Il mercato delle carni bovine continua da qualche tempo a macinare nuovi traguardi, come rilevato da AgroNotizie nella rubrica mensile "I numeri della carne".

Merito della sostanziale tenuta dei consumi, nonostante la chiusura della ristorazione collettiva dovuta alla pandemia.
Ora questo trend tende a consolidarsi, grazie alla ripresa di una parziale normalità nei consumi fuori casa.
I prezzi delle carni bovine continuano così a recuperare posizioni, sia a livello europeo sia sul mercato interno.
La conferma arriva anche da un recente report pubblicato da Ismea (Istituto per i sevizi ai mercati agroalimentari) sull'andamento dei mercati delle carni bovine, che a livello europeo continua a mantenersi tonico e con prezzi nettamente superiori a quelli di un anno fa (+19%).

Bene vitelloni e scottone

Analogamente a quanto accade in Europa, in Italia i prezzi dei vitelloni dopo la flessione che si è protratta dalla primavera dello scorso anno sino al febbraio del 2021, hanno iniziato un graduale recupero che li ha portati a giugno di questo anno sul livello del 2019.
In seguito la spinta al rialzo ha preso maggior vigore e le quotazioni attuali si attestano ai livelli più alti degli ultimi tre anni, con incrementi del 6% rispetto a inizio 2021.
Aumenti ancora più significativi si sono registrati per le vacche, il cui prezzi medi di novembre sono stati superiori del 15% all'analogo periodo del 2020.
Situazione simile per i prezzi all'origine delle scottone, elevati per tutto il 2021 e con prezzi a novembre superiori del 14% rispetto a quelli del 2020.
Unico segmento a non beneficiare di questa tonicità del mercato è quello dei vitelli a carne bianca, le cui quotazioni stentano a recuperare posizioni e ancora oggi sono inferiori a quelli realizzati nel 2019.

Le incognite

Il comparto delle carni bovine sembra dunque viaggiare a vele spiegate verso nuovi traguardi, ma un'analisi più attenta della situazione non nasconde le numerose incognite che gravano sul settore.
Come evidenzia il report di Ismea, sulla redditività delle aziende zootecniche pesa il vertiginoso aumento dei costi di produzione dovuto all'aumento dei prezzi delle risorse energetiche e delle materie prime per l'alimentazione del bestiame.
Inoltre è opportuno prendere in esame quali sono le tendenze dei consumi, l'andamento della produzione e le tensioni sul fronte dell'import export delle carni bovine.

Consumi e produzione

Per quanto riguarda le dinamiche del consumo, va tenuto conto che in termini di spesa le carni bovine rappresentano il settore più rilevante fra le carni (43% in valore e 32% in volume).
Nel corso del 2021 si è assistito a una riduzione seppur modesta degli acquisti in volume (meno 1,5%) a fronte di una spesa rimasta stabile solo grazie all'aumento dei prezzi medi.
Al consumo interno in leggera flessione, si contrappone il ritorno di una crescita dell'offerta nazionale di carne bovina, che nei primi nove mesi del 2021 segna un aumento del 3,2%, riavvicinandosi così ai livelli del 2018.
È aumentato in particolare il numero di vacche avviate al macello (+7%) e così pure il numero di vitelloni, che insieme alle manze rappresentano il 70% dell'offerta totale.
All'aumento dell'offerta interna ha fatto da contrapposizione una contrazione dell'import di carni bovine di quasi il 10%, cosa che ha contribuito a dare sostegno al mercato.
Non va dimenticato che i prezzi del prodotto di importazione sono mediamente più bassi di quelli del prodotto interno e gli attuali equilibri potrebbero facilmente essere compromessi.

Il futuro

Nel tratteggiare le possibili evoluzioni del comparto della carne bovina, il report di Ismea ipotizza due linee di mercato.
Da una parte la crisi finanziaria che spinge il consumatore verso una maggiore attenzione alla convenienza, mentre chi dispone di maggiori risorse economiche sarà indotto a scegliere prodotti in grado di garantire qualità, salutismo e territorialità.
Difficile per la zootecnia italiana vincere una sfida fondata esclusivamente sugli aspetti economici e di prezzo.
La filiera delle carni bovine italiane dovrà dunque intercettare e soddisfare soprattutto una domanda più attenta a valori identitari, potenziando e valorizzando il rispetto del benessere animale e dall'attenzione all'ambiente.
Per raggiungere questo risultato la carne dovrà perdere l'anonimato che oggi l'affligge, per raggiungere una condizione di riconoscibilità del valore aggiunto che in essa è racchiuso.