L'agricoltura meridionale vede diminuire nel 2016 il valore aggiunto dell'8,8%, gli investimenti sono in calo (- 3,4%), mentre cresce l'occupazione (+1,5%).
E si conferma il saldo positivo della bilancia commerciale dell'agroalimentare meridionale grazie a ben 6.680 milioni di euro di valore dell'export.

E' questa la fotografia scattata dal Rapporto Svimez 2017 sull'economia del Mezzogiorno con riguardo all'andamento del 2016,  presentato oggi, 7 novembre 2017, a Roma, nel salone della Lupa della Camera dei Deputati.

Secondo il rapporto Svimez, il 2016 è stato un anno particolarmente difficile per l'agricoltura italiana nel suo complesso e per quella meridionale in particolare, dopo i segnali positivi del 2015, che aveva fatto sperare in un percorso di ripresa stabile. E si staglia con chiarezza nell'analisi condotta da Svimez la carenza di aggregazione tra le imprese del Sud.


Prezzi all'origine in calo, costi su e domanda interna debole

"I prezzi dei prodotti agricoli sono calati più di quanto non si siano ridotti i costi dei fattori produttivi, mentre la spesa delle famiglie per beni alimentari ha continuato a scendere" si afferma nel rapporto.

In questo quadro generale, l'agricoltura del Mezzogiorno ha presentato i maggiori segni di debolezza.
Due i fattori determinanti secondo il rapporto: "Il forte peso dell'olivicoltura, che ha sommato agli effetti dell'alternanza produttiva quelli degli attacchi fitopatologici favoriti dalle particolari condizioni meteorologiche".
Ma anche una struttura produttiva che: "Non investe e che continua a vedere aumentare i divari di produttività rispetto al resto del Paese" si sottolinea. 


Valore aggiunto agricolo a Sud in picchiata

Innanzitutto, il valore aggiunto del settore primario meridionale è tornato a diminuire ed è stato pari a 12.365 milioni, mostrando un calo di ben l'8,8% rispetto all'anno precedente.

Il calo quantitativo della produzione di beni e servizi è stato del 9,5% nel Mezzogiorno, a fronte di un -1,9% nel Centro-Nord. La performance dell'agricoltura ha mostrato valori diversi a livello regionale.

La Sardegna è l'unica regione che dal 2015 al 2016 ha visto crescere il valore aggiunto dell'agricoltura in termini reali. Tutte le altre regioni del Mezzogiorno registrano variazioni negative.


L'export agroalimentare tira

In questo quadro negativo, le esportazioni agroalimentari e la bilancia agroalimentare presentano saldi positivi.

Nel 2016 le esportazioni meridionali di prodotti agroalimentari sono state pari a 6.680 milioni.
Però solo il 17,8% delle esportazioni agroalimentari italiane proviene dal Mezzogiorno.

"E’ questo uno dei segni più evidenti della debolezza del sistema produttivo meridionale la cui capacità esportativa trova dei limiti non solo nelle caratteristiche strutturali delle imprese, ma anche negli aspetti logistici e nella capacità organizzativa e associativa" si afferma nel rapporto. 

Circa il 45% delle esportazioni meridionali proviene dalla Campania che esporta soprattutto prodotti trasformati. Seguono Puglia e Sicilia per le quali le componenti agricola e trasformata contribuiscono in misura quasi equivalente alle esportazioni regionali


Occupazione in ripresa nonostante gli investimenti giù

L'agricoltura meridionale ha investito nel 2016 circa 2,2 miliardi a valori correnti (-3,4% rispetto al 2015).
In termini reali si tratta del 73% di quanto si investiva nel 2010.

Nonostante la congiuntura negativa che ha caratterizzato il settore agricolo, nel 2016 l'occupazione è continuata ad aumentare e quasi il 70% dell'incremento dei posti di lavoro è legato all'evoluzione dell'agricoltura meridionale che l'anno scorso ha occupato 528mila unità (+1,5% rispetto al 2015), quasi il 58% dell'occupazione agricola totale.

Di fatto, in termini di occupazione, il sistema agricolo pesa sul sistema economico meridionale per il 7,7%.

L'agricoltura continua, dunque, a essere 'una forte leva per il lavoro'.

Nel Mezzogiorno crescono entrambe le componenti dell'occupazione, dipendente ed indipendente, ma gli indipendenti crescono più dei dipendenti: i primi sono, infatti, aumentati di 4,4mila unità, a fronte di un incremento di 3,5mila unità dei secondi.