Se non fosse stato sufficiente l'annullamento della revoca del metalaxil per movimentare il già complicato quadro della revisione europea degli agrofarmaci, ci hanno pensato Svezia, con l'aiuto di Danimarca, Austria e Finlandia a risvegliare ulteriormente l'interesse verso questo martoriato settore. Ovviamente stiamo parlando di una sentenza (T-229/04 dell'11 Luglio), recentemente pubblicata sull'oramai famoso sito http://curia.europa.eu, che annulla la direttiva 2003/112/CE del 1° dicembre 2003 di iscrizione del famoso erbicida Paraquat nell'allegato 1 della direttiva 91/414. Cosa è successo? Quattro paesi (per prima la Svezia, seguita da Danimarca, Austria e Finlandia) hanno presentato ricorso al tribunale di primo grado contro la direttiva di iscrizione del Paraquat in quanto, e questa è la parte più clamorosa, in disaccordo con l'intera gestione scientifica del processo di valutazione, che avrebbe sottovalutato alcuni effetti indesiderati della sostanza riscontrati in letteratura, le cui evidenze avrebbero posto una seria ipoteca sulla sua approvazione. Ovviamente non abbiamo spazio per dettagliare le argomentazioni e rimandiamo alla lettura della sentenza, ma non possiamo che rimanere sempre più sconcertati del fatto che oltre quattordici anni non siano sufficienti per decidere con chiarezza e trasparenza quali prodotti siano utilizzabili nelle campagne in Europa e quali no. Come consueto attendiamo il risultato del secondo e definitivo grado di giudizio ma non possiamo non sottolineare che anche in questo caso siamo in una situazione senza precedenti: dal primo gennaio del 2007 nessuna sostanza attiva appartenente alla prima lista di revisione europea può essere commercializzata nell'unione europea, fatti salvi gli eventuali smaltimenti delle scorte, senza essere iscritta nell'allegato 1 della direttiva 91/414. L'annullamento della direttiva di iscrizione in allegato 1 del paraquat, assieme a quanto si è verificato per la sentenza riguardante il metalaxil, pone quindi un problema normativo sanabile solo dalla commissione europea, che dovrà tuttavia fare molta attenzione a non creare precedenti a loro volta impugnabili in tribunale da terzi che si riterranno danneggiati. Visti gli ultimi avvenimenti, l'impresa sembra tutt'altro che agevole.