavolo di lavoro, per verificare "le più opportune soluzioni" a quello che potrebbe diventare un problema di scarsità d’acqua nei prossimi mesi, non legato all’andamento climatico recente, che è invece stato favorevole.
 

Il caso dello svuotamento dell'invaso Pozzillo

Sull’isola da alcune settimane si sta mettendo mano alla svuotamento per motivi di sicurezza dell’invaso di Pozzillo, il più grande della Sicilia. Costruito tra Agira e Regalbuto sul finire degli anni ’50 dalla Cassa per il Mezzogiorno e chiuso da una diga in blocchi di cemento armato che ne permette il riempimento sbarrando il corso del fiume Salso, è dotato di impianti che consentono di irrigare 40mila ettari nella piana di Catania.

Pozzillo ha una capacità massima di 150,5 milioni di metri cubi d’acqua ed è gestito da Enel, poiché le centrali sottese sono in grado di produrre 350 milioni di Kwh anno. L’acqua è portata all’utenza irrigua dal Consorzio di bonifica della Sicilia orientale. Tra il primo gennaio ed il primo febbraio i volumi di acqua presenti nell’invaso sono passati – secondo la nota ufficiale sugli invasi della Regione Siciliana – da 34,87 milioni di metri cubi d’acqua a ben 79,89 milioni di metri cubi. Un incremento rapido, di oltre 45 milioni di metri cubi in un solo mese, che ha fatto temere per un rapido raggiungimento della quota di massimo invaso autorizzata e a problemi di tracimazione. E pensare, che nello scorso mese di febbraio 2018 l’acqua dal grande invaso era quasi del tutto scomparsa: appena 5,74 milioni di metri cubi.

“Da diverse settimane sono in corso le operazioni di scarico in alveo delle acque della diga Pozzillo al fine di mettere in sicurezza la struttura in relazione alla quota massima di invaso autorizzata dall’ufficio tecnico delle dighe" hanno affermato ieri il presidente di Cia Sicilia Orientale, Giuseppe Di Silvestro, e Giosuè Catania, coordinatore di giunta e responsabile regionale Cia per la bonifica.

“Riteniamo urgente ed indispensabile interrompere l’alleggerimento dell’invaso e concordare con il Consorzio di bonifica le procedure di recupero delle acque irrigue, permettendo di riempire i laghetti aziendali attraverso l’immissione dell’acqua di fluenza nei canali – dichiarano Di Silvestro e Catania – Esprimiamo forti preoccupazioni e perplessità rispetto alla perdita di preziosi volumi idrici mentre la stagione primaverile è già alle porte – aggiungono – e non volendo disconoscere le prescrizioni dettate dagli organi preposti, crediamo che la messa in sicurezza vada affrontata prevedendo la conservazione dell’acqua che rappresenta la sopravvivenza per molte aziende agricole”.

”Una quantità considerevole di acqua – affermano – che ancora continua ad essere scaricata sul fiume e che invece deve costituire una riserva a sostegno delle produzioni, perché il rischio che non vi sia acqua a sufficienza per la prossima campagna irrigua è reale.

“Sarebbe paradossale – ribadiscono Giuseppe Di Silvestro e Giosuè Catania – considerata la forte piovosità dello scorso inverno, non avere per l’estate sufficienti risorse idriche. Una situazione che rischia di rendere difficile la stessa economia delle aziende agricole, molte delle quali stremate dai continui danni alla produzione e alle strutture causate proprio dalle recenti e dirompenti piogge alluvionali”.