La patata rappresenta la quarta coltivazione mondiale dopo riso, grano e mais, con una produzione annuale di oltre 300 milioni di tonnellate. E' coltivata in oltre 300 Paesi, dalle Ande all'Altopiano dello Yunnan in Cina, dai bassopiani subtropicali dell’India alle pianure del Nord Europa, fino alle steppe dell'Ucraina.

In Italia ne vengono prodotte 1,5 milioni di tonnellate su una superficie di 60 mila ettari. L'areale bolognese è da sempre il principale produttore e quì la patata rappresenta coltura di grande valore e tradizione.

Riccardo Rocchi, responsabile settore orticolo della Cooperativa Tre Spighe di Castel Guelfo (Bo) e consigliere di Assopa, fa il punto della situazione.

Quali sono i numeri delle patate in Italia e nella zona di Bologna?
"La patata è coltura di grande importanza per l'alimentazione umana. La sua tradizione ha radici profonde al punto di rappresentare elemento della nostra cultura. Attualmente in Italia vengono prodotti circa 15 milioni di quintali su una superficie di circa 60 mila ettari.
Per quanto riguarda la nostra Cooperativa, nella sola zona di Bologna la produzione è di un milione di quintali per una superficie di 250 ettari, di cui 131 dedicati alla patata tradizionale, 84 alla patata Selenella e 35 alla patata di Bologna Dop.
Selenella è
la patata ricca di selenio prodotta con metodi naturali, che unisce il gusto della tradizione contadina con le moderne esigenze di benessere. La patata di Bologna, prima patata Dop, è la varietà Primura (polpa consistente e di colore tendenzialmente giallo paglierino, buccia liscia con tonalità  chiara ed a lunga conservabilità) adatta a tutti gli usi e gusti".

Qual è la situazione del settore?
"In Italia la stagione 2010 è stata abbastanza buona per quanto riguarda la quantità, in linea con quella precedente. La qualità è stata decisamente elevata permettendo così di ottenere prezzi di conferimento abbastanza alti. L'andamento climatico stagionale ha però inciso rendendo difficile la coltivazione e la raccolta soprattutto nel prodotto pronto da agosto in poi. In Europa dobbiamo dire che la situazione è stata decisamente molto più grave con riduzioni produttive negli altri principali paesi pataticoli (Francia, Belgio, Olanda, Germania, Polonia e Russia) a causa del difficile andamento climatico.
Questo ha portato ad avere circa un milione di tonnellate in meno  per il consumo fresco.
Bisogna però far notare un calo generale dei consumi; ad esempio in Germania è stata calcolata una contrazione del 3% che rende il quadro preoccupante visto che il paese teutonico è da sempre un grande consumatore di patata. Le motivazioni di questo calo possono essere d'origine diversa anche se la crisi economica può sicuramente aver influenzato".

Quali le iniziative per cercare di valorizzare la patata e sostenere il settore?
"Sicuramente è necessario dare maggiore visibilità anche grazie a strategie di marketing e comunicazione adeguata. Abbiamo cercato di partecipare a diverse manifestazione sia come Consorzio delle Buone Idee che come Assopa che come Cooperativa Tre Spighe per cercare di dare maggiori informazioni su questo prodotto. Inoltre stiamo promuovendo sempre di più la patata Selenella e la Primura Dop di Bologna grazie ad un'attività di marketing mirata ai consumatori e ad una adeguata politica delle etichette per rendere maggiormete appetibile un prodotto di qualità.
Infine stiamo per avviare un progetto che ci porterà in alcune scuole elementari dell'areale bolognese, in linea con quanto stabilito dal Mipaaf, per far capire ai bambini che le patate non nascono nei sacchetti.
Tutto questo questo vuole portare ad una maggiore conoscenza della patata verso il mercato e permettere di consumare maggiormente patate dando nuovo vigore ad un importante settore per l'economia italiana e per l'agricoltura".

A marzo il Parlamento europeo ha dato disco verde alla patata trasgenica. Qual è la vostra posizione?
"Bisogna precisare che in Italia non esistono coltivazioni di patate Ogm e tutte quelle che noi produciamo sono Ogm Free. Credo che sia però necessario guardare questo fenomeno con attenzione e con interesse, in quanto in un futuro potrebbe rappresentare una strada percorribile.
Attualmente la patata trasgenica è stata studiata e coltivata per l'industria cartiera, questo significa che prima di poter chiuderci qualsiasi possibilità e prospettiva è necessario verificare se uno sviluppo in altro ambito possa creare prodotti nocivi alla salute dell'uomo e degli animali".