Cooperazione, opportunità per la Russia o land-grabbing cinese in Siberia? Si è scatenato il dibattito anche sui mass media nella Federazione Russa, a seguito della firma di una lettera di intenti fra il Territorio Trans-Baikal in Siberia orientale e la cinese Huae Sinban, in base alla quale – come ha riportato nei giorni scorsi l’agenzia di stampa russa Tass - l’azienda cinese prevede di investire circa 24 miliardi di rubli (equivalenti a circa 500 milioni dollari) per lo sviluppo dell’agroalimentare locale.

In base alla lettera di intenti la società cinese avrà terreni agricoli incolti, pascoli non utilizzati e campi di fieno in leasing a lungo termine. Uno degli obiettivi è quello di puntare molto sulla coltivazione di colza, con finalità presumibilmente feed & fuel. La durata del rapporto è stata fissata in 49 anni.

L’amministrazione del Trans-Baikal ha precisato che si tratta di un “contratto di locazione di alcuni siti in diversi distretti della regione, su una superficie totale di 115.000 ettari”. L’area potrà aumentare, in quanto, se il progetto avrà successo, verranno trasferiti dalle autorità russe altri 200.000 ettari in locazione.

L'azienda cinese ha ora bisogno di firmare contratti di locazione con i proprietari terrieri. Un processo che potrebbe durare anche due o tre mesi per individuare i terreni, preparare i documenti e, soprattutto, avere il via libera dai proprietari terrieri.
I vertici dei distretti del Territorio Trans-Baikal hanno detto che è necessario valutare le prospettive per i comuni a partecipare al progetto, individuare luoghi per la sua attuazione e tenere audizioni pubbliche con i residenti rurali.

Se le decisioni saranno positive per tutti i partecipanti – ha reso noto l’ufficio stampa dell’amministrazione regionale – la fase progettuale entrerà nel vivo e saranno sottoscritti gli accordi di cooperazione”.

In Russia c’è chi ha parlato di espansione strisciante della Cina nel Paese e non vede di buon occhio quella che è vissuta a metà fra un’intrusione e una colonializzazione. Altri ricordano l’accordo per la cooperazione siglato a fine 2009 fra l’allora presidente della Federazione Russa Dmitry Medvedev e Hu Jintao, in seguito al quale molti imprenditori cinesi riuscirono ad accaparrarsi terreni incolti in Russia.
Nell’area autonoma ebraica e nel Territorio Khabarovsk, ad esempio, agricoltori cinesi sono in possesso di circa 426.600 ettari di terra in affitto, dove coltivano soia, riso e verdure. Le autorità locali russe non ne ravvisano criticità, dal momento che 2.500 cinesi lavorano nella zona e nessuno di loro ha chiesto la cittadinanza russa.

A gettare acqua sul fuoco è lo stesso ministro dello Sviluppo dell’Estremo Oriente della Russia, Alexander Galushka, che al quotidiano Rossiiskaya Gazeta afferma che l’espansione cinese “è un mito molto comune. Quando visitate l’Estremo Oriente con maggiore frequenza, si scopre che si incontrano cittadini cinesi molto raramente”.

La comunità cinese di Krasnoyarsk sostiene che gli immigrati presente in questa vasta regione del Far East russo sono appena 6.000, con una quota di 20.000 lavoratori stagionali.

Vasily Kashin, Senior researcher del Centro per le analisi di strategie e tecnologie ha dichiarato che “non ci sono elementi che la Cina ha un piano diabolico di espansione territoriale e non ha alcun motivo per farlo. E il numero di cinesi che vive nell’Oriente russo e in siberia è inferiore rispetto ai tagiki o uzbeki”.

Sull’accordo nel territorio Trans-Baikal è intervenuto anche il capo del Dipartimento di Studi Orientali presso la Scuola Superiore di Economia, Alexey Maslov. “Si tratta solo di una lettera di intenti – ha specificato – che è stata firmata ma per la quale non è stata presa alcuna decisione. In secondo luogo, non viene segnalato che i cittadini russi costituiranno il 70% della forza lavoro in quel progetto”.
E ancora, ha sottolineato Maslov, “i media non scrivono che la Cina possiede alcune delle tecnologie agricole più avanzate del mondo e potrebbe aiutare la Russia in questo senso”.