L'agritursmo può essere uno strumento strategico per la promozione e la vendita dei prodotti agroalimenatri di qualità, e dall'altra parte l'agroalimentare può essere una leva promozionale per l'agriturismo. Ovviamente se tutto è fatto ponendo al centro la qualità.

I risultati censiti dalla regione Toscana, raccontano il successo della scelta di privilegiare la vera toscanità a tavola. Dal 2010 al 2015 – gli ultimi dati disponibili – le aziende agrituristiche che hanno deciso di diversificare la loro attività con la somministrazione di pasti, alimenti e bevande sono cresciute in modo evidente.

Sel 2010 erano 980 gli agriturismi ad offrire un pasto il giorno, 442 a proporne due, alla fine del 2015 il loro numero è salito rispettivamente a quota 1247 e a quota 560. Un aumento di circa il 20%.

Altrettanto strategica è stata la recente emanazione da parte della giunta regionale di linee guida unificate per effettuare i controlli negli agriturismi in esercizio, ai fini di verificare la veridicità delle informazioni fornite al consumatore riguardo i servizi offerti e il rispetto degli obblighi previsti per ingredienti da utilizzare per la preparazione di pasti, assaggi, merende.

Questo sistema, osserva la Coldiretti regionale, crea un modello di accoglienza e di vendita, creato basato sulla fiducia tra produttore e consumatore, apprezzato dai cittadini e che dà sempre maggiori soddisfazioni economiche agli imprenditori agricoli ed agrituristici.

I risultati di un recente studio, ricorda ancora l'associazione di categoria, mostrano che i consumatori incominciano a ridurre gli acquisti presso la grande distribuzione e prediligono gli acquisti in azienda o nei mercati, privilegiando il bio e il km zero, con aumento del 20% delle vendite.