E' una sfida difficile quella che il mondo della carne dovrà affrontare nell'immediato futuro. Lo scenario che si va delineando è quello di un'Europa che si appresta ad essere deficitaria di carne mentre gran parte del mondo accresce la sua richiesta di carne. Nuove minacce e nuove opportunità, dunque, e bisogna attrezzarsi per superare le prime e cogliere le seconde. Il come, però, non è semplice. Per prepararsi a questi nuovi scenari Unipeg, il gruppo cooperativo di Reggio Emilia leader nel settore delle carni bovine, ha messo in tavola il suo asso acquisendo il 100% di Castel Carni, azienda modenese forte nella lavorazione delle carni suine e non solo. Presentando i dettagli di questa operazione, il presidente di Unipeg, Fabrizio Guidetti, ha tratteggiato gli scenari che il mondo della carne si trova ad affrontare. E gli indicatori economici prevedono per l'Italia un calo dei consumi di carni bovine intorno al 5%, mentre restano stabili i consumi di carni suine e avicole. Numerosi i fattori che frenano il comparto delle carni bovine. L'aumento dei prezzi all'origine (+ 12% nel 2011) ha dato respiro agli allevamenti, ma ha eroso i margini delle altre componenti della filiera per l'impossibilità di ripartire gli aumenti sul consumatore. Agli aspetti economici si sono aggiunti gli effetti delle campagne di dissuasione all'acquisto di carni. Il consumo complessivo di carne in Italia non lascia spazio a ipotesi di crescita ed oggi è attestato su circa 80 kg procapite, nei quali figurano carni bovine per 23 kg, carni suine per poco meno di 40 kg e oltre 20 chili di carni avicunicole.

 

La situazione dentro e fuori la Ue

Allargando lo sguardo all'Unione europea, la produzione di carne bovina si attesta su circa 8 milioni di tonnellate, con un consumo di 8,5 milioni che viene soddisfatto dunque facendo ricorso ad importazioni extra Ue. Equilibrio fra domanda e offerta lo si riscontra nel comparto suinicolo la cui produzione (circa 20 milioni di tonnellate) cresce in sintonia con l'aumento delle richieste. Situazione analoga per il comparto avicolo, con una produzione di circa12 milioni di tonnellate.

 

Nella foto gli esterni del moderno stabilimento di Castel Carni che si estende su 22mila metri quadrati coperti realizzati su quattro livelli

 

 

Sui mercati extracomunitari si assiste intanto ad una crescita degli acquisti di carni suine nei paesi dell'Est a forte crescita economica, come India e Cina. Sullo scenario dei consumi di carne, in particolare quelle bovine, si potrebbero poi presentare nei prossimi anni i paesi dell'Africa che si affacciano sul Mediterraneo. Un bacino di 280 milioni di abitanti che si apprestano a conoscere (così si spera) democrazia e sviluppo economico. Un processo che si accompagnerà ad un mutamento degli stili di vita, con un aumento dei consumi di carni, bovine in primo luogo.

 

Il mondo chiederà più carne

Uno scenario dunque caratterizzato da alcune criticità come la riduzione dei consumi domestici e le difficoltà nel comparto della macellazione, ma dove si intravedono nuove opportunità con l'allargarsi della domanda mondiale di carni e con l'aumentare della richiesta di nuovi prodotti a base di carne. Opportunità che per essere colte richiedono aziende ben strutturate e di dimensioni adeguate, capaci di investire nella ricerca e nella messa a punto di prodotti con un alto contenuto di servizi per soddisfare le mutate esigenze dei consumatori. Sono questi gli “enzimi” che hanno condotto Unipeg ad acquisire un'azienda privata come Castel Carni che ha fatto della ricerca e dell'innovazione di prodotto la sua bandiera. Qualche numero può essere di aiuto per meglio delineare i contorni di questa operazione. Unipeg nasce nel 2004 dalla fusione di Unicarni e di Mclc Pegognaga e oggi vanta un fatturato prossimo ai 390 milioni di euro, con un volume di carni processate di oltre 113mila tonnellate. Numeri importanti che portano questo gruppo cooperativo a detenere l'11% della quota di mercato nel comparto della macellazione bovina, superata in Italia solo da un gruppo privato (Inalca con il 13%) e a grande distanza da chi occupa la terza posizione (Vercelli, 2,7%). Principali canali di sbocco delle produzioni Unipeg sono la Gdo (grande distribuzione organizzata) dove è presente sia con il proprio marchio (CarniAsso), sia con i marchi della stessa Gdo (private label). Forte la penetrazione nelle macellerie tradizionali, dove passa oltre il 21% delle produzioni Unipeg.

 

Nella foto uno dei reparti

di lavorazione di Castel Carni

 

 

Castel Carni si presenta con un fatturato di 60 milioni di euro e con una produzione di 18mila tonnellate di carni processate per anno. Ma il suo fiore all'occhiello non sono i volumi lavorati, ma la forte spinta all'innovazione nella trasformazione delle carni, suine in particolare, per la preparazione di porzionati e pronti a cuocere distribuiti con il marchio Fiocco Rosa o con le private label della Gdo.

 

Le prospettive

Con l'entrata di Csatel Carni nell'orbita di Unipeg ci si aspetta ora una crescita del fatturato (per il 2014 si punta ad 80 milioni) e soprattutto una spinta all'innovazione di prodotto nel comparto delle carni bovine presidiato da Unipeg. Nuovi prodotti per conquistare nuove fasce di acquirenti contrastando così il calo dei consumi e maggiori dimensioni per competere sui mercati internazionali, dove il settore delle carni dovrà giocare la sua prossima sfida. Che non sarà semplice.