L’agronomo deve essere sempre di più un broker dell’innovazione.

Lo ha detto Enrico Antignati, consigliere dell’Ordine nazionale dei dottori agronomi e forestali, intervenendo al convegno sul Psr 2014-2020 della Lombardia, a Palazzo Te a Mantova.
Parole che condivide anche il presidente lombardo, Gianpietro Bara, a capo di un ordine che in regione conta 1.600 professionisti iscritti.
Gli agronomi sono custodi di un patrimonio di professionalità, fondamentale per dare competitività al settore primario”, ha detto, infatti. E nel prossimo Programma di sviluppo rurale della Lombardia, potranno contare su una dote che l’assessore all’Agricoltura Gianni Fava ha definito in 55 milioni di euro.
Una misura consistente, alla quale gli agronomi sperano di attingere – seppure con un vincolo per pratica di un tetto massimo di 1.500 euro – sia sotto forma di gruppo di consulenti che singolarmente. “La Regione Emilia-Romagna, ad esempio – spiega Bara – contempla questo criterio, la Lombardia ancora no”.
Gli agronomi, ha affermato, “sono sempre più consulenti specializzati”.

Presidente Bara, quali sono le opportunità che si aprono con il nuovo Psr 2014-2020 in Lombardia?
“Gli agronomi si potranno muovere a 360 gradi, potendo perseguire l’obiettivo dell’innovazione e a vantaggio dalla competitività, attraverso un supporto tecnico per nuovi percorsi di aziende e territori. La crisi ci impone di indirizzare maggiore attenzione alle produzioni, all’ambiente, al paesaggio, fino al settore extraurbano, per ridurre il rischio idrogeologico. Possiamo dunque spaziare dalla produzione agricola stretta fino ad altre tematiche di più ampio respiro, che si spingono fino alla sicurezza alimentare. Guarda caso, uno dei grandi temi di Expo 2015, dove il nostro ordine a livello nazionale sarà presente”.

Quali sono i problemi che dovete risolvere?
“Il riconoscimento del professionista nell’ambito dell’autorità degli organismi accreditati per la consulenza. Bisogna facilitare l’accesso al professionista abilitato, che è soggetto a formazione continua, che deve poter accedere direttamente agli aiuti. Il rapporto diretto del singolo agronomo non è consentito. L’Emilia-romagna ha istituito l’Albo Verde, sarebbe interessante per snellire l’accesso alla consulenza. Anche il tetto aziendale di 1.500 euro non è molto, ma in compenso il budget regionale di complessivi 55 milioni di euro consente agli agriclltori di fare nuove proposte per la crescita dell’agricoltura”.

Qual è il messaggio che lanciate alle imprese agricole?
“Vogliamo dire che la scommessa per il futuro passa attraverso un percorso legato alla qualità, che si raggiunge con minori difficoltà se l’imprenditore agricolo può contare sul supporto di un professionista. Siamo disponibili a condividere un percorso verso l’innovazione”.

Secondo lei dove bisognerebbe investire di più?
“In due direzioni: uno legato come detto agli aspetti qualitativi delle produzioni lombarde, che già si distinguono. Allo stesso tempo bisogna fare in modo di estendere ai prodotti del territorio anche una elevata qualità paesaggistica”.