L’eccessivo vigore delle piante ha prolungato notevolmente i cicli e, ora che siamo alla raccolta, molte varietà a ciclo medio e lungo presentano notevoli problemi di Fusariosi, con conseguente accumulo di micotossine che rendono molto del prodotto non adatto al consumo umano o per l’alimentazione animale.
Ne volevamo parlare con i responsabili tecnici di KWS (una delle aziende che commercializza ibridi resistenti alla Fusariosi) che, invece, hanno ben pensato di metterci in contatto direttamente con gli agricoltori, i tecnici e gli stoccatori che hanno usato anche i loro ibridi.
Nella tabella trovate alcuni dati raccolti direttamente presso le aziende agricole (qui, per brevità, presentiamo solo un’intervista ad un agricoltore per dare voce ad alcuni stoccatori).
Gli agricoltori dicono la loro: clicca sull'immagine per ingrandirla
Il punto di vista di un agricoltore
Abbiamo parlato con Enrico Costa, agricoltore di Borsea (Ro) che collabora con l’Università di Padova.
In azienda stanno conducendo diverse prove su ibridi precoci resistenti al Fusarium e in questi due anni si è detto molto soddisfatto per essere riuscito ad ottenere raccolte precoci e prodotti di qualità.
“Sono riuscito a vendere il mio mais quando costava ancora 19,00 euro al quintale e ne ho prodotti 120 quintali per ettaro con umidità del 14%” ci ha confidato. Ha utilizzato Ricardinio e Ronaldinio, due ibridi precocissimi seminati i primi di aprile e fioriti l’8 giugno (prima delle piogge che hanno caratterizzato l’estate).
“Quando c’è stato il picco della Piralide, il 24 luglio, il mio mais si presentava a maturità cerosa avanzata mentre gli ibridi di classe 500 e 600 erano in maturità lattea ed hanno avuto più problemi anche da questo lepidottero” ha riportato Costa.
Il punto di vista di un tecnico
Andrea Pilati è il responsabile tecnico del Gruppo Capac, un consorzio di cooperative agricole di stoccaggio cereali che lavora ogni anno oltre 2 milioni di quintali di mais nelle zone di Torino, Vercelli, Cuneo, Alessandria, ed Asti.
Sotto il profilo quantitativo quest’anno le produzioni sono state in linea con lo storico nelle aziende irrigue (che però hanno fatto pochissimo ricorso all’irrigazione) e c’è stato un sostanziale aumento di produzione nelle colture non irrigue.
In pratica l’anno 2014 per il mais è stato caratterizzato da una produzione quantitativamente buona ma qualitativamente molto scarsa, con granella macchiata o alterata e con elevati livelli di micotossine.
“Quest’anno di roba bella… non ce n’è. Si va dalle migliori partite con un 2% di granella macchiata a partite con il 15-20% ed oltre di alterato” ci ha detto.
Un grande lavoro per i centri nel “segregare le partite che non promettono bene” per poi sottoporle alla lavorazione con selezionatori in linea oppure destinarle direttamente ai biodigestori.
Secondo Andrea i problemi principali si sono manifestati su terreni argillosi e con elevata capacità di campo, mentre ci sono stati meno problemi sui terreni leggeri. Tra tutti gli ibridi in coltivazione quelli di KWS sono risultati tra i più sani.
Ad incidere molto sui risultati sono l’epoca di semina e, in particolare, l’epoca di fioritura; quest’anno è piovuto molto in luglio (su 31 giorni complessivi, 21 sono stati piovosi), proprio quando molti ibridi erano in piena fioritura.
Andrea dispensa alcuni consigli pratici per gli agricoltori: evitare alcuni ibridi che negli ultimi anni hanno presentato più problemi, prediligere varietà a ciclo breve e rinunciare a qualche quintale di prodotto a favore della sua sanità.
Andrea è categorico: “Cosa te ne fai di centinaia di quintali di granella che poi non puoi mandare sul mercato?”
Il punto di vista del titolare di un centro di stoccaggio
Si chiama Renato Bertero ed è responsabile e proprietario del centro stoccaggio Agri Farm di Vigone (To) che si occupa di essiccazione di mais (circa 500-550.000 quintali all’anno) e fornitura di mezzi tecnici.
“Quest’anno il problema è il DON sia per attacchi di Fusarium, sia per problemi meteorologici. Tra tutti gli ibridi è andata bene con gli ibridi KWS che hanno avuti problemi pari a zero” ci ha detto.
Anche secondo Renato sono da preferire gli ibridi a ciclo corto perché fioriscono e maturano prima e sono meno soggetti a problemi. Mentre negli ultimi dieci anni clima ha permesso di trebbiare anche tardi consentendo la maturazione anche di ibridi a maturazione tardiva, nelle ultime due annate la raccolta è divenuta un problema.
Ora si cerca di arginare attraverso la suddivisione della produzione tra essiccatoi diversi per cercare di tenere diviso il prodotto non a norma per poi mandarlo a biomassa.
I consigli di Renato per i produttori: meno urea e più potassio in campo, usare ibridi a ciclo corto, prediligere quelli resistenti.
Anche i piccoli stoccatori… hanno grandi problemi
Abbiamo sentito anche Paolo Savoia, titolare della struttura Savoia Cereali di Vische (To), una piccola realtà che si occupa di essiccazione mais (meno di 100.000 quintali) e fornitura di mezzi tecnici.
“Con un anno così ora, alla raccolta, siamo costretti a suddividere le partite in ingresso. Solo le partite completamente a norma vengono essiccate e stoccate altrimenti la destinazione è direttamente ai biodigestori. Quest’anno dal 30% al 40% della produzione totale della zona sarà destinata a biomassa per problemi sanitari. Certamente l’anno con i maggiori problemi in questo senso”.
Secondo Paolo i grossi guai ci sono stati sugli ibridi di mais più coltivati da quasi tutti gli agricoltori ed è per questa ragione che c’è così tanto prodotto di qualità mediocre. Se si fossero usati ibridi resistenti gli agricoltori avrebbero avuto molte più possibilità di reddito.
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Fonte: Agronotizie