La Xylella fastidiosa torna a diventare motivo di attrito tra l’Italia e la Commissione Ue.
Dopo che nel mese di dicembre 2015, a seguito della situazione di stallo determinata dalla magistratura, che aveva di fatto azzerato il piano di contenimento Silletti bis, era partita una prima lettera di messa in mora da Bruxelles, finalizzata al possibile avvio di una procedura d’infrazione contro l’Italia per i ritardi nell’applicazione della decisione Ue sulla fitopatia, arriva ora una seconda lettera di messa in mora, che consegue a quella che la Commissione Ue rileva come una vera e propria inazione del governo della Regione Puglia, che allo stato sta gestendo l’emergenza.
 
La lettera giunge pochi giorni dopo l’incontro tra il ministro per le politiche agricole italiano, Maurizio Martina, ed il commissario Ue per la salute Vytenis Andriukatis, tenutosi il 18 luglio a Bruxelles, durante il quale il commissario europeo aveva informato il ministro di quanto fosse importante che “l’Italia applichi in pieno la decisione europea e fermi l’espansione della Xylella”, poiché a meno di azioni immediate italiane in tal senso, la Commissione avrebbe inviato al nostro Paese una seconda lettera di messa in mora, per lanciare una seconda procedura di infrazione.
 
Martina, nell’esprimere preoccupazione per come si sta evolvendo la situazione in Puglia, aveva tra l’altro affermato: "Capiremo con la Commissione Ue come agire, il mio obiettivo è come contribuire allo sviluppo di un piano di intervento utile per il territorio e gli agricoltori" e per questo, aveva sottolineato il ministro, "abbiamo bisogno della Regione Puglia in campo da protagonista sempre meglio”
 
Ma passano i giorni ed arriva la lettera di messa in mora.
 
"L'incontro bilaterale tra il ministro Martina e il commissario Andriukaitis sul tema Xylella ha sancito in forma chiara il richiamo all'applicazione delle disposizioni comunitarie, che si è poi evoluto nella lettera di messa in mora supplementare all'Italia perché implementi le misure di contenimento del batterio".
Così Agrinsieme, che sottolinea come l'irrigidimento della Commissione, insoddisfatta delle risposte dell'Italia, abbia messo in mostra l'incapacità del Paese di rispondere con prontezza ai precedenti moniti, situazione aggravata ulteriormente dall'immobilismo di fronte alla sentenza della Corte di Giustizia europea.
 
"E' urgente addivenire a risposte chiare e univoche, ad una strategia efficace – sottolinea il coordinamento - perché il tempo perso in azioni di contenimento si trasforma purtroppo in vantaggio nell'espansione per il batterio. Siamo nel mirino dell'Europa e i ritardi che abbiamo accumulato non solo minano il settore olivicolo, ma rischiano di diventare un boomerang per altri settori produttivi, come quello florovivaistico, penalizzato da nuovi oneri burocratici e da nuovi costi". 
 
La preoccupazione maggiore nel prossimo futuro è per le numerose specie sensibili al batterio, molte delle quali prodotte in Italia, per cui il falso allarmismo che si sta creando genera casi di concorrenza sleale a danno dei produttori. Tale contesto di incertezza si riflette negativamente anche sui rapporti commerciali con l'estero. 
 
E' opportuno, quindi, a parere di Agrinsieme, che la ricerca faccia passi avanti e che sempre maggiori informazioni sul batterio e su strategie di lotta possano essere rese disponibili. Sono altrettanto indispensabili le attività di monitoraggio territoriali e la messa in campo di tutte le misure fitosanitarie, su cui gli agricoltori sono in prima linea. 
 
"Nel frattempo  - conclude il coordinamento tra Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari - chiediamo con fermezza alle istituzioni assunzioni di responsabilità e tempestività decisionale; la Commissione europea ha imposto all'Italia un termine ben preciso, ed occorrono ora decisioni immediate e risolutive. Attraverso una linea d'azione ben definita si potrà evitare l'ulteriore ampliamento della zona infetta, ragionare su strategie e forme di recupero del patrimonio produttivo perso ed ottenere i giusti indennizzi per i produttori".