In un grammo di suolo vivono milioni di microrganismi tra cui batteri, funghi e lieviti. Alcuni sono dannosi, ma la maggior parte svolge un ruolo fondamentale per la crescita delle piante. Il microbiota, la comunità cioè di microrganismi che vive dentro (endofiti) e sopra le piante (epifiti), è essenziale per la vita dei vegetali (così come quella dell'uomo) e più un microbiota è vario, meglio assolve alle proprie funzioni. Ma anche la ricchezza di biodiversità a livello di insetti e piante è importante per avere colture produttive e in salute.

Del valore della biodiversità e di come promuoverla in vigneto si è discusso durante un convegno organizzato dall'Associazione Donne della Vite dal titolo "Il bello della biodiversità in vigneto" che si è tenuto presso la Cantina Valpolicella Negrar. "Uno dei nostri obiettivi è quello di portare la scienza nella pratica quotidiana di chi coltiva la terra", ha spiegato in apertura dei lavori Valeria Fasoli, presidente dell'Associazione Donne della Vite. "La promozione della biodiversità e della sostenibilità sono due valori in cui crediamo fortemente e che vogliamo promuovere per avere una viticoltura che ci faccia stare bene e che faccia stare bene il territorio".
 

Uno degli aspetti forse meno conosciuto della vita delle piante è lo stretto connubio con i microrganismi che "offrono servizi essenziali come rendere biodisponibili i microelementi e promuovere la crescita delle piante", ha spiegato Andrea Squartini dell'Università di Padova, che nell'ambito del progetto Vene-Terroir ha caratterizzato la tipicità e la qualità del suolo di dodici vigneti dei Colli Euganei e Berici.
"Nei terreni che abbiamo analizzato vivono oltre 56mila specie differenti di microrganismi e ogni vigneto ha dei profili unici che contraddistinguono le comunità microbiche che li abitano e che distinguono un vigneto dall'altro, ma anche la vigna dalle aree boschive".
 
Un momento del convegno organizzato dall'Associazione Donne della Vite
(Fonte foto: AgroNotizie)

Esiste dunque un nesso profondo tra territorio, microbiota e piante. E l'uomo, attraverso le sue attività, può modificare questo equilibrio in maniera positiva o negativa. E' ormai assodato che un microbiota vario e vitale promuove la crescita in salute delle piante e attraverso le buone pratiche agronomiche può essere supportato in questa attività.

"E' la pianta stessa a selezionare, attraverso gli essudati radicali, quale microbiota promuovere a livello della rizosfera", ha spiegato Ilaria Pertot dell'Università di Trento e ricercatrice della Fondazione Edmund Mach. "Le comunità microbiche tuttavia variano a seconda delle pratiche agronomiche e della composizione dell'ambiente circostante, che influenzano in maniera diversa i microrganismi endofiti ed epifiti".

L'inserimento di aree non coltivate, di siepi o boschetti incentiva la biodiversità, anche funzionale, che riveste una grande importanza nel garantire i cosiddetti servizi ecosistemici. Uno di questi è il controllo biologico effettuato ad esempio dagli antagonisti naturali che trovano nelle aree incolte luoghi di riparo dove svernare. Tuttavia, ha sottolineato Carlo Duso dell'Università di Padova, "il ruolo della biodiversità in viticoltura è stato analizzato ancora in modo parziale, come anche l'applicazione di misure di compensazione ecologica".

Un ruolo importante lo svolgono poi i lombrichi, di cui esistono oltre 700 specie, che grazie al lavoro di digestione della sostanza organica presente nel terreno contribuiscono ad arricchirlo di elementi preziosi per la crescita delle piante. "Già Darwin alla fine dell'Ottocento scrisse un libro sottolineando l'importanza di questi invertebrati per la fertilizzazione del suolo", ha spiegato Maurizio Guido Paoletti dell'Università di Padova. "Specie come il Lumbricus terrestris scavano gallerie verticali molto profonde in cui trascinano i residui vegetali. In questo modo provvedono alla decomposizione della lettiera, arieggiano il terreno e rendono possibile il deflusso delle acque meteorologiche".

Dell'influenza dei fattori gestionali, ambientali e di paesaggio sulla biodiversità dell'artropodofauna in vigneto ha parlato Valeria Trivellone dell'Istituto federale di ricerca Wsl, in Svizzera. Valeria Trivellone ha portato avanti un ambizioso progetto di studio sulla biodiversità dei vigneti della Svizzera italiana (Progetto BioDiVine) che con 441 specie di piante vascolari e 543 specie di invertebrati rappresentano un ambiente molto ricco.
 

Sponsor dell'evento è stata BluAgri, azienda veneta che ha sviluppato BluVite, un prodotto per stimolare il metabolismo delle popolazioni batteriche in vigna. BluVite interagisce con le comunità microbiche incentivando un metabolismo con effetti utili per la vite. "Il microbiota produce così ormoni della crescita che aiutano lo sviluppo della pianta, soprattutto della rizosfera, aumentando la capacità della vite di estrarre nutrimento dal terreno. Allo stesso tempo i batteri rendono biodisponibili molti micronutrienti presenti nel suolo", ha spiegato Martina Broggio di BluAgri.
 
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