La stagione fragolicola 2011 è stata difficile per l’intero comparto, in particolare per l’area romagnola, che negli ultimi anni sembra non essere riuscito ad adattarsi ai cambiamenti del mercato. Le cause della difficile situazione in cui si trovano i fragolicoltori romagnoli sono diverse: concorrenza qualitativa con le produzioni e di qualità delle regioni del sud Italia, tecniche di coltivazione di tipo più tradizionale e meno indirizzata alle esigenze del consumatore. La situazione non migliora sui mercati internazionali: l’export tende a essere sempre più difficile anche verso i Paesi europei tradizionali consumatori di fragole italiane, che stanno incrementando una produzione propria.

Per approfondire l’argomento abbiamo intervistato Walther Faedi, direttore del Cra - Unità operativa per la frutticoltura di Forlì.

 

Il settore fragolicolo italiano è davvero in crisi? Quali sono gli scenari e le prospettive che ci aspettano?

“Che la fragola italiana stia attraversando un momento di grande difficoltà è innegabile. Nel 1979 la superficie coltivata era di circa 14 mila ettari mentre oggi, in base ai dati forniti da Cso di Ferrara, si sono ridotti a circa 3.500. La superficie in coltura protetta è di 2.800 ettari (circa l’80%) mentre quella in pieno campo è di 700 ettari (circa il 20%). Inoltre il nostro valore si è ridotto a discapito dei principali competitor tradizionali (Spagna) e di quelli emergenti (Germania tra tutti). Le principali cause di questa contrazione sono: alti costi produttivi, grande instabilità climatica, ridotta dimensione aziendale, scarso turnover nella gestione dell’azienda, difficoltà nell’innovare. Il tutto aggravato da una crisi generale e dalla scelta di strategie commerciali e di marketing sbagliate. Non credo che le prospettive siano positive: è necessario cambiare la rotta”.

Parliamo d’innovazione varietale: quali sono i parametri su cui il miglioramento genetico sta puntando?

“La fragola deve guardare all’innovazione varietale come un elemento fondamentale per uscire da questa difficile situazione. Per rimanere competitivi è necessario trovare delle alternative valide alle varietà tradizionalmente coltivate, cercando di guardare al prodotto di qualità come obiettivo da raggiungere. Il nostro gruppo di lavoro ha avviato, infatti, una rete di azioni di breeding che interessi le principali aree produttive italiane. Per fare questo abbiamo chiesto aiuto alle Organizzazioni dei produttori, ad Aziende commerciali e Cooperative: noi facciamo miglioramento genetico e loro collaudano il frutto del nostro lavoro in base alle loro esigenze agronomiche e commerciali. Integrazione indispensabile per ottenere un risultato rapido e valido per il produttore e per il consumatore. Questa azione intende cambiare lo scenario e il modo di fare ricerca e di ottenere varietà”.

Fragole di qualità, buone da mangiare e che soddisfino le esigenze del consumatore. Sono questi gli elementi indispensabili per fare reddito?

“Il produttore è sempre più in difficoltà e individuare varietà apprezzate dal consumatore è sicuramente un buon punto di partenza. E’ però necessario che il produttore capisca che la fragola si sta sempre di più destagionalizzando, e che un ampio calendario di maturazione offre importanti possibilità commerciali. Infatti, la maggiore crisi della coltura si presenta negli areali dove il calendario di raccolta è molto ristretto. Inoltre le aziende devono trasformarsi in vere e proprie imprese. Se dovessi identificare alcuni parametri per dire qualità direi che si potrebbe parlare di dolcezza, consistenza e lunga shelf-life dei frutti.

La fragola rifiorente può rappresentare una strada percorribile?

“La ricerca sta guardando alla capacità della pianta di rifiorire con grande interesse. Quest’aspetto ha permesso di avere già varietà rifiorenti di buona qualità e di buona produzione che però producano nell’arco di 5-6 mesi circa 1 Kg per pianta. In questo modo si ha la possibilità di distribuire la propria produzione in periodi di consumo diversi e su più ampi mercati. In quest’ottica si stanno ricercando anche nuove varietà unifere, mediamente migliori per qualità rispetto alle rifiorenti, che presentino però la caratteristica di allungare il calendario di produzione con un secondo ciclo di fioritura 15-20 giorni dopo quello principale”.

Possono il marketing e le strategie commerciali giuste aiutare la fragola?

“Il successo di Candonga®Sabrosa* dimostra che la domanda di mercato è profondamente cambiata e aumentata. Il prezzo non è più l'elemento determinante per la scelta di un prodotto. Il consumatore chiede una fragola gustosa, aromatica e consistente. Noi abbiamo diffuso Pircinque che unisce precocità di maturazione e buon sapore dei frutti. Al pari di Candonga®Sabrosa* può far parte di quei canali commerciali che propongono ai consumatori le fragole di miglior dolcezza e qualità. La qualità diventa così elemento imprescindibile di un valido prodotto frutticolo. Inoltre questo deve essere supportato da strategie adeguate e da servizi aggiuntivi al prodotto primario. Penso che creare un logo che raggruppi le fragole italiane o di un singolo territorio, accompagnato da informazioni sulla varietà e da una valida strategia di marketing, possa aiutare a raggiungere il consumatore”.