Con il convegno dal titolo 'Produzione integra a sostenibilità. Sqnpi e Viva: un approccio coordinato', lo scorso 6 aprile, a Piacenza, è stato fatto il punto sul percorso comune fra i due sistemi di certificazione. Il convegno si è tenuto all'Università Cattolica di Piacenza ed è stato organizzato con la collaborazione di Ccpb, organismo di certificazione e controllo.

Nel settembre scorso, infatti, il Mipaaf e il ministero dell'Ambiente hanno siglato un accordo ed emanato un decreto interministeriale proprio per creare, inizialmente solo per il settore del vino, uno standard unico di certificazione di qualità che riunisse Viva e il Sistema di qualità nazionale sulla produzione integrata (Sqnpi). Il decreto istituiva anche un gruppo di lavoro proprio per armonizzare i due sistemi. 

Viva, creato nel 2011 dal ministero dell'Ambiente e operante solo nel settore vinicolo, certifica la sostenibilità di prodotto e dell'azienda che decide di aderire. Sono stati individuati (sia per il prodotto sia per l'azienda nel suo complesso) quattro indicatori (aria, acqua, territorio e vigneto) per i quali viene misurato quantitativamente l'impatto della produzione in termini di sostenibilità.

L'Sqnpi, istituito nel 2011 con la legge n.4 del 3 febbraio ma pienamente operativo dal 2016 e voluto dal Mipaaf, definisce i processi produttivi sostenibili e a basso impatto su salute e ambiente definendo, a livello nazionale, la produzione integrata.
 

Secondo i dati comunicati durante il convegno, inizialmente facevano parte di Viva nove aziende partner e due centri di ricerca, con il tempo si sono aggiunte altre quaranta aziende mentre ad oggi dieci aziende sono in attesa di ricevere la certificazione. Con i dati aggiornati a fine 2017 invece, sono oltre 10mila le aziende certificate Sqnpi per circa 140mila ha coinvolti.

"Il lavoro di armonizzazione fra le due certificazioni - ha detto Nicoletta Fascetti del ministero dell'Ambiente - porterà in futuro ad avere una carta in più da giocare all'estero come biglietto da visita del made in Italy". Da più relatori è stata poi sottolineata l'importanza del fatto che entrambe le certificazioni e anche lo standard unico hanno alle spalle i ministeri, a garanzia di terzietà di giudizio.

Lucrezia Lamastra, ricercatrice dell'Università Cattolica e membro del gruppo interministeriale sulla sostenibilità, ha raccontato il lavoro fatto con il gruppo di lavoro per armonizzare Viva e Sqnpi: "Abbiamo cercato di delineare una strada semplice per chi vuole aderire allo standard unico - ha detto - in pratica siamo andati a vedere quali informazioni utilizzate per Viva fossero già presenti nel Sistema di qualità (Sqnpi). Il sistema dice cosa fare, Viva lo misura. Il disciplinare di produzione chiede di comportarsi in un certo modo e lo registra e quindi Viva può usare quei dati per la certificazione".

Il percorso di armonizzazione è quindi stato definito e un'azienda che volesse adottare lo standard unico potrebbe farlo: "Se un'azienda aderisce a Sqnpi può aggiungere la certificazione Viva in due momenti" ha detto ancora Lucrezia Lamastra. "Può farlo quando con Sqnpi ottiene la certificazione agricola oppure alla fine del processo. Se invece l'azienda ha già seguito la procedura per misurare il suo impatto di sostenibilità con Viva dovrà seguire le indicazioni dei disciplinari di produzione integrata per arrivare ad avere la certificazione congiunta dei due sistemi"

Con il percorso di armonizzazione fra Viva e Sqnpi, definito dal gruppo di lavoro, in pratica, sono state eliminate le sovrapposizioni e le ridondanze, le aziende che aderiranno dovranno produrre tutta la documentazione necessaria ma non saranno loro mai richiesti gli stessi dati due volte.