Una pasta di grano duro, ‘perfetta’ e con una carta di identità, che racconta tutto del prodotto che finisce nel piatto. Dal profilo del grano e persino di una foglia, fino ad arrivare al terreno da cui proviene.
Tutto questo è possibile grazie alla ricerca italiana del Centro di ricerca per la cerealicoltura del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (Cra-Cer) con sede a Foggia e alla metabolomica, la disciplina che studia il metaboloma, ovvero l’insieme delle molecole a basso peso molecolare presenti in un organismo.

Un laboratorio all’avanguardia a livello internazionale, come è emerso nel convegno della Società italiana di genetica agraria in corso all’Università di Foggia, dove si è tenuta la sessione dedicata alla Metabolomica, che si è aperta con due relazioni ad invito: Robert Hall, professore di Plant metabolomics del Centre for biosystems genomics di Wageningen (Paesi Bassi) e presidente della International metabolomics society, ha spiegato come sia cruciale l’uso della metabolomica per migliorare la qualità nutrizionale e organoletica della pasta. Nella seconda relazione ad invito, Romina Beleggia del Cra-Cer ha illustrato come, con la metabolomica, sia possibile ottnere una trcciabilità totale del grano duro e della pasta per valorizzare la produzione italiana.

Moderne strumentazioni al Cra-Cer consentono di identificare e quantificare gran parte dei metaboliti a basso peso molecolare presenti in un determinato tessuto biologico, prelevato in una specifica fase di sviluppo (ad esempio, la cariosside di un cereale alla maturazione fisiologica) o in una sua trasformazione tecnologica (la produzione della pasta).
"E’ possibile analizzare la composizione metabolica dei prodotti trasformati che saranno influenzati dalle specifiche condizioni del processo di produzione (come la pasta essiccata ad alte o a basse temperature)- ha spiegato Beleggia - Caratteri importanti, come la qualità, il valore nutrizionale, gli aromi, la resistenza alle malattie, l’allergenicità, la tossicità e l’attività farmacologica sono tutti direttamente correlati con la presenza-assenza di singoli metaboliti o di loro specifiche combinazioni nelle piante e nei prodotti derivati".

"È chiaro, quindi, che tale approccio può portare a una maggiore comprensione dei sistemi biologici a diversi livelli di organizzazione, dalla cellula ai tessuti, agli organi all’intero organismo, esplorando aspetti sconosciuti della funzione dei geni, della fisiologia e del metabolismo, fornendo nuove opportunità – conclude Beleggia - sia a livello di conoscenza scientifica che per applicazioni pratiche nei diversi campi di interesse".