Meno burocrazia e tariffe uniformi. Questi i paletti piantati da FederBio che - nel corso dell'Assemblea Nazionale dei Soci Produttori dello scorso 6 luglio a Roma - ha lanciato il Manifesto per il rafforzamento del biologico.

Leggi anche EVENTO - FederBio, i produttori del biologico a raccolta

Il documento di FederBio (che rappresenta 50mila agricoltori biologici e biodinamici) - viene spiegato - è indirizzato dritto dritto "al Governo" e definisce "le priorità del settore affinché possa rappresentare, anche in futuro, uno degli asset strategici del made in Italy".

 

Il settore è in continua crescita. In Italia conta quasi 93mila operatori, con un 7,7% di crescita rispetto al 2021, più di 82mila produttori e una Superficie Agricola Utilizzata (Sau) di quasi il 19%.

Leggi anche Biologico, la corsa verso il 25% di Sau investita è a buon punto

Con il Manifesto - realizzato sulla base di incontri tra i soci produttori di FederBio e le associazioni su diversi argomenti - si chiede in prima battuta una semplificazione burocratica, a partire dall'istituzione di un sistema unico nazionale di certificazione, con tariffe uniformi e piani di controllo standard, approvati da un'autorità competente nazionale del settore.

 

Altra questione ritenuta fondamentale, la realizzazione di un sistema di certificazione semplificato per definire il giusto prezzo. I produttori di FederBio chiedono quindi di istituire una Commissione Unica Nazionale per definire i prezzi a partire dai costi reali del biologico che, oltre a essere gravato oggi dalla certificazione, deve supportare il maggior carico di lavoro dovuto alla rinuncia a diserbanti, fitofarmaci e fertilizzanti chimici di sintesi.

 

"Bisogna definire il giusto prezzo a partire dei costi di produzione che gli agricoltori e gli allevatori bio devono sostenere e che sono inevitabilmente più alti rispetto al convenzionale - dice la presidente di FederBio Maria Grazia Mammuccini - i produttori agricoli biologici e biodinamici portano un valore aggiunto alla società poiché producono e proteggono beni pubblici essenziali, come suolo sano, agrobiodiversità e colture senza agrofarmaci, garantiti dal metodo bio. Nonostante questo, c'è il rischio che il loro ruolo nella filiera agricola diminuisca, così come è già successo purtroppo nell'agricoltura convenzionale. L'obiettivo è proprio quello di rafforzare il ruolo strategico dei produttori agricoli bio per il bene dell'ambiente e della comunità".

 

"Abbiamo bisogno di un marchio distintivo del bio italiano - afferma il segretario generale della Coldiretti Enzo Gesmundo - ci metteremo tutta la forza tranquilla per presidiare e educare i consumatori".

 

Il modello biologico di produzione - si fa presente nel Manifesto - è sostenuto dal Green Deal europeo e dalla Strategia Farm to Fork, per promuovere la transizione agroecologica nei sistemi agricoli europei.

 

Il biologico cresce a ritmo sostenuto in Italia. Le superfici coltivate hanno infatti raggiunto i 2.349.880 ettari, portando l'incidenza della Superficie Agricola Utilizzata nazionale al 18,7% (+1,3% sul 2021), che si conferma la più elevata in Ue. Aumento significativo anche per il numero di operatori biologici che ha toccato quota 92.799, di cui 82.627 è rappresentato da aziende agricole. A livello regionale, in evidenza l'esplosione del biologico in Toscana, che con 35,8% è diventata la prima regione come incidenza di Superficie Agricola Utilizzata bio, seguita da Calabria, Sicilia, Marche, Basilicata e Lazio, ovvero le prime sei regioni ad aver superato l'obiettivo del 25% contenuto nelle strategie europee.

 

"La significativa crescita delle produzioni bio in Italia rappresenta un segnale chiaro della fiducia da parte degli agricoltori nel biologico - rileva Maria Grazia Mammuccini - questi segnali positivi devono, tuttavia, trovare un adeguato riscontro anche dal punto di vista dei consumi che, invece, stanno segnando il passo. È necessario, dunque, un impegno ancora maggiore nello sviluppo di campagne di sensibilizzazione che, oltre a rivolgersi ai cittadini, coinvolgano anche nuovi comparti. Il marchio made in Italy, la sostenibilità e la qualità certificata della nostra produzione bio sono elementi di valore unici sui quali puntare per stimolare le scelte dei cittadini".