La Turchia riapre le frontiere alle importazioni di formaggi italiani. Il blocco era scattato in febbraio, dopo che le autorità sanitarie di quel paese avevano deciso di consentire l'ingresso ai soli formaggi ottenuti con latte pastorizzato. Una decisione, come spiegato da “Agronotizie” alcune settimane fa, dettata dall'esigenza di limitare il diffondersi della brucellosi, che in Turchia continua a destare molte preoccupazioni. Ma quella decisione aveva bloccato il nostro export di formaggi come il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano, la cui sicurezza è garantita sia dalla salubrità del latte utilizzato, sia dalla lunga stagionatura. Non è un caso se questi stessi formaggi, come pure il Provolone Valpadana, il Pecorino Romano, tutti prodotti a partire da latte crudo, hanno libero accesso in Paesi terzi che vantano misure sanitarie fra le più restrittive. La chiusura delle frontiere turche è stata così accolta da numerose critiche, fra le quali quella espressa da Assolatte, che del problema ha coinvolto le istituzioni nazionali e comunitarie. Le motivazioni sollevate dall'Italia hanno indotto le autorità sanitarie della Turchia a decidere per un rinvio delle nuove norme sull'import dei formaggi. E' una risposta solo parziale del problema, ma ora c'è il tempo per giungere ad una soluzione definitiva che ridia certezza al nostro export di formaggi in Turchia, cresciuto nel 2012 del 36%. “Ben venga il dietrofront del Governo turco - ha detto il presidente di Assolatte, Giuseppe Ambrosi - che ha deciso di rinviare l'entrata in vigore della propria decisione alla fine del 2013, riaprendo le porte alle nostre produzioni di pregio. Bisogna ora continuare a lavorare senza sosta per far capire alle autorità turche che il divieto è privo di senso. Ci sono migliaia di anni di storia e centinaia di pagine di letteratura che dimostrano la sicurezza dei nostri formaggi