"I prezzi sono stati sotto pressione per gli ultimi due anni e, nel corso di questo periodo, sono crollati di oltre il 40%, tanto che il prezzo pagato al produttore non copre nemmeno i suoi costi di produzione. Inoltre, molti agricoltori sono alle prese con una grave crisi di liquidità, aspetto che li colloca quasi automaticamente fuori dal mercato".

Lo ha affermato nei giorni scorsi alla Commissione agricoltura del Parlamento europeo, durante l'audizione del commissario Hogan, Mansel Raymond, che è il presidente del settore lattiero caseario del Copa-Cogeca.
Insieme al fratello gestisce un'azienda agricola di 3.500 ettari vicino a Letterstone, nel Sud Est del Galles, con un allevamento di 600 bovine da latte.

"Nel lungo periodo le prospettive sono promettenti - ha affermato Raymond - perché si prevede che la domanda globale aumenti del 2% l'anno; al contrario, la situazione a breve termine rimane estremamente difficile. Sono necessarie azioni per affrontare i problemi a breve termine e per garantire la redditività dell'allevamento in futuro".

Elencando il quadro di intervento, Raymond ha affermato: "Gli aiuti relativi al primo pacchetto comunitario individuato per la crisi del latte devono essere pagati. Mi ha deluso il fatto che dagli Stati membri, fino ad ora, sia stato pagato solo la metà del budget disponibile".

Anche "i ritardi nei pagamenti diretti sono un problema. Le organizzazioni di produttori, le organizzazioni interprofessionali, le cooperative, che gestiscono l'85% del latte in Europa, hanno anche la possibilità di adattare la loro produzione, utilizzando l'articolo 222 nel periodo fra metà aprile e metà ottobre 2016" ha ricordato.
"Tuttavia, sembra che attualmente tale soluzione non venga adottata, perché non sono stati previsti incentivi finanziari. E il possibile finanziamento da parte dell'Ue non dovrebbe pregiudicare la riserva crisi. I produttori hanno bisogno di vedere riconosciuto un margine economico equo all'interno della filiera lattiero casearia".

Una delle sfide da non perdere è legata all'internazionalizzazione e alla ricerca di nuovi mercati, a partire dal Giappone, dove le cooperative si stanno muovendo in anticipo, anche se bisogna considerare la possibilità di assicurare i crediti all'esportazione, per dare maggiori certezze a chi commercializza.

Mansel Raymond ha preso parte, nella seconda metà di aprile, alla missione di alto livello della Commissione agricoltura dell'Ue in Cina e Giappone. AgroNotizie gli ha rivolto alcune domande.

Presidente Raymond, nella crisi del comparto lattiero caseario quanto incide l'embargo russo?
"La sofferenza del settore risale alla metà circa del 2014, proprio in conseguenza anche dell'embargo russo, che ha bloccato le esportazioni di prodotti lattiero caseari dall'Europa. I politici hanno cercato di fare quanto in loro potere, Copa-Cogeca ha cercato di fare pressioni per trovare una via d'uscita, poiché tale situazione ha causato difficoltà all'intero mercato. Problemi scaturiti anche dal fatto che i costi di produzione sono in crescita".

Cosa può fare la cooperazione?
"Stiamo cercando nuovi mercati, le cooperative stanno facendo del loro meglio per individuare nuove opportunità e dare valore aggiunto, ma stanno anche cercando di stipulare contratti per riconoscere alla filiera margini di guadagno equilibrati".

Cosa pensa della missione di alto livello in Cina e Giappone, organizzata dalla Commissione europea all'Agricoltura?
"Ringrazio il commissario per aver intrapreso questa missione di alto livello, che segue la missione internazionale in Colombia e Messico. E' l’occasione per capire cosa i consumatori stanno cercando nel comparto lattiero caseario ed è un'opportunità per poterci confrontare direttamente con gli interlocutori giusti. Abbiamo aumentato le nostre esportazioni di formaggio verso il Giappone negli ultimi 12 mesi. Non sarà certo facile aumentare ancora, ma quello che dobbiamo fare è dialogare e lavorare insieme, per l'export e per raggiungere un accordo di libero scambio. Ed è proprio quello che sta facendo il commissario europeo, con l'obiettivo di raggiungere l'intesa entro la fine del 2016".

Lavorare insieme significa trovare anche intese fra cooperative e industria di trasformazione, magari con progetti di internazionalizzazione comuni?
"Copa-Cogeca rappresenta 23 milioni di agricoltori e 22mila cooperative in Europa e, solo nel settore lattiero caseario, il 50% della produzione proviene dalla cooperazione, che rappresenta l’ossatura del sistema. Ma sono fermamente convinto che l'industria o le cooperative di trasformazione possano lavorare insieme, anche perché le previsioni sono di un aumento della richiesta di prodotti lattiero caseari nel mondo, nell'ordine del 2% l'anno".

Cosa pensa del fatto che Friesland Campina ha offerto 2 centesimi al litro di latte a quegli allevatori che contenevano la produzione?
"E' una decisione che è stata adottata da Friesland Campina per il periodo compreso fra dicembre e febbraio e sono convinto che si tratti di azioni che devono essere concordate e condivise fra la cooperativa e i propri soci".

Il prossimo 23 giugno il Regno Unito si esprimerà per rimanere o meno nell'Unione europea. Cosa pensa della Brexit?
"Penso che se gli agricoltori britannici voteranno per uscire dall'Unione europea non sarà molto vantaggioso, per quanto riguarda il settore agricolo. La mia posizione personale è di rimanere in Europa e di lavorare per migliorare e rendere più forte l'Ue".

Non è la prima volta che Mansel Raymond si sofferma sulla crisi lattiero casearia. Lo aveva già fatto nel 2012, appena eletto alla presidenza di settore del Copa-Cogeca.
"I produttori di latte contribuiscono a garantire la sicurezza alimentare e mantenere l'occupazione nelle zone rurali, ma si trovano ad affrontare una situazione di mercato difficile, con riduzioni dei prezzi del latte che non sono sempre guidati da cambiamenti di consumo" aveva infatti affermato .
"In considerazione dei costi di produzione elevati, che in alcuni Paesi superano il prezzo che i produttori ricevono per il loro latte, ulteriori cali dei prezzi stanno guidando il settore ad una situazione simile a quella osservata nel 2009".