Siapa compie i suoi primi 60 anni: è infatti dal 19 agosto 1948 che svolge un'azione fondamentale sia per la distribuzione degli agrofarmaci sul territorio nazionale tramite la rete dei Consorzi Agrari, sia per la formazione del personale tecnico di sostegno alle aziende agricole, sia infine per l'innovazione dei formulati distribuiti sulla colture. 

Siapa ha festeggiato questo importante traguardo con un convegno a Parma dedicato alle principali tematiche d'attualità: la crisi generale del sistema agroalimentare e la legislazione europea in materia di agrofarmaci, nonchè il futuro degli agrofarmaci stessi.

Particolare rilievo ha avuto il problema, di carattere strutturale e congiunturale, dell'aumento improvviso dei prezzi e delle sue ripercussioni sui consumatori: "Non ha senso attribuire tutte le colpo ai biocarburanti, che sottrarrebbero risorse cerealicola all'alimentazione" ha detto il presidente di Siapa, Andrea Barella. "I problemi stanno piuttosto nell'aumento della domanda, dovuto all'incremento della popolazione e dei redditi, quindi alla richiesta di alimenti di origine animale, e nel rallentamento dell'incremento dell'offerta. Si riduce nel tempo il ritmo di crescita della produttività dovuta alla "rivoluzione verde" mentre non è ancora giunta a maturazione - ed è ostacolata - la seconda rivoluzione verde."

Non bisogna dimenticare altri fattori che aggravano la situazione, come l'aumento del costo dei fattori della produzione, l'andamento finanziario globale e l'alternanza dei raccolti.

La soluzione proposta da Siapa è triplice: "Concentrare gli sforzi per aumentare la produzione, ridurre le perdite e distribuire meglio le disponibilità."

Ma l'aumento della produzione auspicato da Barella può avvenire solo tramite un incremento della produttività, in quanto la superficie coltivabile globale è una classica "risorsa finita".

Su queste riflessioni si innesta il secondo tema della giornata: gli agrofarmaci, la loro gestione e il loro futuro. Nel suo intervento, Agrofarma ha sottolineato i rischi che sta correndo la produttività agricola in Italia e nell'intera Unione Europea. A suscitare particolare preoccupazione sono i criteri di "cut off" delle sostanze attive, il cui impatto viene valutato in una perdita che può andare fino a un massimo del 25% se passerò la proposta della Commissione o fino a un massimo del 50% se passerà quella del Parlamento europeo. "Si stima che circa il 40% della produzione agricola andrebbe persa senza l'uso di agrofarmaci, un mercato che vale 780 milioni di euro" afferma Marco Rosso, direttore di Agrofarma. All'interno del sistema agroalimentare italiano, estremamente diversificato, la rinuncia al progresso tecnologico non può che significare la perdita di competitività (sia in generale sia per le produzioni tipiche) e un'eccessiva dipendenza dalle importazioni.

Andrea Barella ha sintetizzato l'impegno di Siapa per il futuro: "riqualificare il ruolo degli agrofarmaci attraverso la commercializzazione di nuove sostanze attive sempre più rispettosi dell'ambiente e della salute dell'uomo ma in grado di garantire sicura efficacia nella lotta alle avversità" senza dimenticare di "rinnovare la promessa di fedeltà ai Consorzi Agrari." Una posizione che è dunque "da sempre e sempre più vicina agli agricoltori italiani".