Si sono riunite nei giorni scorsi Widen, l'associazione europea dei distillatori vitivinicoli e Must, quella dei produttori di mosti e succhi d'uva concentrati.
Dagli incontri dei due network, fondati nel 2009 e gestiti in outsourcing da Bertagni Consulting srl, sono emersi con chiarezza rischi e opportunità per questi due fondamentali segmenti della filiera della trasformazione dell'uva.
 
Nel 2008, quando fu varata la riforma dell'Ocm Vino, al settore della distillazione, unico tra tutti i comparti agricoli, si continuarono a riconoscere degli aiuti alla trasformazione, di fecce e vinacce in questo caso, a patto che l'alcol derivato fosse utilizzato a fini fuel o industriali.

Con i prevedibili tagli al bilancio Pac a partire dal 2018 gli aiuti ai sottoprodotti della distillazione verranno attaccati da vari fronti – sia da quello, per così dire, interno, dei produttori di vino che vogliono salvaguardare gli stanziamenti diretti per promozione e investimenti, che da quello degli alcoli agricoli di altre origini che mal sopportano lo status, ai loro occhi da privilegiato, dell'alcol vitivinicolo. Del resto fu la Commissione a riconoscere il favorevole impatto ambientale delle distillerie, nonché quello di settore-schermo per la frode della sovra-pressione delle uve.

Proprio su questo aspetto però, le aziende e le associazioni appartenenti a Widen hanno stigmatizzato come con la fine dell'obbligo di consegna in distilleria dei sottoprodotti, non si siano stabilite regole uguali per tutti, tant'è che gli impianti di produzione energetica da biomasse, che ricevono fecce e vinacce come materie da combustione, non sono tenute ad effettuare nessun controllo sul grado alcolico. Quelle vinacce dunque potrebbero essere sovra-pressate.

Quanto all'alcol ad uso bocca, come si dice in gergo, il tema centrale è quello del Brandy, un prodotto con un'immagine da ricostruire, sempre più caro per via della scarsa disponibilità di vino da distillare, e sempre più insidiato da Brandy che arrivano da paesi extra-Europei, a costi inferiori.
 
Nell'assemblea di FederMosti-Must tenutasi presso Confindustria Bologna le aziende italiane, francesi e spagnole produttrici di mosti e succhi d'uva concentrati hanno messo a punto una strategia per far conoscere al grande pubblico la pratica dello zuccheraggio.
Verrà predisposta una nota Must nella quale si chiederà alla Commissione di Bruxelles una maggior coerenza rispetto agli sbandierati mantra dell'autenticità dei vini europei e della trasparenza nell'informazione.

Si farà anche presente che in Francia esiste una tassa di 13 centesimi di euro per ogni kg di saccarosio utilizzato nelle bevande; è poco più che simbolica, ma va nella direzione giusta. E' poi allo studio un logo, da proporre su base volontaria ai produttori di vino per dichiarare che il proprio vino non contiene sostanze zuccherine diverse da quelle di origine uvica.

Accese discussioni durante l'Assemblea Must anche per favorire la determinazione di una corretta, e unica, classificazione doganale per il mosto concentrato rettificato, in Francia e Spagna ripartito – a seconda dell'uso finale - tra 22.08 e 17.02, a differenza di quanto accade in Italia, sempre nella 17.02.

Il Testo unico vino, pubblicato quest'anno in Italia, ha dato soddisfazione alle aziende FederMosti, ad eccezione per la questione delle fermentazioni differite, ancora irrisolta.
A Bologna è stata presentata la nuova Associazione spagnola di mosti e succhi d'uva concentrati il cui presidente è Bernardo Navarro.